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Russia: lo Yuan rappresenta 44% delle transazioni Forex

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Written by Alessandro Calvo
Diplomato in Scienze Economiche presso l'Ateneo di Torino, mi dedico alla vita di nomade digitale con un focus particolare sugli investimenti azionari. Rivesto il ruolo di gestore e analista capo per il portfolio di azioni su TradingOnline.com. Come ricordato da Peter Lynch, è importante tenere a mente che investire in azioni non equivale a giocare alla lotteria; rappresenta piuttosto la detenzione di una quota parte di un'impresa
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Secondo i nuovi dati ufficiali, a luglio il 44% dei volumi di transazioni russe in valuta estera è stato condotto in yuan. Stando a Bloomberg, da febbraio in avanti lo yuan cinese ha superato il dollaro americano nell’elenco di valute più scambiate dai cittadini e dalle imprese russe. Da quel momento il trend ha continuato a rafforzarsi: a giugno le transazioni in yuan rappresentavano il 39,8% del totale. Il report dell’agenzia di stampa TASS afferma anche che il calo delle transazioni nelle valute considerate “tossiche” dalla banca centrale russa è diminuito nettamente: dal 58.8% di giugno al 54.5% di luglio. Tra queste valute “tossiche” sono presenti euro, dollari e sterline inglesi: le principali valute occidentali, che circolano sempre meno in Russia soprattutto per via delle sanzioni internazionali.

Per il rublo russo si tratta comunque di un momento di forte debolezza sui mercati Forex: nell’ultimo mese la valuta nazionale russa ha perso quasi il 10% del proprio valore rispetto al dollaro americano. Un anno fa, il cambio era di 1$ per 62 rubli; oggi è arrivato esattamente a quota 1$ per 100 rubli, con un trend rialzista del dollaro americano che sembra destinato a rafforzarsi nel corso dei prossimi mesi. Questo anche in virtù della discesa dei prezzi del petrolio e del gas naturale, che rappresentano la principale fonte di export russo e che la Russia si trova ulteriormente a vendere in sconto ai suoi alleati commerciali per via delle sanzioni.

presentazione della notizia sul record di transazioni in yuan in Russia
La Russia continua a fare affidamento sul sistema finanziario cinese per aggirare il problema di essere bandita dall’uso di SWIFT

Cresce l’importanza dello yuan in Russia

In un evento di luglio a Shangai, dedicato alla cooperazione internazionale in Asia, il presidente russo Vladimir Putin aveva riportato un dato importante: allo stato attuale delle cose, l’80% del commercio tra Cina e Russia viene condotto in yuan o in rubli. La de-dollarizzazione di questo rapporto commerciale è quasi completa, con lo yuan che continua a incrementare la propria importanza in Asia. La Cina è stata il principale partner commerciale della Russia negli ultimi 13 anni, ma fino allo scoppio della guerra in Ucraina era comune che le transazioni internazionali tra le due nazioni venissero condotte in dollari americani. Nel 2022, il commercio Russia-Cina ha visto un volume di transazioni di $190,27 miliardi secondo le amministrazioni doganali locali.

Non solo lo yuan sta diventando più importante nell’economia russa, ma le due nazioni sono sempre più vicine commercialmente parlando. Il nuovo gasdotto “Power of Siberia” aumenterà significativamente l’export di materie prime energetiche dalla Russia verso la Cina, mentre il ponte ferroviario di Amur ha da poco visto il passaggio del primo treno a luglio. Si tratta di un ponte lungo 7 chilometri, che ogni anno dovrebbe veder transitare un totale di 25 milioni di merci. La Cina sta cercando di trarre il massimo vantaggio economico da questa collaborazione, approfittando del fatto che per via delle sanzioni internazionali la Russia si trova a corto di alternative per le proprie esportazioni principali.

grafico andamento cambio tra dollaro e rublo
Il cambio tra dollaro americano e rublo mostra un evidente aumento del valore del dollaro nel corso dell’ultimo anno

Sempre più transazioni in yuan nel mondo

La Russia è la nazione che più di ogni altra sta rapidamente adottando lo yuan cinese nel suo sistema commerciale, ma non è l’unica. A marzo, un accordo legato all’energia tra società francesi e cinesi è stato finalizzato con un pagamento in yuan; pochi giorni dopo il Brasile ha iniziato a utilizzare lo yuan per regolare le transazioni commerciali con le imprese cinesi, con un cambio diretto anziché mediato dal dollaro americano.

Più recentemente, a luglio la Bolivia ha deciso di seguire le stesse orme del Brasile e le raffinerie indiane hanno iniziato a usare lo yuan per pagare le importazioni di petrolio dalla Russia. Il Bangladesh ha usato lo yuan per il pagamento di una centrale elettrica costruita da società russe e anche il Sud Africa sembra interessato ad avvicinarsi alla valuta nazionale cinese.

In generale, le nazioni meno allineate con la politica statunitense iniziano a fare i conti con la paura di essere sottoposte a sanzioni come è successo all’Iran, al Venezuela e alla Russia. Adottare lo yuan come valuta per le transazioni con la Cina è un modo per diversificare le riserve della banca centrale, ridurre i rischi per l’economia e avvicinarsi politicamente a Pechino. Questo trend sta però segnando una spaccatura tra un blocco economico “occidentale” e uno “orientale”, quest’ultimo racchiudente anche le nazioni BRICS che non si trovano in Asia.

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