News, Forex

USA, il dollaro recupera dopo i dati sull’occupazione

Avatar di Moreno La Guardia
Written by Moreno La Guardia
Durante le prime fasi della mia carriera giornalistica, mi sono concentrato prevalentemente sull'universo delle criptovalute. Successivamente, ho ampliato il mio campo d'azione approdando a TradingOnline.com, dove mi occupo attualmente delle tematiche legate al settore tecnologico e all'innovazione.
Scopri i nostri principi editoriali

Nella giornata di giovedì, si è registrato un apprezzamento del dollaro in seguito al rilascio dei dati sull’occupazione degli Stati Uniti, che precedono l’incontro di venerdì a Jackson Hole organizzato dalla Federal Reserve.

Un senso di prudenza si è diffuso tra gli investitori, a seguito dei dati economici europei e statunitensi che si sono rivelati inferiori alle aspettative. Questi dati hanno incrinato le prospettive economiche e, conseguentemente, hanno spinto il dollaro – da sempre considerato un porto sicuro – a rafforzarsi dopo che nei giorni precedenti aveva registrato varie perdite.

L’indice del dollaro, strumento utilizzato per valutare le performance del dollaro statunitense rispetto a un paniere composto da sei delle principali valute mondiali, ha registrato un aumento dello 0,57%, raggiungendo il livello di 104,01. Tale incremento rappresenta una reazione positiva dopo il calo subito mercoledì ed è da inserire in una prospettiva di incremento mensile.

Immagine di copertina, "Forex, Il dollaro recupera dopo i dati positivi sulle richieste di disoccupazione", sfondo di una persona che impugna alcune banconote di dollari americani.
La moneta è riuscita a recuperare le perdite dei giorni precedenti in vista dell’incontro della FED a Jackson Hole.

L’incontro Jackson Hole potrebbe essere un punto di svolta

Nella giornata di giovedì, sia il Presidente della Federal Reserve di Philadelphia, Patrick Harker, che la Presidente della Federal Reserve di Boston, Susan Collins, hanno manifestato un approccio cauto nei confronti dell’aumento dei rendimenti nel mercato obbligazionario.

Questo incremento è stato considerato come un possibile elemento complementare all’azione della banca centrale degli Stati Uniti, che mira a frenare l’andamento dell’economia per riportare l‘inflazione all’obiettivo del 2%. Entrambi hanno anche indicato che c’è una buona probabilità che non siano necessari ulteriori aumenti dei tassi di interesse.

Nella stessa giornata, i dati hanno rivelato una diminuzione nelle nuove richieste di sussidi di disoccupazione da parte degli americani durante la settimana precedente. Questo è avvenuto nonostante le tensioni ancora presenti nel mercato del lavoro, che persistono nonostante le decisioni della Fed in merito agli aumenti dei tassi di interesse.

In questo contesto, è stato notato che i dati sulle richieste di sussidi di disoccupazione potrebbero aver contribuito al supporto al dollaro, poiché non sono stati deboli come temuto in precedenza. Tuttavia, la reazione ai dati sull’occupazione è stata complessivamente moderata, suggerendo che l’attenzione principale dei mercati è rivolta all’incontro di Jackson Hole.

Grafico che mostra l'andamento dell'indice PMI in Germania nell'ultimo anno.
In Germania, considerata il motore economico dell’Europa, l’indice PMI continua a mostrare segni di una debolezza importante. Grafico tratto da Trading Economics.

L’economia europea mostra segni di cedimento

Segnalando ulteriori segni di debolezza dell’economia, i sondaggi hanno indicato mercoledì che la produzione manifatturiera in Europa ha continuato a contrarsi e l’attività nel settore dei servizi è scesa, mettendo così a repentaglio qualsiasi beneficio potenziale per l’euro. La moneta unica è diminuita dello 0,2%, raggiungendo il valore di $1,0839, dopo aver toccato mercoledì il punto più basso degli ultimi due mesi.

La produzione delle fabbriche britanniche è scesa bruscamente, mettendo l’economia sulla traiettoria di una possibile recessione e portando i mercati a ridimensionare le aspettative per ulteriori aumenti dei tassi da parte della Banca d’Inghilterra.

La sterlina ha perso il 0,7%, arrivando a $1,2653, avvicinandosi ai minimi toccati mercoledì, che rappresentavano il livello più basso da quasi due mesi.

Gli indicatori PMI fanno trapelare un quadro meno positivo di quanto ci si potesse attendere, e ciò potrebbe indurre le banche centrali dei paesi sviluppati a adottare una posizione più cauta riguardo ulteriori misure restrittive, ha osservato Moh Siong Sim, forex strategist presso la Bank of Singapore.

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *