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Scioperi auto USA: aziende rilanciano, sindacato vuole di più

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Written by Gianluca Grossi
Attivo come analista economico dal 2009, collaboro con TradingOnline.com dove fornisco approfondimenti sul Forex, sulla macroeconomia e sul mercato azionario, prestando particolare attenzione alle economie in ascesa quali quelle di Turchia, Brasile, Indonesia e Cina. Ricopro inoltre il ruolo di caporedattore per il rinomato giornale online Criptovaluta.it, una risorsa chiave per chi è interessato al settore delle criptovalute e del Bitcoin. Il mio interesse si estende al mercato degli ETF, soprattutto quelli negoziati a New York, mantenendo sempre un'attenta osservazione sulle dinamiche di mercato.
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Shawn Fain, presidente del sindacato UAW, che raccoglie il grosso dei lavoratori del settore auto USA (o meglio, quelli sindacalizzati), ritiene che le tre grandi di Detroit abbiano più denaro da offrire ai suoi rappresentati. La dichiarazione è arrivata dopo che il sindacato ha ammesso di aver ricevuto venerdì delle offerte più interessanti da parte di GM, Stellantis e Ford, offerte che puntano a chiudere una querelle che si porta avanti ormai da diverse settimane.

Al centro non solo l’aumento delle paghe – con le tre grandi che avrebbero proposto in ultima istanza un aumento del 23% in quattro anni – ma anche il futuro del settore con il graduale passaggio verso i veicoli elettrici, passaggio che almeno tecnologicamente potrebbe fare a meno di un gran numero di addetti e dunque di rappresentati dallo stesso Shawn Fain. Nonostante l’offerta sia migliore delle precedenti, non sembra che il sindacato sia pronto a mollare la presa.

Nuova offerta
Una nuova offerta che però non è soddisfacente per i sindacati

Le tre grandi hanno ancora denaro da poter mettere sul tavolo

È questo quanto Shawn Fain ha raccontato in una diretta Facebook: l’ultima offerta arrivata non è certamente l’ultima secondo il capo di UAW e sarebbe anzi dimostrazione del fatto che le tre grandi società che producono auto a Detroit hanno in realtà ancora denaro da poter offrire. E ritiene anche che sia l’ultimo miglio – figurato – dello sciopero a essere il più duro. Un ultimo miglio durante il quale, dice, sono arrivate storicamente offerte più interessanti ma che – parla la sua esperienza di sindacalista – possono essere ancora migliorate. La distanza rispetto alle richieste del sindacato è ancora importante: UAW ha chiesto aumenti per il 36% su quattro anni, mentre per l’appunto GM, Ford e Stellantis hanno messo sul tavolo soltanto il 23%.

Distanza forse non più siderale, ma che è ancora sufficiente per rimandare un accordo che riporterebbe i lavoratori nelle fabbriche e che permetterebbe alla produzione di ripartire senza intoppi. Vale la pena di ricordare che i sindacati chiedono inoltre altro: adeguamento periodico dei salari al costo della vita, benefit pensionistici, rassicurazioni sul futuro del settore e una riduzione dell’impiego di contratti a termine e part time.

La convinzione di Shawn Fain sarà ora testata su due lati: si vedrà se i sindacalizzati riterranno l’offerta adeguata e inizieranno a rumoreggiare per tornare nelle fabbriche; e parimenti si vedrà se le tre grandi avranno ancora voglia di tornare al tavolo e negoziare dopo aver fatto, a loro detta, il massimo.

scioperi
Difficile per ora prevedere la fine degli scioperi

Le azioni dei tre gruppi intanto…

Le azioni dei due gruppi puramente americani, GM e Ford, hanno chiuso venerdì con un’ottima performance, in controtendenza rispetto all’andamento delle borse americane. Stellantis ha chiuso una settimana terribile di suo, sulla quale però le (scarse) evoluzioni sul fronte sindacale a nostro avviso stanno impattando poco. Le azioni dei tre gruppi – che subiscono anche le difficoltà degli stessi nel passaggio alle EV – vengono inoltre da un mese terribile, con la situazione sul fronte scioperi che diventa, giorno dopo giorno, più gravosa da sostenere.

Questo mentre negli USA il settore EV appare più forte che altrove e mentre le rivali europee, su tutte Volkswagen, soffrono concretamente. Il settore dell’auto, spina dorsale dei paesi maggiormente industrializzati, soffre la concorrenza cinese e un pubblico che – complici anche le difficoltà di accesso al credito – spende molto meno nella sostituzione dei propri veicoli.

Se i lunghi scioperi saranno la goccia che farà traboccare il vaso per gruppi già in difficoltà anche su altri fronti, lo scopriremo solo vivendo. Per il momento non sembra che ci sia granché di cui gioire nel comparto, con anche Tesla che si è presentata al pubblico con trimestrali non esattamente entusiasmanti.

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