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Stellantis vuole riscuotere | Sarà primavera dei sussidi in Italia e USA?

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Written by Gianluca Grossi
Attivo come analista economico dal 2009, collaboro con TradingOnline.com dove fornisco approfondimenti sul Forex, sulla macroeconomia e sul mercato azionario, prestando particolare attenzione alle economie in ascesa quali quelle di Turchia, Brasile, Indonesia e Cina. Ricopro inoltre il ruolo di caporedattore per il rinomato giornale online Criptovaluta.it, una risorsa chiave per chi è interessato al settore delle criptovalute e del Bitcoin. Il mio interesse si estende al mercato degli ETF, soprattutto quelli negoziati a New York, mantenendo sempre un'attenta osservazione sulle dinamiche di mercato.
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Il settore auto continua a essere tra i più caldi anche in apertura di 2024. Dopo un 2023 all’insegna delle rivendicazioni sindacali, almeno negli Stati Uniti, ora la partita si sposta a livello governativo. Jeep, del gruppo Stellantis, ha già ottenuto sussidi di stato in Illinois dopo aver minacciato la chiusura degli stabilimenti produttivi. Da qualche giorno la questione sussidi si è spostata anche in Europa, e nello specifico in Italia. Il gruppo nato dalla fusione di PSA e FIAT vuole utilizzare – questo il sentire comune tra i principali analisti – una capacità produttiva in Europa superiore alle effettive necessità del mercato come leva politica per ottenere, anche dalle nostre parti, agevolazioni statali.

I dati d’altronde darebbero ragione, almeno da un certo angolo, a Stellantis: l’utilizzo della capacità produttiva in Europa del gruppo è in discesa da tempo. Dal 2019 al 2023 si è passati dal 64% al 56% di utilizzo degli impianti, almeno secondo i dati riportati da Reuters, al fronte di un passaggio dal 70% al 60% a livello europeo e di numeri ben più edificanti per Volkswagen, BMW, Mercedes. Peggio di Stellantis fanno, in Europa, Ford e Renault.

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La questione è politica, così come lo era già quando a fine 2023 le tre grandi di Detroit hanno dovuto affrontare sindacati sul piede di guerra e che hanno ottenuto molto in termini di aumenti, garanzie per il futuro e benefit per gli addetti. Ora però il conto potrebbe essere presentato, a livello globale e locale, ai governi interessati al mantenimento di certi livelli occupazionali e produttivi. Stellantis sembra essere la più attiva in questa nuova lotta. Ha già ottenuto sussidi, a livello locale, negli Stati Uniti per la produzione di Jeep, per il brand che dovrebbe essere confermato come il più redditizio per l’intera holding.

E ora vorrebbe ottenerne anche in Europa e in particolare in Italia. Prima però di capire di che tipo di partita si tratti, è bene guardare a qualcuno dei numeri che fotografano la situazione produttiva di Stellantis in Francia e in Italia. Sempre secondo quanto è stato riportato da Reuters, per ora la distribuzione della produzione tra Italia e Francia per il gruppo è equivalente. Sono stati prodotti per il 2023 circa 735.000 veicoli in Francia e pochi di più, 750.000, in Italia.

I numeri però non raccontano l’intera storia: mentre Stellantis è per l’Italia l’unico produttore di auto o quasi, la Francia può contare anche sul gruppo Renault, che nonostante una situazione in termini di impiego degli impianti produttivi non migliore, aggiunge comunque altri 750.000 veicoli prodotti in Francia. L’Italia, invece, rimane al palo con i 750.000-800.000 di cui sopra.

È questa la situazione che sta offrendo una buona sponda a Tavares e Elkann per essere più pressanti nelle loro richieste proprio in Italia. Italia che tramite il suo governo ha chiesto di riportare la produzione ad almeno 1.000.000 di veicoli su base annua.

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Questa è la voce del coro che arriva da Stellantis, che si sarebbe detta anche disposta a aumentare la produzione in Italia e a garantirla per i prossimi anni, se non fosse che questo matrimonio non si potrà fare senza che il padre della sposa paghi per il pranzo. Padre della sposa che è il governo e pranzo che consisterà in incentivi a chi acquista e possibilmente sussidi per le attività produttive.

Un miliardo di incentivi è in realtà già operativo, ma è difficile, almeno secondo gli analisti, che vengano ritenuti sufficienti da Stellantis per stringere la mano con il governo e promettere un aumento di produzione di veicoli consistente in Italia. Sarà questo uno dei grandi temi per il settore auto – e per Stellantis in particolare – dei prossimi mesi.

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