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Thailandia, tassi in rialzo per la sesta volta consecutiva

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Written by Alessandro Calvo
Diplomato in Scienze Economiche presso l'Ateneo di Torino, mi dedico alla vita di nomade digitale con un focus particolare sugli investimenti azionari. Rivesto il ruolo di gestore e analista capo per il portfolio di azioni su TradingOnline.com. Come ricordato da Peter Lynch, è importante tenere a mente che investire in azioni non equivale a giocare alla lotteria; rappresenta piuttosto la detenzione di una quota parte di un'impresa
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La banca centrale thailandese ha aggiornato i suoi tassi di interesse centrali, portandoli al 2% annuo. Si tratta di un incremento di 25 punti base rispetto ai tassi precedenti. La mossa era già stata ampiamente anticipata dagli analisti: 17 dei 22 intervistati da Reuters avevano espresso come previsione uno scatto dello 0,25% a rialzo. Questo passaggio segna la sesta volta consecutiva in cui la banca centrale decide di aumentare i tassi, ma lasciandoli comunque molto bassi rispetto a quelli praticati in Occidente e soprattutto in altre nazioni emergenti.

La Thailandia ha davvero segnato un esempio di come bilanciare crescita, occupazione e inflazione nel post-pandemia. Allo stesso modo di altre economie, si è trovata vittima dell’inflazione tra 2021 e 2022: l’indice dei prezzi al consumo è arrivato a toccare un valore del 8% annuo. Ad agosto dell’anno passato, la banca centrale ha deciso di intervenire sui tassi per la prima volta in questo ciclo economico. A distanza di quasi un anno, il tasso di inflazione attuale è del 2,83% annuo. Un grande risultato, considerando che il 2-3% annuo è visto come il target di riferimento da parte della maggior parte delle banche centrali.

presentazione della notizia sull'ultimo rialzo dei tassi di interesse della banca centrale thailandese
Per la Thailandia il tasso di inflazione è già nei parametri della banca centrale, ma con un ulteriore rialzo dei tassi si assicura di tenere sotto controllo la pressione sui prezzi

Buona le crescita e contenuta l’inflazione

Molte banche centrali in Occidente hanno esitato ad alzare i tassi di interesse nel post-pandemia, ritrovandosi poi a fare i conti con un’inflazione ben oltre le aspettative. Il caso più emblematico è probabilmente quello della Bank of England, che si trova a remare contro un’inflazione ostinata da diversi mesi a questa parte. Interessante anche il fatto che la Bank of Thailand abbia deciso di continuare a rialzare i tassi, malgrado l’inflazione sia già rientrata nei suoi parametri desiderati. Probabilmente il direttivo non vuole correre il rischio di ritrovarsi di nuovo con la pressione dei prezzi in aumento, ed è disposto ad accettare le conseguenze di un rialzo di 25 punti base.

Conseguenze che sembrano comunque tutt’altro che problematiche: la Bank of Thailand fa sapere che per il 2023 rimane invariata la proiezione di crescita del PIL del 3,6% su base annua; per il 2024 ci si attende invece una crescita del 2,4%, anche se sono dati ancora molto preliminari. Per un’economia emergente che dovrebbe puntare sullo sviluppo, di certo non è un tasso di crescita elevato. Se però si considera la ripresa più lenta del previsto in Cina, il default dello Sri Lanka e le difficoltà economiche del Bangladesh e del Pakistan, è chiaro che in questo momento la Thailandia risenta della debolezza dei partner commerciali più prossimi geograficamente.

grafico del tasso di inflazione in Thailandia
Il grafico mostra l’andamento del tasso di inflazione in Thailandia nel corso degli ultimi 5 anni

Tra interessi cinesi e Occidentali

La Thailandia si trova in una situazione favorevole dal punto di vista geoeconomico. Da una parte, i produttori cinesi che vedono lievitare il costo del lavoro in patria stanno delocalizzando parte della produzione low-cost. Anche settori specializzati stanno beneficiando degli investimenti diretti cinesi: l’industria delle auto elettriche e delle batterie per questo tipo di veicoli, ad esempio, sta prendendo piede soprattutto grazie agli investitori cinesi. Spesso le imprese che decidono di vendere i loro prodotti in Thailandia, poi, aprono fabbriche in loco per evitare i dazi: in questo modo, si dà impulso anche alla generazione di posti di lavoro.

Allo stesso tempo, la Thailandia interessa anche all’Occidente. Nell’ultimo incontro del G7 si è parlato molto di dipendenza economica dalla Cina e della necessità di diversificare le fonti di approvvigionamento. Con il clima politico tra Pechino e Washington che si fa sempre più teso, non è una sorpresa che anche le imprese Occidentali guardino con interesse alla Thailandia. Un governo stabile, una diffusa conoscenza dell’inglese e una solida rete di infrastrutture permettono al leader economico del Sud-Est Asiatico di beneficiare dell’interesse cinese quanto di quello occidentale.

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