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La paura di un conflitto in Medio Oriente fa volare il gas

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Written by Alessandro Calvo
Diplomato in Scienze Economiche presso l'Ateneo di Torino, mi dedico alla vita di nomade digitale con un focus particolare sugli investimenti azionari. Rivesto il ruolo di gestore e analista capo per il portfolio di azioni su TradingOnline.com. Come ricordato da Peter Lynch, è importante tenere a mente che investire in azioni non equivale a giocare alla lotteria; rappresenta piuttosto la detenzione di una quota parte di un'impresa
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La giornata di Borsa di venerdì si è chiusa con i prezzi europei del gas naturale che hanno toccato il loro punto più alto da sei mesi a questa parte, con gli investitori spaventati da una possibile escalation del conflitto tra Israele e Hamas. Inoltre continuano a pesare gli scioperi in Australia, che mantengono fermo uno dei centri produttivi più importanti al mondo e il principale per l’esportazione di gas naturale liquefatto verso i mercati asiatici. Questo sta portando a un aumento della concorrenza sui mercati internazionali, con gli importatori asiatici in lotta con quelli europei per assicurarsi le forniture di gas necessarie per l’inverno.

Il tutto accade proprio mentre gli investitori sono spaventati da un possibile sabotaggio di un importante gasdotto che collega Finlandia ed Estonia, continuando ad alimentare la paura che questo inverno possa ripetersi una scalata dei prezzi del gas simile a quella dello scorso anno. Molto significativo il dato sul prezzo dei futures in consegna a novembre presso i terminali olandesi, il future più negoziato per i mercati europei in questo momento: il prezzo è aumentato del 40% in una singola settimana di contrattazioni, arrivando a 54.34 €/MWh.

presentazione della notizia su scalata dei prezzi del gas naturale in Europa
Pesano vari fattori, tra cui anche un aggiornamento delle previsioni che indica un calo importante delle temperature europee nelle prossime settimane

Si teme per un conflitto su ampia scala in Medio Oriente

Il rally del prezzo del gas naturale di venerdì ha coinciso con un equivalente rally del prezzo del petrolio, tanto del Brent quanto del WTI. Il filo conduttore tra i due eventi sembra essere il timore di un allargamento del conflitto tra Israele e Hamas: l’esercito israeliano sta preparando un intervento via terra e via mare, e ha minacciato duramente il Libano dopo alcuni attacchi terroristici subiti in prossimità del confine. Si teme che questo possa essere il focolaio di un’escalation che potrebbe vedere coinvolte anche altre nazioni, come l’Iran.

L’Iran, paese OPEC che sta continuando le esportazioni di combustibili fossili malgrado le sanzioni statunitensi, ha ammonito Israele per presunti crimini di guerra e ha chiesto alle forze armate israeliane di terminare la violenza in corso “prima che sia troppo tardi”. L’invito, evidentemente, è caduto nel vuoto: ora si teme un conflitto tra le due nazioni, che potrebbe eventualmente coinvolgere anche gli alleati internazionali. Al momento la minaccia di una guerra aperta tra Israele e Iran non rimane l’ipotesi più probabile, ma i mercati scontano il nervosismo di questi giorni.

foto di un impianto di raffinazione di gas naturale
Gli scioperi presso l’impianto di Chevron in Australia vanno avanti da diverse settimane, e bloccano un impianto essenziale per stabilizzare l’offerta di LNG in Asia

I mercati si preparano per l’arrivo dell’inverno

La guerra tra Israele e Hamas non è l’unica variabile che sta spingendo a rialzo le quotazioni del gas naturale. Ci sono almeno altri due fattori internazionali da considerare, oltre alle previsioni recentemente aggiornate di un inverno più freddo del previsto. In Australia, continua lo sciopero presso il grande centro produttivo di Chevron che fornisce circa il 6% del gas naturale liquefatto di tutto il mondo. Nel frattempo, il Primo Ministro finlandese ha commentato che il recente problema che ha bloccato il gasdotto con l’Estonia potrebbe essere frutto di un intervento di sabotaggio volontario. Il Dipartimento per la Sicurezza Marittima finlandese ha commentato che, dopo un sopralluogo iniziale, risulta evidente che la perdita sia stata causata dall’intervento di una “forza esterna”.

Da ultimo, pesano gli aggiornamenti sulle temperature in Europa nel corso delle prossime settimane. Dopo un inizio mite per le temperature autunnali, favorite anche dall’arrivo di El Niño, ora si prospetta un brusco calo in Europa e nel Regno Unito. Già nei prossimi giorni dovrebbero le temperature scendere velocemente, portando a un aumento della domanda di energia elettrica per il riscaldamento. Anche se per il momento si tratta di un evento circoscritto, potrebbe essere un’indicazione di un inverno più freddo rispetto alle attese.

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