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USA-Venezuela, c’è accordo sul petrolio e il prezzo scende

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Written by Alessandro Calvo
Diplomato in Scienze Economiche presso l'Ateneo di Torino, mi dedico alla vita di nomade digitale con un focus particolare sugli investimenti azionari. Rivesto il ruolo di gestore e analista capo per il portfolio di azioni su TradingOnline.com. Come ricordato da Peter Lynch, è importante tenere a mente che investire in azioni non equivale a giocare alla lotteria; rappresenta piuttosto la detenzione di una quota parte di un'impresa
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Arriva un tanto aspettato accordo tra Stati Uniti e Venezuela. Gli USA hanno concesso una riduzione delle sanzioni sull’export di petrolio venezuelano, con l’obiettivo di stabilizzare l’offerta di petrolio intorno al mondo. Sembra difficile che la nazione sudamericana -estremamente ricca di petrolio, ma impoverita da un regime dittatoriale di lunga data- rispetti la sua parte dell’accordo. Gli USA chiedono che, in cambio della liberalizzazione delle esportazioni di petrolio estratto in Venezuela, si tenga il prossimo anno una libera elezione e che questa venga monitorata dalle istituzioni sovranazionali. Ma Wall Street non sta pensando tanto al futuro politico di Maduro, quanto al fatto che un maggior numero di barili di petrolio finiranno sul mercato nei prossimi mesi: la mossa è stata efficace nel far tornare il prezzo del WTI al di sotto dei 90$ per barile.

Attualmente non ci sono ancora delle conferme ufficiali: tutte le informazioni che sono trapelate provengono dal Washington Post, grazie a fonti vicine con i fatti. Ci si aspetta che tra i leader di Washington e Caracas arrivi un annuncio ufficiale dopo un meeting tra le due parti, che dovrebbe tenersi nel corso delle prossime quando Maduro si impegnerà ufficialmente a tenere il prossimo anno una libera elezione in Venezuela. Va avanti da ormai oltre un anno l’intreccio diplomatico tra le due nazioni, con il petrolio che nel frattempo continua a risentire dei venti geopolitici che vanno dall’invasione dell’Ucraina alla guerra tra Israele e Hamas.

presentazione della notizia su accordo tra USA e Venezuela per export di petrolio

Tra diplomazia e scorte in esaurimento

Già l’amministrazione Obama e poi più duramente l’amministrazione Trump hanno cercato di intervenire sul Venezuela, che essendo governato da un regime formalmente comunista continua a essere visto come una variabile non gradita agli USA. Ora la Casa Bianca ha un’opportunità per ottenere due risultati con una singola trattativa: un difficile ritorno alla democrazia in Venezuela, o quantomeno una maggiore offerta di petrolio intorno al mondo. Con i prezzi che ormai dall’estate sono in ascesa e intorno ai 90$ al barile, colpiti dalle decisioni dell’OPEC+, c’è bisogno di rivolgersi a nazioni extra-OPEC che possano immettere sul mercato una grande quantità di greggio nel corso di poco tempo. Il Venezuela vanta le maggiori riserve al mondo di petrolio, anche se non ha potuto beneficiarne nel corso degli ultimi decenni per via dei problemi economici.

La corruzione dilagante del Venezuela e le sanzioni internazionali hanno fatto sì che, in questo momento, la nazione non produca affatto petrolio e che si ritrovi addirittura a doverlo importare da altre nazioni sanzionate dagli Stati Uniti come l’Iran. Aiutare la produzione venezuelana a ripartire, per gli USA, significa anche poter togliere una grande fonte di liquidità all’Iran.

foto di un bacino di produzione di petrolio in Venezuela
Molti dei depositi venezuelani di petrolio, in questo momento, sono completamente vuoti

Diverse questioni ancora in sospeso

Ci sono delle questioni in sospeso riguardo al nuovo accordo, sia per quanto riguarda il rapporto tra USA e Venezuela che per quanto riguarda il mercato del petrolio. Per prima cosa, si discute sul fatto che ci possano essere delle opportunità per negoziare gli scambi tra asset e prigionieri politici. Gli Stati Uniti conservano ancora grandi quantità di oro e dollari venezuelani che sono stati congelati al regime di Maduro, mentre Caracas ospita ancora diversi prigionieri politici statunitensi. Secondo le fonti che hanno riportato al Washington Post, non ci sarebbe ancora alcun tipo di accordo legato a questi elementi.

Le questioni in sospeso che riguardano il mercato del petrolio, invece, sono soprattutto legati all’effettiva capacità produttiva del Venezuela. Le multinazionali straniere hanno ormai abbandonato il paese da anni, e al tempo stesso la compagnia petrolifera nazionale ha avuto enormi problemi nel cercare di mantenere attive le operazioni. Per questo motivo, un ritorno alla produzione petrolifera in Venezuela sembra comunque una variabile di cui tener conto sul medio termine e non in grado di portare immediatamente a un aumento significativo dell’export a livello mondiale.

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