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Gucci: ricavi e vendite giù | Da Kering piano per rilanciare il brand

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Written by Gianluca Grossi
Attivo come analista economico dal 2009, collaboro con TradingOnline.com dove fornisco approfondimenti sul Forex, sulla macroeconomia e sul mercato azionario, prestando particolare attenzione alle economie in ascesa quali quelle di Turchia, Brasile, Indonesia e Cina. Ricopro inoltre il ruolo di caporedattore per il rinomato giornale online Criptovaluta.it, una risorsa chiave per chi è interessato al settore delle criptovalute e del Bitcoin. Il mio interesse si estende al mercato degli ETF, soprattutto quelli negoziati a New York, mantenendo sempre un'attenta osservazione sulle dinamiche di mercato.
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Risultati non entusiasmanti per Gucci, maison italiana che è sotto il controllo della francese Kering, secondo gli ultimi dati che sono stati diffusi dalla società controllante. Ricavi giù del 4%, a conferma di una stagione festiva, quella di dicembre 2023, che ha fatto registrare vendite relativamente fiacche per uno dei marchi più conosciuti al mondo nel settore del lusso. Problemi per Kering, con il titolo che tuttavia sembra poter assorbire il colpo, dato che il brand della doppia G vale una parte considerevole del business di Kering.

I mercati tuttavia reagiscono in modo misurato, premiando – ma non troppo – il titolo in borsa, segno di apprezzamento per le promesse e per i piani che sono stati rivelati dal CEO di Kering Francois-Henri Pinault. Obiettivo? Rivitalizzare Gucci, per quanto sul breve periodo ci si aspetti un deterioramento dei dati finanziari della holding, complici anche investimenti sostanziosi in un altro dei grandi brand del gruppo, Balenciaga.

Natale amaro per Gucci

È stato un natale amaro per Gucci. Uno dei brand più conosciuti e apprezzati su scala globale ha fatto registrare un rallentamento importante nelle vendite, alla fine di una fase di riorganizzazione dell’azienda nei suoi ruoli chiave, dall’amministratore delegato fino al direttore artistico. Quanto presentato durante l’ultima settimana della Milano Fashion Week non è ancora arrivato sugli scaffali delle boutique e ci sarà dunque ancora tempo per valutare il nuovo assetto aziendale.

Nel frattempo però il gruppo arranca, e arranca anche in termini di risultati della holding nei confronti della rivale di sempre LVMH. Si potrebbe giustificare il tutto con le condizioni economiche generali certamente non favorevoli per i prodotti dal prezzo premium, se non fosse che le cose stanno andando – leggermente – meglio proprio dal concorrente LVMH.

C’è qualcosa che non va in Gucci e sembra essersene accorto anche il CEO Francois-Henri Pinault, che ha appunto indicato nella rivitalizzazione del brand una delle priorità del gruppo che opera sotto la sua direzione.

Per ora però, nonostante i numeri giochino a sfavore del grande gruppo della moda, i mercati sembrano prendere per buone spiegazioni e piani forniti dal CEO di Kering. Il titolo ha aperto in leggero rialzo alla Borsa di Parigi, per quanto ci sarà da valutare l’effettivo risultato della comunicazione di questi dati alla fine della giornata di scambi.

Certo è che per il gruppo un eventuale rallentamento di Gucci sarà una gatta da pelare di considerevoli proporzioni: la doppia G contribuisce ai profitti di Kering per circa il 65% e ci sarà da correre ai ripari il prima possibile.

Ruoli chiave gucci
Il gruppo è nel mezzo di un’importante riorganizzazione nei ruoli chiave

Mondo del lusso in crisi?

Tassi alti, sentiment negativo degli alto-spendenti, incertezza sull’economia: tutte le condizioni macro sembrano giocare a sfavore di un comparto del lusso che aveva fatto faville durante il COVID. Per quanto si debbano certamente fare delle differenze tra moda e altri comparti del lusso, c’è da dire che diversi gruppi stanno facendo registrare dei dati in controtendenza e dunque in positivo. A partire da Ferrari, seguita da tanti altri brand del settore super-sportive.

Una situazione di difficile lettura e interpretazione e che potrebbe essere di difficile soluzione sul breve periodo. Lo sa bene il CEO di Kering, che ha avvisato gli astanti su un 2024 che sarà condizionato da una situazione generalmente poco favorevole per l’intero comparto e che potrebbe essere appunto peggiore del 2023.

Sulle finanze e sui profitti del gruppo peseranno anche corposi investimenti in Balenciaga, al netto di quelli che saranno necessari per rilanciare Gucci in termini di vendita e di status. Con una piccola fonte di preoccupazione: dalle parti di LVMH e Richemont le cose sembrano essere, almeno per ora, molto meno preoccupanti.

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