News, Economia

Il capo di Foxconn torna in pubblico. Scena muta sulle ispezioni

Avatar di Gianluca Grossi
Written by Gianluca Grossi
Attivo come analista economico dal 2009, collaboro con TradingOnline.com dove fornisco approfondimenti sul Forex, sulla macroeconomia e sul mercato azionario, prestando particolare attenzione alle economie in ascesa quali quelle di Turchia, Brasile, Indonesia e Cina. Ricopro inoltre il ruolo di caporedattore per il rinomato giornale online Criptovaluta.it, una risorsa chiave per chi è interessato al settore delle criptovalute e del Bitcoin. Il mio interesse si estende al mercato degli ETF, soprattutto quelli negoziati a New York, mantenendo sempre un'attenta osservazione sulle dinamiche di mercato.
Scopri i nostri principi editoriali

I destini di Foxconn si incrociano con le ambizioni politiche del suo CEO, Terry Gou. Il governo cinese ha recentemente condotto ispezioni in almeno due degli stabilimenti dell’importante gruppo dell’elettronica di consumo, ispezioni che da una parte maggioritaria degli analisti sono state legate a potenziali ritorsioni di carattere politico verso il leader del gruppo, ritorsioni che potrebbero essere soltanto le prime di una lunga battaglia che potrebbe tenere occupato il gruppo al di fuori della sua comfort zone, che è quella dell’economia e della produzione. Nonostante la tensione che si taglia però con il coltello, Terry Gou non sembra avere alcuna intenzione né di ammorbidire i toni verso Pechino, né tanto meno di rinunciare alla corsa alla presidenza di Taiwan.

Dopo essere stato – cosa relativamente insolita – lontano dalle pubbliche apparizioni per giorni, Terry Gou è tornato a farsi a vedere in pubblico, evitando però accuratamente di commentare su quanto stia avvenendo in Cina. Il governo cinese ha giustificato le ispezioni con la necessità di verificare questioni di carattere fiscale e legate all’utilizzo dei terreni da parte del gruppo.

Gou non commenta, anche se gli azionisti…

Nessun commento sulla questione cinese

L’appuntamento che ha permesso a Terry Gou di tornare in pubblico – e far parlare di se – è stato un incontro con i possibili elettori. Obiettivo è allargare la base elettorale che dovrebbe sostenere la sua candidatura a presidente di Taiwan da indipendente. Chi si aspettava un commento sulla questione che sta tenendo i mercati con il fiato sospeso però è rimasto deluso. Così come è rimasto deluso chi si aspettava un ammorbidimento dei toni nei confronti di Pechino. L’unico commento sulla situazione ha riguardato infatti i rapporti tra Taiwan e Cina, con il CEO di Foxconn che ha reiterato quella che è la sua posizione dall’inizio della sua avventura politica: Taiwan non vuole la guerra con la Cina.

Tuttavia c’è qualcosa che non quadra, almeno ai più attenti commentatori politici e economici. Erano giorni che Gou non si faceva vedere in giro, mentre in molti si interrogavano sul possibile futuro delle relazioni con la Cina non di Taiwan, ma della sua azienda.

Le ispezioni che hanno impegnato almeno due degli stabilimenti Foxconn nella Repubblica Popolare sono sembrati a tutti o quasi l’inizio di possibili ritorsioni politiche. Ritorsioni che potrebbero far pagare a Foxconn un prezzo molto alto per le ambizioni politiche di Gou. Lo stesso Gou, quando è stato interrogato in passato sulle possibili ripercussioni economiche per la sua azienda della sua candidatura, aveva risposto di non temere nulla da Pechino.

Chissà se oggi, con le prime avvisaglie di una guerra commerciale aperta, sia della stessa opinione. Non lo sapremo questa volta, dato che Gou ha fatto scena muta sulla questione, che pur interesserà tanto gli azionisti di Foxconn, quanto quelli delle aziende che si appoggiano al gruppo per la realizzazione dei loro prodotti.

Foxconn Gou presidenza
Foxconn tra Cina e Taiwan

A Pechino clima inospitale per le aziende?

Qualcuno ha parlato di un nuovo caso Jack Ma, il tycoon fondatore di Alibaba che ha pagato a carissimo prezzo certe espressioni che il Partito ha ritenuto poco educate. Non è chiaro per il momento se si arriverà a quel punto. Quel che è chiaro è che la Cina è tornata a fare la Cina – almeno sul piano politico – e che questo non piace alle aziende straniere, in particolare quelle USA.

Sono in diversi i gruppi che hanno annunciato l’interruzione di investimenti nella Repubblica Popolare anche a causa del quadro politico, che trovano peggiorato a causa di una guerra commerciale combattuta senza quartiere tra Pechino e Washington. Una guerra che ora potrebbe travolgere Foxconn, le cui azioni hanno perso il 2,2% nel corso dell’ultima settimana.

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *