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Aspettative inflazione in aumento in Giappone? È il caso perfetto per i falchi, ma lo yen (ancora) non reagisce

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Giappone attese

Le aspettative sull’inflazione giapponese sono al rialzo e questo potrebbe sostenere il caso di un rialzo dei tassi per il prossimo incontro di Bank of Japan. Una misura che per ora è vista come minoritaria, sul piano delle possibilità, da parte degli analisti e che però con questi aggiornati dati sulle aspettative sull’inflazione potrebbe definitivamente trovare più spazio. Una questione che è legata all’andamento pessimo dello yen su due fronti: il primo è quello ovviamente del rapporto tra differenziale dei tassi tra USD e JPY, il secondo è il circolo vizioso che una valuta debole innesca appunto in termini di costo degli import e dunque indirettamente sui prezzi.

Le discussioni sono assai accese su JPY: da un lato c’è chi crede che si potrà addirittura volare a 170. Dall’altro invece chi crede, come abbiamo riportato recentemente, verso i 120: una situazione di confusione che è alimentata anche dall’incertezza con la quale parlano in pubblico i vertici monetari e economici del Giappone. Il nuovo dato arrivato da poco potrebbe però finalmente cambiare le carte in tavola.

Aspettative inflazione in aumento in Giappone

Aspettative su inflazione in Giappone crescono: spazio per i rialzi dei tassi?

La ricetta per salvare lo yen appare chiara a tutti: alzare di nuovo i tassi e ridurre almeno in parte il differenziale con Europa e USA. Una ricetta che varrebbe doppio dato che a Francoforte si è già iniziato con i tagli e negli USA si dovrà pur iniziare. Alzare i tassi però è più facile a dirsi che a farsi, soprattutto con un’economia giapponese che non è esattamente al meglio delle proprie possibilità e che teme che una ristretta sul fronte monetario possa esacerbare problemi a produzione di beni e servizi che sono già evidenti.

A dare una mano ai (pochi) falchi che siedono sugli scranni più alti di Bank of Japan sono le nuove aspettative sull’inflazione: tornerà a crescere, in modo sostenuto, cosa che è anche – tra le altre cose – conseguenza specifica della debolezza dello yen.

Uno yen debole al cambio rende più costosi i cruciali import per l’industria e per i consumatori giapponesi, alcuni dei quali impossibili da sostituire con una produzione interna. Cosa che esercita ulteriori pressioni sui prezzi e che complica un quadro che nessuno avrebbe alcuna intenzione di risolvere, se non costretto.

Crescerà il fronte dei falchi alla prossima riunione di Bank of Japan? Difficile a dirsi per ora: tra pressioni politiche interne e convincimenti fortemente dovish e cautelativi, per ora sembra comunque difficile che gli equilibri cambino radicalmente, nonostante lo yen abbia di nuovo sorpassato quota 160.

I prezzi potrebbero dare una mano ai falchi di BoJ

Se Atene piange, Sparta non ride

La forza del dollaro USA sta causando problemi anche in Cina. L’allargamento della banda di tollerabilità del tasso di cambio tra Yuan e dollaro USA non si allargherà senza conseguenze e causerà ulteriore sconquasso politico, tenendo conto del fatto che sulla forza dello Yuan si gioca appunto una delle questioni ritenute fondamentali da Xi Jinping.

Il quadro rimane teso – e ricorda a tutti che non è possibile fare nessun gioco delle tre carte né tantomeno agire su una singola variabile per sistemare le cose.

Tra chi punta su un grande recupero dello yen e chi ne vede il crollo definitivo sarà una battaglia condotta direttamente sui mercati, con Bank of Japan che però avrebbe la medicina amara per vincere la disputa. Medicina amara che però, come è noto, non sempre viene accettata di buon grado dal paziente, che invece spesso la rifiuta anche se ha le caratteristiche del salvavita. Vedremo se le nuove proiezioni sull’inflazione attesa contribuiranno a infondere coraggio ai vertici di Bank of Japan, o quantomeno a renderli un po’ più hawkish.

