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Anche i sindacati norvegesi contro Tesla: “Rispettare le regole”

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Written by Alessio Ippolito
Attivo nel settore del digitale dal 2008, ricopro il ruolo di CEO e fondatore di ALESSIO IPPOLITO S.R.L. Editore, un'entità che possiede una rete di oltre 70 siti internet, concentrata sul mondo degli investimenti finanziari. Registrato presso l'Ordine dei Giornalisti di Roma dal 22/02/2022. Attualmente, sono il direttore responsabile della rinomata pubblicazione sulle criptovalute, Criptovaluta.it. A marzo 2023, ho assunto inoltre la direzione di TradingOnline.com, espandendo ulteriormente il mio impegno nel giornalismo finanziario.
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Attivo come analista economico dal 2009, collaboro con TradingOnline.com dove fornisco approfondimenti sul Forex, sulla macroeconomia e sul mercato azionario, prestando particolare attenzione alle economie in ascesa quali quelle di Turchia, Brasile, Indonesia e Cina. Ricopro inoltre il ruolo di caporedattore per il rinomato giornale online Criptovaluta.it, una risorsa chiave per chi è interessato al settore delle criptovalute e del Bitcoin. Il mio interesse si estende al mercato degli ETF, soprattutto quelli negoziati a New York, mantenendo sempre un'attenta osservazione sulle dinamiche di mercato.
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Dopo i danesi, a supporto dei, pochi in realtà, dipendenti Tesla che stanno incrociando le braccia in Svezia arriva anche il più grande sindacato privato della Norvegia. Dal 20 dicembre prossimo infatti, Fellesforbundet manderà, secondo quanto hanno affermato pubblicamente, un segnale chiaro a Tesla impedendo di fatto la consegna di auto in transito per la Norvegia e dirette appunto in Svezia. Si tratta dell’ennesima mossa di solidarietà scandinava da parte dei sindacati in un caso che si fa sempre più complicato per l’azienda di Elon Musk.

Al centro, lo avevamo già raccontato qui, uno scontro sulla contrattazione collettiva e generalmente i rapporti con i sindacati, qualcosa di ricorrente ormai per Tesla che è finita nel mirino del sindacato anche negli Stati Uniti. Nel frattempo almeno da Tesla non arrivano segni distensivi, con il gruppo che ha avviato la scorsa settimana procedure legali proprio contro chi sta impedendo consegna di ricambi e di veicoli in Svezia.

Tesla scontri

Anche il sindacato norvegese contro Tesla

La situazione è certamente spinosa. Da un lato c’è Tesla, che si rifiuta categoricamente di rispettare quanto stabilito dalla contrattazione collettiva in termini di lavoro dipendente, indicando il fatto che i propri lavoratori hanno trattamento salariale e benefit migliori di quelli di cui godono i lavoratori svedesi legati appunto alla contrattazione. Dall’altro sindacati che, dato anche l’altisonante nome dell’azienda coinvolta, vogliono fare di tutto per ottenere una vittoria forse più simbolica che concreta.

Simbolica, perché dei 130 interessati dalla vicenda in Svezia, soltanto una parte minoritaria ha deciso di incrociare le braccia e perché effettivamente le condizioni offerte da Tesla ai propri lavoratori, anche in Svezia, sono superiori alla media.

Il nome però fa gola: nonostante si tratti di una società che ha affari non enormi in Svezia, è pur sempre una delle proprietà di uno degli uomini più in vista del pianeta. E una vittoria in una diatriba di questo tipo, e contro certi personaggi, varrebbe doppio in termini di pubblicità per i sindacati coinvolti.

Come prevedibile, la solidarietà si è allargata anche a sindacati di paesi limitrofi. Dopo la solidarietà dei danesi è arrivata infatti quella di Fellesforbundet,sindacato norvegese che è il più importante a Oslo e che insiste sul diritto dei lavoratori di chiedere di aderire alla contrattazione collettiva. Tesla, dicono, non può certamente collocarsi fuori dall’alveo di questi importanti diritti dei lavoratori.

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Uno scontro anche di potere

Oltre alle ovvie questioni che riguardano i lavoratori in quanto tali, è importante segnalare come si tratti in realtà anche di uno scontro di potere. Vedere Tesla che aggira o ignora norme sulle quali i sindacati fondano almeno parte del loro potere e ascendente sui lavoratori è chiaramente qualcosa che non può che portare allo scontro. È successo in Svezia, accadrà anche altrove dove Elon Musk deciderà di non piegarsi. Sul fatto che però sia un problema effettivo per Tesla e per le sue vendite, un problema che non si riuscirà a superare sul medio e lungo periodo, nutriamo i nostri dubbi.

Certo, Elon Musk dovrà fare i conti con una grande verità: l’Europa è molto diversa dagli Stati Uniti e qui i rapporti di forza sono diversi, per quanto in diversi paesi l’attrattiva dei sindacati, anche nei confronti degli stessi lavori, è andata progressivamente scemando.

Con questi presupposti lo scontro tra Elon Musk e i sindacati scandinavi ha tutte le caratteristiche per essere uno scontro che passerà alla storia. Quale? Quella dei rapporti tra sindacati e grande industria, con Elon Musk che incarnerà il ruolo insolito di capitalista con il cilindro, il ruolo di padrone del vapore che offre condizioni di lavoro invidiabili (almeno in certi paesi) e non ci sta a passare come se fosse il padre padrone di una fabbrica di un romanzo di Mark Twain.

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