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Shekel rimbalza dopo riduzione rischi di escalation. Occhi su Israele, ma anche su UE e Giappone

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Written by Gianluca Grossi
Attivo come analista economico dal 2009, collaboro con TradingOnline.com dove fornisco approfondimenti sul Forex, sulla macroeconomia e sul mercato azionario, prestando particolare attenzione alle economie in ascesa quali quelle di Turchia, Brasile, Indonesia e Cina. Ricopro inoltre il ruolo di caporedattore per il rinomato giornale online Criptovaluta.it, una risorsa chiave per chi è interessato al settore delle criptovalute e del Bitcoin. Il mio interesse si estende al mercato degli ETF, soprattutto quelli negoziati a New York, mantenendo sempre un'attenta osservazione sulle dinamiche di mercato.
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Sarebbe stato, come abbiamo anticipato ieri, ILS, lo shekel israeliano a guadagnarsi il centro del palcoscenico in questa apertura di settimana. La prima notizia che abbiamo è che – anche se all’interno di un trend fiacco e negativo – c’è stato il rimbalzo che forse in pochi si aspettavano, dopo le complicazioni durante il weekend. I mercati avrebbero pertanto apprezzato quella che – almeno per il momento – sembrerebbe essere una riduzione delle possibilità di ulteriori escalation nel conflitto tra Israele appunto e Hamas. Preoccupazioni che si erano fatte assai più forti dopo l’attacco diretto dall’Iran proprio verso Israele.

L’Iran aveva infatti annunciato la questione come chiusa, e almeno per adesso non sembrerebbe che ci siano volontà concordi ai piani più alti della politica israeliana per un’eventuale risposta, e sia per l’eventuale intensità della stessa. Per quanto le tensioni rimangano alte, all’interno di una settimana che sarà caratterizzata anche da importanti dati macro che potrebbero contribuire a agitare ulteriormente i mercati.

ILS rimbalza, ora occhio alla politica

Lo shekel recupera in parte, all’interno però di un trend complessivamente negativo

Lo shekel israeliano recupera e rimbalza, complice l’affievolirsi (che sia momentaneo o meno) delle tensioni per quanto riguarda il conflitto che vede Tel Aviv direttamente coinvolta. La corsa per evitare l’escalation ha per ora funzionato, con i dubbi che sembrerebbero essersi insinuati, dicono i più informati, anche ai piani alti della politica israeliana. Manca ancora un ritorno alla normalità – e questo lo si può leggere piuttosto chiaramente sul grafico – ma per ora i mercati sono ben lieti di rimbalzare.

La corsa diplomatica a condannare l’attacco dell’Iran e a cercare di contenere la voglia di ritorsione sembrerebbe aver funzionato, con l’impegno in prima linea degli USA, che hanno confermato che non sosterranno un eventuale contrattacco di Israele, che per il momento sembrerebbe aver rasserenato gli animi tanto di chi ha potere decisionale in queste vicende, sia dei mercati stessi.

Non sarà però questa l’unica situazione da seguire sul Forex per la settimana che si è appena aperta: una settimana che ha visto l’avvio delle contrattazioni con l’azionario cinese forte mentre il resto delle borse asiatiche erano in forte perdita. Una settimana che sarà quella del PIL di Pechino, di importanti dati sul mercato del lavoro negli USA e anche dei dati sull’inflazione che arriveranno dall’Europa. Di pane per i denti degli amanti dei rischi e della volatilità, sembrerebbe essercene pertanto a sufficienza.

Non solo Shekel nel taccuino dei trader

Inflazione UE e situazione in Giappone completano il quadro

La questione yen, che ormai viaggia abbondantemente sopra i 153 nei confronti del dollaro, sembrerebbe essere passata in secondo piano proprio per le tensioni che sono tornate a svilupparsi in Medio Oriente. Non è ancora chiaro, mancando ancora attività in tal senso, se si riuscirà a intervenire a tutela di JPY, con un tasso di cambio che è ormai da tempo al di sopra di quella che veniva considerata la soglia di intervento.

Sul fronte europeo sarà una settimana altrettanto accesa: presto ci saranno i dati che riguardano l’andamento dell’inflazione, che anno su anno dovrebbe essere – almeno secondo il consenso medio degli analisti – inferiore dello 0,2% rispetto al dato del mese precedente. Si tratterebbe di un passo in avanti importante nella lotta all’inflazione e che sarebbe di sostegno ai tanti ex-falchi in BCE che ormai sognano di discostarsi da Federal Reserve per quanto riguarda le politiche monetarie.

I tagli arriveranno a giugno, a meno di clamorosi stravolgimenti, probabilmente in anticipo rispetto a Washington, cosa che i mercati sembrerebbero aver già prezzato. Ed è da qui che dovrà partire ogni tipo di considerazione per quanto riguarda il futuro della coppia EUR/USD.

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