Analista economico dal 2009. Collabora con TradingOnline.com offrendo analisi su Forex, Macroeconomia e Azioni, con un occhio vigile sui mercati emergenti come Turchia, Brasile, Indonesia e Cina. Gianluca Grossi è anche caporedattore per la nota testata giornalistica Criptovaluta.it, quotidiano dedicato al mondo Crypto e Bitcoin ed è anche analista per Criptovaluta.it® Magazine, il settimanale della medesima organizzazione. Segue da vicino il mercato ETF, in particolare sulla piazza di New York.

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Giappone, l’esito delle elezioni potrebbe bloccare gli aumenti dei tassi d’interesse

L’esito delle prossime elezioni in Giappone potrebbero scombinare completamente i progetti della BOJ di aumentare i tassi d’interesse.

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Giappone, l'esito delle elezioni potrebbe bloccare gli aumenti dei tassi d'interesse

Riflettori puntati sul Giappone e sui rischi che, dopo le prossime elezioni, possa esserci un governo guidato da una coalizione di minoranza. Un’eventualità che potrebbe comportare non poche complicazioni per la banca centrale, che sta tentando di liberale gradualmente il Paese dagli stimoli monetari che durano da decenni.

Sono diversi i sondaggi mostrano la possibilità che in parlamento la coalizione al potere possa perdere la maggioranza. Un evento che potrebbe costare il posto al premier Shigeru Ishiba o, in alternativa, portare il Partito Liberal Democratico a cercare un altro partner di coalizione per rimanere al potere.

Ma vediamo cosa potrebbe accadere in Giappone e le aspettative degli esperti.

Giappone, il nodo delle elezioni

Il nodo più difficile da sciogliere, in Giappone, è quello delle prossime elezione, il cui esito potrebbe causare incertezza sui mercati: l’attenzione è rivolta, infatti, alla posizione dei partiti di opposizione, che potrebbero diventare dei potenziali partner della coalizione. Molti di questi sono favorevoli al mantenimento dei bassi tassi di interesse.

Naoya Hasegawa, responsabile della strategia obbligazionaria di Okasan Securities, spiega che molti partiti di opposizione e di governo chiedono misure per aumentare i salari, il che potrebbe rendere difficile per la BOJ aumentare i tassi finché non ci sarà maggiore chiarezza sull’andamento dei salari del prossimo anno. Naoya Hasegawa spiega che se la coalizione al governo perde, i mercati inizieranno a mettere in conto la possibilità di una spesa fiscale aggressiva e di un rinvio di ulteriori aumenti dei tassi di interesse.

Gli analisti ritengono che un rinvio dell’aumento dei tassi potrebbe far scendere i tassi di interesse a breve termine. Ma soprattutto rendere, almeno potenzialmente, più difficile per la BOJ attuare senza intoppi i suoi piani per uscire dalla politica accomodante.

Nel momento in cui Ishiba ha deciso di sciogliere il parlamento il 9 ottobre e indire le elezioni anticipate per il 27 ottobre, erano molti gli analisti che si aspettavano che la coalizione al governo potesse ottenere senza problemi la maggioranza. E che il nuovo premier sarebbe riuscito ad avere una maggiore libertà di scelta politica. Una situazione che avrebbe permesso a Ishiba di rispettare la promessa fatta all’interno di un libro pubblicato ad agosto, quando aveva anticipato l’intenzione di revocare le misure di stimolo radicali Abenomics dell’ex premier Shinzo Abe, tra cui figurava la politica ultra-elastica della BOJ.

La politica dei tassi della Banca Centrale del Giappone

La BOJ ha posto fine ai tassi di interesse negativi a marzo e ha aumentato i tassi a breve termine allo 0,25% a luglio, ritenendo che il Giappone stesse compiendo progressi verso il raggiungimento duraturo dell’obiettivo di inflazione del 2%.

Kazuo Ueda, governatore della Banca del Giappone, ha dichiarato di essere pronto ad aumentare ulteriormente i tassi se l’economia si muoverà in linea con le sue proiezioni. 

Alcuni sondaggi pubblicati recentemente sui media hanno infranto le speranze che Ishiba consolidasse la sua posizione nel partito al governo dopo le elezioni, e sostenesse l’uscita graduale della banca centrale dai tassi di interesse ultra bassi.

