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Yen ancora in enorme difficoltà. BoJ minaccia intervento

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Written by Gianluca Grossi
Attivo come analista economico dal 2009, collaboro con TradingOnline.com dove fornisco approfondimenti sul Forex, sulla macroeconomia e sul mercato azionario, prestando particolare attenzione alle economie in ascesa quali quelle di Turchia, Brasile, Indonesia e Cina. Ricopro inoltre il ruolo di caporedattore per il rinomato giornale online Criptovaluta.it, una risorsa chiave per chi è interessato al settore delle criptovalute e del Bitcoin. Il mio interesse si estende al mercato degli ETF, soprattutto quelli negoziati a New York, mantenendo sempre un'attenta osservazione sulle dinamiche di mercato.
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Chi credeva che fosse terminata la corsa del dollaro, almeno contro lo yen giapponese, sarà costretto a ricredersi. Le recenti svolte di Tokyo sono state interpretate dai mercati più come un arrendevole cambio di programma che come un ritorno verso la normalità. O meglio, così la stanno interpretando i mercati, che hanno rigettato lo yen nella più cupa delle sue fasi e saldamente sopra quota 150 contro il dollaro, una quota che nonostante sia stata superata più volte, ancora conserva il ruolo di simbolo.

La rottura è stata così violenta da spingere le figure più importanti della politica finanziaria e monetaria giapponese a intervenire pubblicamente, parlando per l’ennesima volta di attenzione e massima urgenza, in una cantilena, non ce ne vogliano da Tokyo, sembra ormai un copia incolla che spaventa davvero poco i mercati. Si sono toccati i livelli più alti dell’anno, segnale che la strada per una normalizzazione dello yen e del suo valore sulle piazze internazionali è ancora molto lunga.

Ancora yen in enorme difficoltà

Yen ancora in difficoltà: a Tokyo si trema

Soltanto qualche settimana fa il superamento dei 150 yen per dollaro avrebbe garantito un pronto intervento a mercati aperti. Ora si tentenna, vuoi perché tali interventi sono costosi (e neanche le banche centrali hanno capitale infinito), vuoi perché le forze che stanno spingendo lo yen al ribasso sono troppo forti per essere contrastate con l’ennesimo effetto annuncio. Si dovrà però andare con ordine: lo yen ha superato durante la giornata di nuovo – e in modo importante – la soglia dei 150 yen per dollaro USA, soglia che tutti guardano come una sorta di linea Maginot da non superare e che nel recente passato ha quasi o sempre garantito l’intervento da parte di Bank of Japan.

Intervento che è stato commentato già da Sunichi Suzuki, ch per il Giappone è ministro delle finanze e che ha parlato di monitoraggio attento da parte del governo, al fine di implementare una risposta appropriata. È lo stesso identico messaggio, parola per parola, che lo stesso Suzuki aveva affidato alla stampa in precedenti occasioni. E come ricorda la favola di Pierino, a forza di gridare al lupo al lupo si finisce a dover fare i conti con un pubblico molto poco propenso a prenderci sul serio.

Servirà un intervento forte, che però per il momento manca, all’interno di una settimana che sarà ancora una volta dominata da dati macro alle quali le principali banche centrali dovranno reagire, per quanto soltanto tra qualche settimana. Martedì 14 sarà il turno dell’inflazione USA, che in caso di lettura più alta delle aspettative, potrebbe essere carburante per un’ulteriore corsa del dollaro e per un’eventuale ulteriore difficoltà dello yen.

Il governo poronto a intervenire?

Cosa aspettarsi ora?

Difficile anticipare le prossime mosse di Bank of Japan. Mantenere lo yen sotto certi livelli di cambio è parte fondamentale della lotta all’inflazione che ha fatto ormai capolino anche nella particolarissima economia di Tokyo. Si sono già rivisti i canoni della YCC, così come continuano a essere poco apprezzati eventuali interventi sui tassi. In una situazione del genere, senza che qualcosa cambi nei fondamentali, c’è poco da fare oltre un intervento ulteriore a mercato che costerà però ancora denaro alle casse della banca centrale di Tokyo.

Tenere i cambi su certi livelli, contro gli intendimenti dei mercati, è una misura costosa per tutti, anche per le banche centrali di paesi economicamente avanzati. E quando non si può fare più affidamento neanche sull’effetto annuncio, rimane soltanto da bere l’amaro veleno e riprendere più decisamente un percorso verso la normalizzazione.

Nel frattempo delle difficoltà del dollaro paventate da tanti analisti non ve n’è neanche l’ombra.

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