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UE: aumenti dei costi non fermeranno gig economy

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Written by Gianluca Grossi
Attivo come analista economico dal 2009, collaboro con TradingOnline.com dove fornisco approfondimenti sul Forex, sulla macroeconomia e sul mercato azionario, prestando particolare attenzione alle economie in ascesa quali quelle di Turchia, Brasile, Indonesia e Cina. Ricopro inoltre il ruolo di caporedattore per il rinomato giornale online Criptovaluta.it, una risorsa chiave per chi è interessato al settore delle criptovalute e del Bitcoin. Il mio interesse si estende al mercato degli ETF, soprattutto quelli negoziati a New York, mantenendo sempre un'attenta osservazione sulle dinamiche di mercato.
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Niente paura: i consumatori europei accetteranno di pagare di più affinché siano offerti più diritti e tutele ai lavoratori della cosiddetta gig economy. A dirlo è Nicolas Schmit, che è commissario europeo per il lavoro e per i diritti sociali, che si dice molto fiducioso sul fatto che i residenti e cittadini europei saranno pronti a mettere la mano al portafoglio per coprire i costi aumentati per certi servizi, in particolare se deriveranno da una maggiore tutela dei lavoratori, almeno secondo come la chiamano in certi circoli politici a Bruxelles e dintorni.

Sotto osservazione ci saranno servizi come Uber, Deliveroo e altri, i cui dirigenti locali hanno già lanciato l’allarme sulla possibile sparizione dei propri servizi da diverse location europee proprio in seguito alle nuove imposizioni, che secondo le stime dell’UE potrebbero portare a un aumento dei costi fino al 40%. Sul fatto che la cosa non avrà impatto sulla disponibilità di tali servizi, sono in diversi a nutrire più di qualche fondato dubbio.

Per il commissario non ci saranno problemi

La palla passa agli europei: pagheranno (tanto) di più tenendo conto anche della “solidarietà”?

Chiunque abbia frequentato, anche distrattamente, un corso di economia, sa bene che all’aumento dei prezzi per un bene o servizio, tendenzialmente ne diminuisce il consumo. Non secondo Bruxelles però, che rispedisce al mittente le dichiarazioni preoccupate di Anabel Diaz, che per Uber è, in Europa, leader della divisione mobilità, la quale aveva affermato che gli aumenti dei costi fino al 40% finiranno per far sparire tali servizi da centinaia di città europee.

Tornando all’interazione tra domanda e offerta: Bruxelles pensa di poter fare meglio delle forze del libero mercato e anche di poter tutelare anche i fornitori di certi servizi, mettendo per una volta da parte i vantaggi per i consumatori. Schmit ha infatti affermato che la nostra economia non può funzionare sulla base dei vantaggi per i consumatori e che si dovrebbe tenere in conto anche l’interesse di chi offre i servizi. In altre parole, dice Schmit, ci dovrebbe essere un equilibrio.

Chi ritiene che il libero mercato sia il modo migliore per organizzare e incontrare questo tipo di equilibrio rimarrà certamente interdetto dopo aver letto le parole di Schmit, che però a quanto parrebbe sono espressione di una ampia volontà in seno all’Unione Europea di dare le carte e decidere le puntate per ogni settore dell’economia.

Schmit ha anche rifiutato le accuse di settoricidio che gli sono state mosse tanto da alcuni commentatori economici quanto dai gruppi maggiormente attivi in questo comparto. Il commissario si dice infatti certo che il modello si aggiusterà, e che le mosse dell’UE non lo renderanno obsoleto.

Uber, ma anche Deliveroo e altre aziende attive nelle consegne

Il riferimento al lavoro minorile

Il riferimento forse più interessante di Schmit è alle leggi che a partire dal 19esimo secolo iniziarono a abolire il lavoro minorile. Dice Schmit che anche ai tempi ci furono polemiche e proteste, nonché appelli preoccupati sulla chiusura di tante attività, che poi si rivelarono essere infondati.

Lasceremo però al lettore l’esercizio di capire le differenze tra queste leggi di 2 secoli fa e quanto potrebbe accadere oggi, dato che il paragone, anche in superficie, appare più come tarato su necessità di Épater la bourgeoisie che su ragionamenti economici e politici più sofisticati.

Di cosa si dibatte esattamente?

Si tratta di nuove norme che renderanno una parte rilevante dei lavoratori del settore dipendenti delle società, con conseguente applicazione a cascata dei diritti previsti per i lavoratori dipendenti.

Mentre a livello politico si festeggia per l’espansione di certi diritti ad una vasta platea di lavoratori, le società del comparto ritengono che i costi – calcolati anche dall’UE – aumentati del 40% per certi servizi porteranno inevitabilmente alla forte riduzione della presenza di suddette attività.

Per Uber ci sono poi anche altre questioni in altre giurisdizioni, a partire dall’elettrificazione del proprio parco auto, che però per il momento non riguardano l’UE.

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