Mentre i sondaggi precedenti prevedevano che il LDP e il suo partner di coalizione Komeito avrebbero mantenuto la maggioranza, un sondaggio condotto nel fine settimana dal quotidiano Asahi ha mostrato che potrebbero avere difficoltà, con il LDP che potrebbe perdere 50 dei 247 seggi attuali.

Una perdita così ingente potrebbe rendere Ishiba vulnerabile agli attacchi dei sostenitori di un allentamento monetario aggressivo, come Sanae Takaichi, che Ishiba ha battuto di misura nella corsa alla leadership del partito.

Se il PLD fosse costretto a corteggiare i partiti di opposizione per restare al potere, ciò aumenterebbe le difficoltà per ulteriori aumenti dei tassi, accrescendo l’incertezza sulla posizione di politica monetaria della nuova amministrazione.

Il più grande partito di opposizione, il Partito Democratico Costituzionale del Giappone, ha chiesto di modificare l’obiettivo di inflazione della BOJ dall’attuale 2% a uno superiore allo zero, una mossa che lascerà margine per aumenti dei tassi anche quando l’inflazione scenderà sotto il 2%.

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HSBC nomina la prima donna nel ruolo di direttore finanziario

In HSBC arriva la prima nomina di una donna al ruolo di direttore finanziario. È il primo passo di un cambio radicale di strategia.

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HSBC nomina la prima donna nel ruolo di direttore finanziario

Importanti cambiamenti in vista per HSBC Holdings, che ha annunciato l’intenzione di unire alcune attività di banca commerciale e di investimento. In altre parole l’istituto ha allo studio un’ampia revisione sono la guida di Georges Elhedery, nuovo Ceo, che dovrebbe riuscire a ridurre i costi e, contemporaneamente, a migliorare i rendimenti.

La nuova struttura dirigenziale di HSBC include anche la nomina di Pam Kayr, la prima donna ad assumere il ruolo di direttore finanziario dell’istituto, che, in questo modo, permetterà al gruppo di liberare tutto il potenziale e guidare i successi del futuro.

Ma entriamo nel dettaglio e cerchiamo di capire quali siano le novità di HSBC.

La rivoluzione di HSBC

A grazie a questa profonda revisione, Elhedery ha intenzione di affrontare e risolvere uno dei più importanti problemi relativi a HSBC. La banca commerciale serve qualcosa come 1,2 milioni di clienti aziendali, tra i quali ci sono sia le startup che le grandi aziende. Da tempo il management ritiene che ci siano le potenzialità per aumentare vertiginosamente i profitti, nel caso in cui questi clienti fossero convinti ad acquistare più prodotti.

I dirigenti della divisione commerciale, però, hanno sempre cercato di proteggere i clienti dai tentativi di vendite incrociare da parte degli investment banker della divisione Global Banking. Con la fusione dei due diversi rami – operazione che avverrebbe a livello globale, con la sola eccezione di Hong Kong e del Regno Unito – Elhedery spera di riuscire a promuovere una più stretta cooperazione. Ma soprattutto di riuscire a concretizzare l’obiettivo che si è fissata HSBC di effettuare delle vendite incrociate di più prodotti a clienti orientati a livello internazionale.

Per il momento HSBC non ha ancora reso note quali potrebbero essere i risparmi sui costi previsti, né quanti posti di lavoro sono interessati dalle novità. Maggiori dettagli potrebbero emergere nel momento in cui la HSBC pubblicherà i dati relativi al terzo trimestre il prossimo 29 ottobre 2024.

La nuova unità bancaria aziendale e istituzionale ospiterà una nuova divisione combinata di banca commerciale e di banca e mercati globali, nonché attività di banca all’ingrosso occidentali, tra cui Europa e Americhe.

Le azioni di HSBC sono rimaste pressoché invariate sulla piazza di Hong Kong, in calo solo dello 0,1%. La reazione a Londra è stata altrettanto moderata, con il titolo in calo dello 0,4% in linea con l’indice FTSE 100.

