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Google alla sfida AI. Pesa però caso antitrust

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Written by Alessio Ippolito
Attivo nel settore del digitale dal 2008, ricopro il ruolo di CEO e fondatore di ALESSIO IPPOLITO S.R.L. Editore, un'entità che possiede una rete di oltre 70 siti internet, concentrata sul mondo degli investimenti finanziari. Registrato presso l'Ordine dei Giornalisti di Roma dal 22/02/2022. Attualmente, sono il direttore responsabile della rinomata pubblicazione sulle criptovalute, Criptovaluta.it. A marzo 2023, ho assunto inoltre la direzione di TradingOnline.com, espandendo ulteriormente il mio impegno nel giornalismo finanziario.
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Fact checked by Gianluca Grossi
Attivo come analista economico dal 2009, collaboro con TradingOnline.com dove fornisco approfondimenti sul Forex, sulla macroeconomia e sul mercato azionario, prestando particolare attenzione alle economie in ascesa quali quelle di Turchia, Brasile, Indonesia e Cina. Ricopro inoltre il ruolo di caporedattore per il rinomato giornale online Criptovaluta.it, una risorsa chiave per chi è interessato al settore delle criptovalute e del Bitcoin. Il mio interesse si estende al mercato degli ETF, soprattutto quelli negoziati a New York, mantenendo sempre un'attenta osservazione sulle dinamiche di mercato.
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Le azioni di Alphabet Inc., che poi sono le azioni di Google, sono al centro di diverse discussioni da parte degli specialisti, tanto quelli che si occupano degli aspetti più tecnologici, quanto di quelli che si occupano di più del lato che interessa i mercati. Per capire però quali siano le effettive prospettive di questo titolo, sarà necessario guardare, o meglio ascoltare, gli uni e gli altri. Google è tra le società tech di primo profilo, forse quella maggiormente interessata dal fenomeno AI.

Mentre Microsoft si è portata quasi a casa OpenAI, Google è forse l’unica ad avere capacità tecnologica e di capitali per guidare questo settore. Dall’altro lato, l’impiego diffuso di questa tecnologia è certamente una minaccia per una parte molto rilevante del business model della società di Mountain View. E in questo grande sconquasso causato dall’arrivo di una tecnologia così dirompente, sono in molti a interrogarsi sul trend di medio e lungo periodo, in particolare dato che c’è in ballo a stretto giro di posta un importante gruppo di novità che arriveranno proprio da Alphabet. E in mezzo c’è anche la preoccupante causa antitrust con il Dipartimento di Giustizia USA.

Doppia sfida per Google

AI: si gioca qui il futuro di Alphabet / Google?

Con ogni probabilità sì. L’intelligenza artificiale generativa è il tema del momento e per quanto in diversi credono sia una bolla destinata a rientrare, sta informando le decisioni aziendali di diverse delle magnifiche sette della borsa USA. Decisioni che Google ha già preso da tempo, anche perché si tratta di competizione che potenzialmente, in futuro, potrebbe mordere anche gli straordinari profitti di Google stessa.

Il titolo di Alphabet ha avuto comunque, nel 2023, una performance migliore di quella già molto interessante di NASDAQ Composite, segno che nonostante le preoccupazioni, gli investitori continuano a puntare, forte, sul titolo.

Partiamo dall’intelligenza artificiale: nella prima metà del 2024 dovremmo finalmente poter metter le mani su Gemini, nome in codice per un modello per la creazione di App AI. Gemini LLM sarà, a detta sia dei tecnici sia degli analisti finanziari, un momento significativo per un’azienda che è ormai da anni tra le più importanti del mondo.

Le preoccupazioni, almeno per i ribassi più recenti del titolo, risiedono più nelle performance, non ottimali sul piano finanziario, della sua divisione cloud, che però potrebbe comunque giovarsi dell’arrivo della nuova LLM.

L’altro caso da seguire è quello, a nostro avviso più preoccupante, che riguarda la causa antitrust che il Dipartimento di Giustizia ha avviato, in un processo senza giuria, per il monopolio che il gruppo eserciterebbe sulle ricerche online. Sarà una causa difficile, dall’esito incerto e che sarà comunque costosa per il gruppo. Non ci saranno però aggiornamenti prima della prima metà del 2024. Cosa che pone la causa nella stessa timeline dell’uscita di Gemini.

Motore di ricerca nel mirino del DoJ

Autocannibalizzarsi?

L’altra grande questione riguarda la possibilità che Google sia costretta a cannibalizzare parte del suo business, in particolare quello delle ricerche online, dato che le intelligenze artificiali generative sono usate, da una parte consistente degli utenti, come strumenti per raccogliere informazioni.

Tuttavia la maggiore preoccupazione per oggi è forse a carico dei produttori di contenuti, che così come il motore di ricerca di Google, possono essere facilmente bypassati. Sul fatto che Google possa trovare una quadra per continuare a fornire le sue pubblicità urbi et orbi c’è poco di cui preoccuparsi per il momento, in particolare quando ha più canali da sfruttare rispetto, ad esempio, a Microsoft, che ha un motore di ricerca usato da una frangia ridotta di utenti e non può contare sulla poderosa capillarità degli smartphone Android. Prima di piangere sul latte versato, bisognerebbe per l’appunto versarlo.

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