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Stellantis: sciopero nella fabbrica più redditizia. Situazione tesa con i sindacati

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Written by Gianluca Grossi
Attivo come analista economico dal 2009, collaboro con TradingOnline.com dove fornisco approfondimenti sul Forex, sulla macroeconomia e sul mercato azionario, prestando particolare attenzione alle economie in ascesa quali quelle di Turchia, Brasile, Indonesia e Cina. Ricopro inoltre il ruolo di caporedattore per il rinomato giornale online Criptovaluta.it, una risorsa chiave per chi è interessato al settore delle criptovalute e del Bitcoin. Il mio interesse si estende al mercato degli ETF, soprattutto quelli negoziati a New York, mantenendo sempre un'attenta osservazione sulle dinamiche di mercato.
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Qualcuno lo aveva ritenuto un bluff dei sindacati. I sindacati stessi hanno risposto allargando lo sciopero alla fabbrica più redditizia per Stellantis. L’antefatto è la complessa trattativa nel mondo dell’auto USA, con i lavoratori sindacalizzati che chiedono consistenti aumenti degli stipendi, più benefit e anche garanzie di impiego futuro, che è sempre più a rischio con il crescere della quota di mercato dei veicoli elettrici. Un bluff che a quanto pare bluff non era.

Il palcoscenico è quello della fabbrica di Stellantis a Sterling Heights, Michigan, dove viene prodotto il Ram 1500, il veicolo più venduto del gruppo almeno negli Stati Uniti, in un impianto produttivo che impiega 6.800 addetti. Un allargamento che non era previsto e che ricorda alle tre big di Detroit che il sindacato UAW, che raccoglie i lavoratori del comparto auto, ha ancora frecce al suo arco per spuntare accordi migliori.

Sindacati ancora all’attacco

UAW alza il tiro: altri scioperi in altre unità produttive

Il sindacato UAW, tramite il suo presidente, si era detto poco soddisfatto dal rilancio delle tre principali società che operano nel settore USA e che devono fare i conti con lavoratori sindacalizzati. In molti però – a questo punto chiaramente sbagliando – avevano iniziato a parlare di pretese eccessive del sindacato e dei lavoratori a fronte della situazione effettiva. UAW ha a sua volta risposto allargando lo sciopero nell’impianto produttivo più rilevante per Stellantis negli Stati Uniti, rispedendo al mittente le accuse di bluff e alzando la posta in gioco almeno nei confronti del gruppo che, sempre a detta del sindacato, avrebbe avanzato l’offerta peggiore delle tre arrivate appunto da Stellantis, General Motors e Ford.

In totale salgono a 14.750 i lavoratori che scioperano tra quelli del gruppo Stellantis, su un totale di 40.000 se dovessimo tenere conto anche di GM e Ford. Numeri importanti, che negli USA non si vedevano da tempo e che inaspriscono una battaglia già molto dura e che ha già visto l’intervento del gotha della politica USA, con il Presidente Joe Biden che si è ripetutamente schierato a favore dei suddetti lavoratori.

Colpito lo stabilimento più redditizio

In ballo c’è molto di più di un aumento

La questione è esistenziale tanto per i lavoratori quanto per il sindacato che li rappresenta. Anche se la discussione verte maggiormente sull’aumento della retribuzione su quattro anni chiesto dal sindacato, la questione centrale è invero un’altra. Quanto teme il sindacato e quanto temono i lavoratori è che il passaggio di una parte rilevante della produzione ai veicoli elettrici finirà per rendere inutile una percentuale importante degli addetti attualmente impiegati. Un problema per chi perderà il posto di lavoro e un problema anche per il sindacato, che perderà iscritti e dunque potere negoziale.

Proprio su queste garanzie, oltre che sull’aumento, fanno muro le grandi società del settore auto, che pur hanno recentemente aumentato la loro offerta di aumento, portandola verso quota 23% in quattro anni. Per il resto rimangono poco soddisfacenti le proposte per quanto concerne benefit e piani di pensionamento.

Stellantis intanto si dice furiosa per lo sciopero, che in un comunicato stampa definisce un attacco all’intera industria automotive e alle economie locali, statali e nazionali. Comunicato stampa che però servirà a poco, data la ferma resistenza del sindacato e la possibilità di estendere lo sciopero laddove questo pesa di più.

Nel frattempo Shawn Fain, che è a capo di UAW, ha sì parlato di avvicinamento verso l’accordo, ma ha anche ricordato agli iscritti al sindacato che sarà l’ultimo passo a essere il più difficile, con la possibilità che diventi necessario forzare la mano con altri scioperi prima che si arrivi a una proposta soddisfacente per il sindacato stesso. Per ora il manico del coltello sembrerebbe essere saldamente nelle mani del sindacato. Come reagiranno le società dell’auto, che secondo Fain hanno ancora del denaro da poter mettere sul tavolo?

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