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Burberry affonda in borsa. È crisi per il mondo del lusso

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Written by Gianluca Grossi
Attivo come analista economico dal 2009, collaboro con TradingOnline.com dove fornisco approfondimenti sul Forex, sulla macroeconomia e sul mercato azionario, prestando particolare attenzione alle economie in ascesa quali quelle di Turchia, Brasile, Indonesia e Cina. Ricopro inoltre il ruolo di caporedattore per il rinomato giornale online Criptovaluta.it, una risorsa chiave per chi è interessato al settore delle criptovalute e del Bitcoin. Il mio interesse si estende al mercato degli ETF, soprattutto quelli negoziati a New York, mantenendo sempre un'attenta osservazione sulle dinamiche di mercato.
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La crisi del lusso continua. Ora anche Burberry si aggiunge alla lunga lista di brand premium che rivedono al ribasso le previsioni di revenue per il 2023 e che colorano a tinte fosche quantomeno il breve periodo. A pesare, anche se le cause sono diverse, c’è l’importante incertezza che colpisce i consumatori tanto in Europa, quanto negli USA e soprattutto in Cina, all’interno di una fase del ciclo economico ricca di incertezze e che sta facendo pagare un prezzo relativamente alto proprio a questa categoria commerciale.

Giù la crescita pertanto per Burberry, che è in ottima compagnia nel vivere problemi che ora sembrano essere comuni a tutto il settore del lusso. Una situazione figlia del ciclo e, con ogni probabilità, anche di un cambiamento di priorità dei clienti, per quanto anche il CEO di Burberry, Jonathan Akeroyd, abbia indicato nella situazione macro il principale responsabile per quanto sta avvenendo al marchio che dirige. Non si sarebbe mai vista una cosa simile, dice, da lungo tempo, almeno per il settore lusso.

Anche per Burberry è crisi aperta

Il lusso piace meno: la congiuntura economica colpisce anche Burberry

Crescita rivista al ribasso e quadro particolarmente fosco anche per quanto riguarda Burberry. Il settore del lusso paga un prezzo molto alto che, almeno in larga parte, può essere imputato alle particolari condizioni economiche che stanno colpendo i consumatori, con in testa quelli cinesi. Non è però soltanto la Cina a preoccupare, per quanto è questo il mercato di riferimento sul quale facevano affidamento non solo Burberry, ma anche i marchi del gruppo LVMH e tanti altri che possiamo considerare come appartenenti al settore lusso.

Per Burberry c’è un ridimensionamento importante anche sul mercato domestico, quello britannico, con una riduzione del 10% della domanda, stessa percentuale che viene imputata anche alle operazioni oltreoceano. Il quadro non è per nulla incoraggiante e per quanto i CEO e i CFO si affannino nell’individuare nel quadro macro il principale responsabile, si sta già correndo ai ripari.

La cosa, inoltre, arriva al termine di un trimestre che aveva già visto, almeno da parte degli analisti, una revisione al ribasso delle proiezioni di crescita, alla quale è seguita anche una revisione al ribasso dei target price da parte delle principali banche d’affari.

Burberry ancora in crisi
Il mondo del lusso di fronte a sfide molto difficili

Titolo in profondo rosso

Burberry ha chiuso la sessione mattutina a Londra con perdite vicine al 10% e con – per il momento – nessun segnale di ripresa possibile. L’interruzione del ciclo virtuoso di crescita è interpretato dai mercati come un problema di medio e lungo periodo che sarà difficile risolvere, anche perché in larga parte non dipendente dalle scelte aziendali.

Continueranno a pesare l’outlook negativo sulla Cina – per quanto a San Francisco pare che qualcosa si stia muovendo – almeno in termini di rapporti con gli Stati Uniti. Un miglioramento dei rapporti però che non potrà invertire facilmente in trend macro che sta colpendo Pechino più di altre economie.

E con la Cina che, come ha ricordato Xi Jinping, è il mercato più forte del momento anche in termini di potenziale crescita, per chi immette sul mercato prodotti con un pricing con premio importante, sarà sempre più dura crescere.

I tempi, molto fortunati in verità, post-pandemia sono già diventati un lontano ricordo. A poco serve, almeno per oggi, il mal comune mezzo gaudio, dato che anche i rivali francesi raccolti nella holding LVMH non sembrano passarsela granché meglio.

Ai mercati interesserà una pronta ripresa della domanda, che almeno in parte potrà essere recuperata con rinnovate strategie nei punti vendita diretti del marchio. Che questo sia sufficiente o meno, è un mistero che soltanto il tempo potrà aiutarci a risolvere.

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