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Nike lancia l’allarme: domanda fiacca e tagli da 2 miliardi

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Written by Gianluca Grossi
Attivo come analista economico dal 2009, collaboro con TradingOnline.com dove fornisco approfondimenti sul Forex, sulla macroeconomia e sul mercato azionario, prestando particolare attenzione alle economie in ascesa quali quelle di Turchia, Brasile, Indonesia e Cina. Ricopro inoltre il ruolo di caporedattore per il rinomato giornale online Criptovaluta.it, una risorsa chiave per chi è interessato al settore delle criptovalute e del Bitcoin. Il mio interesse si estende al mercato degli ETF, soprattutto quelli negoziati a New York, mantenendo sempre un'attenta osservazione sulle dinamiche di mercato.
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È stata, in borsa, la settimana di Nike, e non in senso positivo. Le azioni del gruppo hanno perso durante la sessione di venerdì oltre il 10%, dopo che sono stati diffusi dalla stessa azienda forecast non entusiasmanti sul prossimo trimestre e più in generale sul futuro di breve periodo. La domanda è in fase calante su diversi dei mercati di riferimento del gigante dell’abbigliamento, per quanto l’entusiasmo sia alle stelle o quasi per quanto concerne l’economia statunitense.

Il problema non è però negli States ma altrove, principalmente in Cina – mercato di enorme rilevanza per il brand – e anche in Europa. E via tagli per 2 miliardi di dollari programmati lungo i prossimi tre anni. Tagli che riguarderanno anche il personale e che l’azienda ha confermato essere necessari per affrontare quello che si preannuncia essere un periodo relativamente lungo di domanda stagnante. E la questione, per quanto riportata da Nike, potrebbe essere la stessa per tutte o quasi le aziende del segmento.

Per Nike forecast preoccupanti

Nike lancia l’allarme e le borse la affondano

Non si vedeva da tempo un -10% su un gruppo che tutti considerano solido e comunque al top del segmento di riferimento. E invece la sessione di venerdì si è aperta (e chiusa) nel peggiore dei modi per Nike. -10% nel giro di poche ore di trading, dopo che il gruppo nella tarda serata di giovedì ha annunciato un importante piano di tagli che finirà per far risparmiare nel corso di 3 anni ben 2 miliardi di dollari. Tagli necessari a fronte di domanda che appare come assolutamente fiacca sia in Cina che in Europa, economie che stanno mostrando dei maggiori segni di sofferenza rispetto a quella degli Stati Uniti. Mercati che però sono importanti per Nike e le cui prospettive grigie si trasformano in prospettive piuttosto preoccupanti anche per il gigante dell’abbigliamento sportivo.

Tutto questo appunto nonostante non ci sia più nessuno disposto a scommettere su una recessione USA, con l’entusiasmo che in borsa è ai massimi livelli e che ormai ha puntato tutte le fiches su un evoluzione positiva per l’economia dopo uno dei cicli restrittivi più duri di sempre da parte di Federal Reserve.

I tagli saranno di tipo save-to-invest e il “ricavato” verrà impiegato per una riorganizzazione generale dell’impresa, per una maggiore integrazione dell’automazione nei propri processi e anche, afferma l’azienda, per rendere la propria linea di prodotti più semplice. Obiettivi che devono essere per l’appunto perseguiti nel durante di una fase di mercato piuttosto preoccupante.

Nike rischi
Allarme anche per la competizione?

Nike come segnale per il resto del mercato?

Nike negli ultimi anni ha sempre mostrato un atteggiamento pro-attivo per anticipare i cicli di mercato e potrebbe essere anche questa volta il caso. Gli occhi dunque dovranno essere puntati su Adidas, azienda direttamente concorrente e – se quanto anticipato da Nike dovesse rivelarsi essere corretto – anche su realtà più emergenti e meno strutturate.

I mercati nel frattempo hanno punito il piano, ritenendo la proiezione del calo di affari per il futuro più preoccupante dell’ambizioso programma di tagli. Una reazione che in diversi hanno giudicato come eccessiva, e che dovrà essere certamente rivalutata nel tempo, tenendo anche conto dei dati macro che arriveranno da Europa e Cina principalmente, economie che destano ad oggi le maggiori preoccupazioni per il gruppo.

L’incertezza sul futuro anche di breve periodo del grosso delle economie comunque rimane – e potrebbero appunto farne le spese anche marchi e comparti che sembravano inaffondabili. Tutto questo mentre anche dal fronte del lusso – champagne, borse di alta gamma e abbigliamento premium – arrivano segnali non entusiasmanti, ormai da tempo. Finiti i soldi, finita la festa.

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