Ben Toms, analista di RBC Capital Markets, ha spiegato che l’annuncio riguarda solo le diverse parti del gruppo, senza cambiare il quadro generale. La vera domanda da porsi in questo momento – e che il mercato si aspetta di sentire, dato che la banca sta cercando di tagliare i costi per compensare la pressione sui ricavi – è quali parti di HSBC potrebbero essere le prossime a essere tagliate e quanto costerà questa ristrutturazione alla banca.

HSBC cambia il management

Oltre alla revisione strutturale, HSBC ha annunciato una serie di cambiamenti al vertice aziendale.

Pam Kayr, 60 anni, assume il ruolo di CFO dopo aver ricoperto il ruolo di Chief Risk and Compliance Officer di HSBC. È entrata a far parte della banca nell’aprile 2013 come Group Head of Internal Audit. Tra gli altri cambiamenti chiave nella gestione, Greg Guyett, CEO Global Banking and Markets, assumerà il ruolo di nuova creazione di Presidente dello Strategic Clients Group.

Secondo quanto riportato da una nota interna, Colin Bell, responsabile per l’Europa della banca e un tempo considerato un potenziale candidato per il ruolo di CEO, lascerà la banca, così come Stephen Moss, responsabile per il Medio Oriente.

HSBC, che impiega circa 214.000 persone in tutto il mondo, da anni sta eliminando i ruoli duplicati e riducendo le sue attività nei mercati occidentali come Stati Uniti, Francia e Canada, concentrandosi sull’Asia e sui mercati in cui ha una dimensione maggiore.

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Borse a corrente alternata negli USA: Nvidia fa +4,14% e punta ai massimi. Settimana tesa per le trimestrali

Borse indecise negli USA. Spiccano Boeing, Nvidia e Apple, per una settimana che sarà dominata dalle trimestrali.

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STOCKS ANALISI

Giornata molto particolare quella che si avvia alla chiusura negli Stati Uniti. Oltre all’ottima performance di Boeing, volano anche Nvidia e Apple, che quasi da sole tengono a galla un NASDAQ 100 che fa molto meglio di Dow, che perde quasi 300 punti base. Una giornata particolare in apertura di una settimana che sarà avida di novità sul fronte macro, ma che sarà al tempo stesso scandita dalla presentazione di importanti trimestrali per il mercato USA. Trimestrali che saranno l’anima della festa – e per i più pessimisti del funerale – che potrebbe apparecchiarsi per il breve periodo.

Su anche i rendimenti dei bond decennali USA, mai così in alto da luglio 2024, segno di una sessione piuttosto confusa, con i mercati che cercano di prendere una direzione difficile da anticipare, almeno per ora. Male anche S&P 500, con il più rappresentativo degli indici della borsa USA che viaggia leggermente in negativo e intorno a 5.850.

Una giornata per stomaci forti

È stata una giornata ricca di sorprese. Bene i due titoli più rappresentativi del mondo tech, con Nvidia che cresce più del 4% verso nuovi massimi che sembrerebbero essere confermati anche della trattative after hours. Segnale forte questo, per un mercato che continua a fare affidamento sulla capacità del mercato AI di tenere a galla tutto il resto dell’economia, a partire dagli investimenti.

La settimana sarà comunque costellata di trimestrali importanti, da quelle di Coca Cola a quelle di American Airlines, passando per quelle di UPS, che avranno doppia valenza per teorie, neanche troppo bizzarre, che guardano alla logistica per capire come si sta muovendo l’economia nella sua interezza.

Il settore tech rimane lo snodo fondamentale di una giornata altrimenti tiepida per il settore azionario, che ha seguito in scia gli entusiasmi relativamente scarsi che sono arrivati dall’Europa. Una pausa prima di riprendere a correre o i primi segnali di chiara stanchezza?

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Boeing: titolo sfiora +4% in vista di accordo con lavoratori e sindacati, che costerà però più di 1 miliardo di dollari in 4 anni

Boeing torna a volare… anche in borsa. Accordo con sindacati in vista spinge il titolo.

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boeing recupero

Boeing $BA è tra le migliori della seduta di borsa odierna, avvicinandosi al +4% rispetto ai valori in apertura di sessione USA. A spingere i titoli del gruppo verso l’alto è la possibilità che si arrivi al termine dello sciopero dopo una buona offerta salariale inviata ai sindacati e che starebbe raccogliendo consensi lì dove ce n’è più bisogno.

