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Shell, ennesima mossa per allontanarsi dalle rinnovabili: addio ai progetti eolici negli USA

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Written by Alessandro Calvo
Diplomato in Scienze Economiche presso l'Ateneo di Torino, mi dedico alla vita di nomade digitale con un focus particolare sugli investimenti azionari. Rivesto il ruolo di gestore e analista capo per il portfolio di azioni su TradingOnline.com. Come ricordato da Peter Lynch, è importante tenere a mente che investire in azioni non equivale a giocare alla lotteria; rappresenta piuttosto la detenzione di una quota parte di un'impresa
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Continua la saga di Shell e il suo allontanamento dalle iniziative legate alla sostenibilità ambientale. Il gruppo è stato sotto il fuoco incrociato degli ambientalisti nel corso degli ultimi mesi; prima ha licenziato gran parte del suo team sulle tecnologie per la sostenibilità, poi ha venduto i suoi progetti legati all’energia solare negli Stati Uniti e infine è stata accusata di aver trascurato un grande versamento di petrolio da uno dei suoi oleodotti in Nigeria. Tutto questo non ha certamente aiutato un colosso petrolifero come Shell a migliorare la propria reputazione, proprio dopo che all’ultimo COP 28 si è cercato un accordo storico per l’impegno a livello mondiale sulla riduzione della dipendenza dai combustibili fossili.

Il settore dell’energia eolica sta attraversando delle difficoltà abbastanza evidenti, causate in primis dai tassi d’interesse elevati e dai prezzi dell’energia in calo a livello mondiale. Tutto questo ha già causato problemi ad altre grandi imprese europee, come dimostra il bail-out di Siemens in Germania lo scorso anno. Si tratta però principalmente di grandi imprese legate esclusivamente a questo settore, mentre Shell è una grande società del mondo petrolifero che deve al fotovoltaico e all’eolico solo una piccola parte dei propri ricavi -ma una gran parte delle proprie iniziative per abbassare la sua impronta ambientale-. Per questo motivo la decisione di allontanarsi anche dai progetti per l’eolico negli USA non è stata, ancora una volta, accolta in maniera positiva dagli stakeholder.

presentazione della notizia su Shell che esce dalla joint venture per l'eolico negli Stati Uniti
Shell continua a fare passi indietro sulla sua strategia per la sostenibilità

Ceduto il controllo della joint venture per l’eolico

Shell aveva il 50% di un grande progetto chiamato SouthCoast Wind Energy, una joint venture con Ocean Winds North America. La joint venture ha già ottenuto l’approvazione per la costruzione di un grande campo eolico offshore in Massachusetts, che avrebbe dovuto essere realizzata tra il 2025 e il 2026. Oggi è stata divulgata la notizia che Shell ha venduto la sua quota per una somma non rivelata pubblicamente. A comprarla è stata direttamente il partner, con Ocean Winds che ora detiene il 100% di questo progetto. Shell aveva investito sullo sviluppo di questo campo eolico nel 2018, ma ora ha deciso che il ritorno sull’investimento non è sufficiente a giustificare questa operazione.

Anche se Shell si sta facendo un nome per i suoi passi indietro sulle iniziative legate alla sostenibilità, non è l’unica azienda petrolifera che sta abbassando gli investimenti sull’eolico statunitense. Poche settimane fa, anche BP e Equinor -altri due colossi del petrolio in Europa- hanno deciso di abbandonare il progetto di sviluppo di un campo eolico offshore a New York. In entrambi i casi si parla di infrastrutture molto grandi, al punto che il campo eolico di Shell avrebbe dovuto avere una capacità installata di 2.400 MW: si tratta di una quantità di energia sufficiente ad alimentare oltre 2 milioni di abitazioni.

Continua la strategia “Powering Progress”

Dietro al roboante piano industriale chiamato da Shell “Powering Progress”, l’azienda continua a decidere di abbandonare i suoi progetti sull’energia rinnovabile. L’azienda ha deciso che la direzione del suo sviluppo deve essere verso il petrolio e il gas naturale, soprattutto a fronte della grande domanda in Europa che deriva dal taglio alle forniture provenienti dalla Russia. La società fa sapere che rimane vincolata a un piano per investire 10-15 miliardi di dollari in iniziative per l’energia a basse emissioni, che era già stato approvato dall’amministratore delegato precedente. Invece il nuovo management non ha fatto alcuna dichiarazione sui piani per la sostenibilità negli anni a venire, tagliando invece le iniziative avviate dall’amministrazione precedente. Non solo, ma questi investimenti stanno andando più verso la cattura diretta della CO2 anziché verso l’eolico o il fotovoltaico.

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