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L’immobiliare fa tremare il mondo | Ma mancano i dati certi della crisi

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Written by Gianluca Grossi
Attivo come analista economico dal 2009, collaboro con TradingOnline.com dove fornisco approfondimenti sul Forex, sulla macroeconomia e sul mercato azionario, prestando particolare attenzione alle economie in ascesa quali quelle di Turchia, Brasile, Indonesia e Cina. Ricopro inoltre il ruolo di caporedattore per il rinomato giornale online Criptovaluta.it, una risorsa chiave per chi è interessato al settore delle criptovalute e del Bitcoin. Il mio interesse si estende al mercato degli ETF, soprattutto quelli negoziati a New York, mantenendo sempre un'attenta osservazione sulle dinamiche di mercato.
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Non è ancora chiara l’estensione della crisi del settore immobiliare commerciale a livello globale. È questa la principale delle preoccupazioni degli operatori di mercato, che non vedono ancora, neanche in lontanza, la fine di uno dei trend più preoccupanti delle economia globale di oggi. Pochi giorni fa gli effetti della crisi si sono avvertiti anche in Europa, con comunicati dettati più dal panico che dalla programmazione sul buono stato di salute di alcune realtà bancarie altamente specializzate in questo tipo di deal e di investimenti.

Non si intravede ancora la fine, perché se da un lato nessuno compra, ci sono anche relativamente pochi immobili in vendita, con i proprietari che secondo una recente indagine di Bloomberg non avrebbero, in una parte rilevante dei casi, alcuna intenzione di vendere con i forti sconti che il mercato oggi comanda. Una situazione certamente peggiorata dal costo del capitale, che è aumentato tanto in Europa quanto negli USA, e per la cui analisi mancano i segnali e i dati più importanti, quelli che arrivano dai prezzi.

Pochi affari, mai così in basso da un decennio a questa parte

C’è però qualche numero dal quale è possibile partire per cercare di comprendere cosa sta succedendo. Gli affari conclusi sono pochi: non si vedeva un mercato così fiacco in termini di cessioni da un decennio a questa parte. Per qualcuno è certamente l’inequivocabile segno dell’assenza di compratori, anche a questi prezzi. Per altri è il segnale del fatto che chi può sta cercando di resistere alla vendita, in particolare mentre i prezzi che il mercato comanderebbe sono così bassi.

Un cane che si morde la coda che però più prima che poi dovrà smettere di girare in tondo e prendere una decisione. Decisione che vorrà dire svendita e comunque una base di dati, quelli dei prezzi, sui quali iniziare a ragionare.

La preoccupazione principale dei regolatori e degli operatori di mercato è il seguente: presto le banche che hanno spinto molto su questo settore durante la fase del ciclo caratterizzata da tassi molto bassi, dovranno incassare perdite consistenti, che potrebbero metterne a repentaglio la sopravvivenza. Così come dovranno fare a catena anche grandi proprietari e chi aveva investito nella sicurezza del mattone commerciale. Sicurezza che, in modo rapido e imprevedibile, sembra essere sparita dal mercato.

Dati assenti
Poche vendite, pochi dati

Dalla Cina con furore

La colpa, neanche a dirlo, viene imputata alla Cina. Le pessime condizioni del mercato immobiliare locale richiederanno presto la liquidazione, da parte degli investitori della Repubblica Popolare, di investimenti fatti altrove e lontani da casa. Liquidazioni che potrebbero peggiorare una situazione che vede gravità e estensione geografica possibile ancora difficili da circoscrivere.

Mentre le borse si mostrano ancora più che pimpanti, scommettendo in tagli ai tassi di interesse che arriveranno prima di quanto lasciato intendere dalle principali banche centrali, è questo il nuovo spettro che sia aggira per l’Europa, per l’America e per l’Asia.

La grande incognita, che però presto verrà risolta, è proprio quella dei prezzi: non ci sono negoziazioni sufficienti per una price discovery degna di questo nome. E senza prezzi è anche difficile, per regolatori e operatori di mercato, capire a quanto potrebbero ammontare le perdite da realizzare per i soggetti coinvolti.

Un numero che rischia di essere molto più alto di quello delle previsioni di poche settimane fa. E che ora semina il terrore in un mercato altrimenti certamente su di giri, almeno se paragonato a quelli che sono i segnali che le banche centrali cercano di inviare ai mercati ormai da tempo.

La nuova crisi sarà, di nuovo, una crisi del settore immobiliare? La bolla delle rendite da immobili commerciali sta per esplodere? Oppure è una narrativa utile per un momento di scarse novità che arrivano dai mercati e di giornali comunque da riempire?

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