Secondo i primi calcoli che stanno circolando il gruppo potrebbe spendere più di 1 miliardo aggiuntivo in salari nei prossimi 4 anni, notizia che però non sembrerebbe aver impattato sull’andamento in borsa del titolo, con gli investitori che sono enormemente più preoccupati del proseguimento dello sciopero che ha messo in ginocchio il gigante della produzione di velivoli. Il voto è comunque previsto per mercoledì e vedrà impegnati oltre 33.000 lavoratori, che andranno alle urne interne dopo scioperi che si protraggono da più di un mese.

Per Boeing la luce in fondo al tunnel?

Miliardo sia. Nonostante si tratti di una cifra importante – che riguarda esclusivamente gli aumenti salariali contenuti nella proposta inviata ai sindacati – le borse festeggiano con una seduta più che positiva per il produttore di velivoli. Sfiorato più volte un +4% molto solido e che riporta il gruppo in carreggiata, per quanto lontano dai prezzi di inizio anno.

Le azioni $BA sono sotto di oltre il 35% rispetto i prezzi di gennaio 2024, per un anno da incubo che ha incluso problemi di produzione e manutenzione che sono poi diventati problemi di sicurezza e che hanno imposto lo stop ad una linea particolare di velivoli dell’azienda.

Mercoledì ne sapremo di più sul voto, che per ora sembrerebbe essere però in accordo con la proposta e dunque in grado di riportare l’azienda alla piena capacità produttiva già da questa settimana. Lo stop aveva preoccupato ulteriormente i mercati, con ripercussioni anche sul prezzo dell’azione.

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Carrefour apre un’indagine sulle condizioni dei dipendenti in Arabia Saudita

Carrefour ha aperto un’indagine sulle condizioni dei lavoratori in Arabia Saudita dopo un rapporto di Amnesty International.

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Carrefour apre un'indagine sulle condizioni dei dipendenti in Arabia Saudita

Carrefour, il colosso della distribuzione alimentare francese, starebbe esaminando il modo in cui vengono trattati i dipendenti di Majid Al Futtaim (MAF), suo partner in franchising in Arabia Saudita. A segnalare quanto sta accadendo è stata Amnesty International, che ha espresso alcune preoccupazioni sulle condizioni di lavoro dei dipendenti.

Un rapporto dell’associazione umanitaria mette in evidenza che alcuni dipendenti dei punti vendita di Carrefour in Arabia Saudita – che sono impiegati presso il Majid Al Futtaim – sarebbero sottopagati e sfruttati. Ma soprattutto sarebbero vulnerabili a causa del loro status di migranti.

Amnesty International è potuta arrivare a queste conclusioni dopo aver effettuato una serie di interviste ed aver raccolto delle informazioni da 17 uomini che provenivano da Nepal, India e Pakistan e che hanno lavorato nelle sedi Carrefour di Riyadh, Dammam e Gedda tra il 2021 e il 2024 e quasi tutti sono o sono stati impiegati da società di fornitura di manodopera e ceduti in appalto a Majid Al Futtaim.

I controlli di Carrefour in Arabia Saudita

In una nota Carrefour spiega che a seguito dell’allarme lanciato da Amnesty, ha immediatamente chiesto al partner MAF di condurre indagini interne tra i suoi dipendenti e subappaltatori in Arabia Saudita.

Nella nota Carrefour aggiunge che al fine di prevenire potenziali situazioni di non conformità ai diritti umani all’interno delle operazioni dirette e indirette del suo partner in franchising, ha deciso di estendere le sue indagini a un ambito di attività più ampio, che copra tutti i requisiti in materia di diritti umani. A tal fine, è stato nominato un esperto indipendente.

I lavoratori hanno riferito ad Amnesty International di essere stati costretti a lavorare 60 ore a settimana e di non essere stati a volte pagati per gli straordinari e costretti a non riposare, in violazione della legge saudita sul lavoro che limita il massimo delle ore lavorative a 48 a settimana.

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