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Scioperi Detroit: sindacati pronti a intensificare azione

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Written by Gianluca Grossi
Attivo come analista economico dal 2009, collaboro con TradingOnline.com dove fornisco approfondimenti sul Forex, sulla macroeconomia e sul mercato azionario, prestando particolare attenzione alle economie in ascesa quali quelle di Turchia, Brasile, Indonesia e Cina. Ricopro inoltre il ruolo di caporedattore per il rinomato giornale online Criptovaluta.it, una risorsa chiave per chi è interessato al settore delle criptovalute e del Bitcoin. Il mio interesse si estende al mercato degli ETF, soprattutto quelli negoziati a New York, mantenendo sempre un'attenta osservazione sulle dinamiche di mercato.
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A un mese esatto dai primi scioperi che hanno interessato le tre principali società che producono auto a Detroit, siamo entrati in una fase. Lo dicono i sindacati e lo dice in particolare Shawn Fain, presidente di UAW, la sigla che raccoglie i lavoratori sindacalizzati del settore auto statunitense. L’accordo sembrerebbe essere ancora lontano e il sindacato – almeno secondo quanto è stato affermato dallo stesso presidente – potrebbe intensificare gli scioperi presso gli stabilimenti che ne sono stati già colpiti.

Una situazione, negli USA, che si sta sviluppando diversamente rispetto al Canada, dove la strategia del sindacato locale ha portato già a importanti accordi futuri e a revisioni altrettanto significative di quelli in corso. Gli scioperi del settore auto USA sono seguiti molto da vicino dagli analisti in quanto hanno già avuto e potrebbero continuare a avere un impatto importante tanto sulle quotazioni delle società coinvolte (GM, Stellantis, Ford) quanto sull’andamento dell’economia USA, esercitando una pressione ribassista sulle previsioni di crescita del PIL.

Situazione Detroit complicata
La situazione si complica

La nuova fase dello scontro: no a nuovi stabilimenti, sì a imprevedibilità

Le mosse del sindacato si faranno più erratiche e imprevedibili. Lo si era capito già lunedì, con gli scioperi che si sono allargati a macchia d’olio anche negli stabilimenti Ford in Kentucky. Ciò che non si era capito – ma che il presidente del sindacato UAW ha reso abbondantemente chiaro – è che questa sarà la cifra d’ora in avanti delle relazioni tra sindacato e società dell’auto, all’interno di una battaglia che si trascina ormai da un mese e che non sembrerebbe vedere alcun tipo di soluzione all’orizzonte. Soluzione all’orizzonte che non potrà riguardare soltanto un aumento salariale.

La questione salariale, pur essendo centrale all’interno delle trattative, non è l’unico nodo da sciogliere. Il tema principale delle trattative e degli scontri riguarda infatti gli impieghi futuri in un settore che sta passando, almeno in parte, ai veicoli elettrici. Veicoli elettrici che hanno bisogno di meno operai e di meno catene di montaggio per essere assemblati e che dunque costituiscono un pericolo concreto per i livelli occupazionali che invece oggi sono garantiti dal settore. I sindacati pertanto stanno cercando – con scarsa fortuna in verità – rassicurazioni in tal senso. Rassicurazioni che le tre grandi società di Detroit non sono in grado di offrire.

Ancora scipoeri
In settimana scioperi anche in Kentucky

Un quinto degli operai in sciopero

Ad oggi a essere in sciopero sono oltre 30.000 dei 150.000 operai sindacalizzati di Detroit e di altri stabilimenti produttivi delle società di cui sopra. Sono scioperi però concentrati in determinati settori che rendono pertanto impossibile le lavorazioni nel loro complesso. I titoli di Ford e GM sono in trend negativo dall’inizio degli scioperi, con Stellantis che invece, anche grazie ad una presenza che ancora principalmente in Europa non sembrerebbe aver accusato granché il colpo.

Fino all’accordo però continuerà l’alta tensione tanto per le borse, quanto invece per altri tipi di fattori economici. Lo sciopero ha già pesato e continuerà a pesare sulle prospettive di crescita degli Stati Uniti, per quanto il settore auto sia diventato progressivamente più marginale per l’economia di Washington. Un ulteriore prolungamento degli scioperi potrebbe però aumentare esponenzialmente l’impatto sui mercati e – per i più pessimisti – anche sulla crescita del PIL americano.

Questo all’interno di una situazione comunque complessa per l’economia americana, per quanto appaia quella maggiormente in salute su scala globale. La situazione sul fronte scioperi dovrà essere seguita giorno per giorno sia da chi ha posizioni aperte su una delle tre società, sia da parte di chi investe in bond USA e più in generale sui principali indici rappresentativi delle borse a stelle e strisce.

Per ora, nonostante il coinvolgimento di Biden, Obama e del grosso dell’establishment democratico, non sembra si sia andati granché avanti.

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