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Debt-for-nature e Emirati al centro dell’apertura del COP 28

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Written by Alessandro Calvo
Diplomato in Scienze Economiche presso l'Ateneo di Torino, mi dedico alla vita di nomade digitale con un focus particolare sugli investimenti azionari. Rivesto il ruolo di gestore e analista capo per il portfolio di azioni su TradingOnline.com. Come ricordato da Peter Lynch, è importante tenere a mente che investire in azioni non equivale a giocare alla lotteria; rappresenta piuttosto la detenzione di una quota parte di un'impresa
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Comincia l’evento più atteso dell’anno legato al clima e alla sostenibilità: Dubai è pronta a ospitare il COP 28 e già in questa prima giornata sono arrivate delle notizie importanti. Sono attesi al summit oltre 500 leader mondiali dal settore pubblico e privato; per la prima volta parteciperanno anche l’industria petrolifera, quella della plastica e persino il Papa. Il Sultano Sultan Al Jaber ha pronunciato il discorso di apertura, accolto da una standing ovation quando il Sultano ha fatto riferimento alla necessità di convogliare più risorse dai paesi ricchi per investire sulla transizione climatica dei paesi più poveri.

I lavori sono già iniziati: nella prima giornata sono arrivate delle novità soprattutto per quanto riguarda la possibilità di allargare gli accordi debt-for-nature e renderli uno strumento stabile nella gestione del debito delle nazioni emergenti. A fare da corredo agli annunci ufficiali, come sempre, ci sono state le voci di corridoio. Stando alle indiscrezioni raccolte dalla stampa, gli Emirati Arabi sarebbero pronti a lanciare un fondo multimiliardario per la transizione climatica.

presentazione della notizia sugli eventi del giorno di apertura del COP 28

Si guarda subito ai paesi in via di sviluppo

Un tema che ha già accompagnato molto le discussioni degli ultimi mesi è stato quello della necessità di convogliare risorse dai paesi più benestanti a quelli emergenti. Questi ricevono appena una frazione degli investimenti che sarebbero necessari per raggiungere gli obiettivi climatici internazionali, e il cambiamento climatico è un problema globale a cui serve una risposta altrettanto globale. Uno dei punti emersi nella prima giornata è stato quello di utilizzare maggiormente gli accordi “debt for nature”, che hanno già trovato delle prime applicazioni in Belize e in Ecuador. Esperimenti che sembrano essere riusciti e che ora dovrebbero iniziare a essere replicati su vasta scala da enti come la World Bank e il Fondo Monetario Internazionale.

In un accordo debt-for-nature, una nazione indebitata che non riesce a stare al passo con i pagamenti del proprio debito può decidere di scambiare il dovere di ripagare gli obbligazionisti con quello di realizzare delle iniziative per contenere il cambiamento climatico. Se gli obbligazionisti accettano, si stabiliscono esattamente i punti e gli obiettivi da raggiungere affinché il governo sia liberato dal debito. Al COP 28 è stata annunciata una nuova task force internazionale per gestire questo tipo di strumenti, che inizialmente sarà guidata dall’Inter-American Development Bank e dagli Stati Uniti. L’associazione pro-ambiente The Nature Conservancy ritiene che, dei 2.2 triliardi di dollari di indebitamento dei paesi emergenti a livello mondiale, oltre un terzo sia un possibile candidato per un accordo debt-for-nature.

foto di pannelli solari immersi nella natura di un parco pubblico

Gli Emirati si preparano a un maxi-fondo per il clima

Secondo fonti anonime che hanno riferito le voci a Reuters, gli Emirati Arabi si starebbero preparando ad annunciare un nuovo fondo sul clima da $30 miliardi con l’appoggio di alcuni dei più grandi investitori mondiali. Tra questi ci sarebbe anche BlackRock, che è pronta a direzionare gli investimenti del nuovo fondo sovrano. Insieme a BlackRock dovrebbero esserci Lunate Capital, TPG e Brookfield: i grandi asset manager non hanno ancora commentato ufficialmente dal momento che l’annuncio ufficiale è atteso per i prossimi giorni, ma si pensa che sia ormai una trattativa già conclusa.

Questa iniziativa continua a dimostrare l’impegno degli Emirati Arabi per cercare di superare i dubbi emersi nel corso degli ultimi mesi. Molti ambientalisti hanno criticato la scelta di ospitare il COP 28 in una delle maggiori nazioni esportatrici di combustibili fossili, ma per mesi gli Emirati hanno continuato a coordinare iniziative per il clima e preparare grandi accordi da annunciare durante la conferenza per il clima. Nel corso delle prossime due settimane ci si aspettano grandi notizie da Dubai, con gli accordi sulle rinnovabili e sui tetti alle emissioni che saranno protagonisti dei prossimi giorni.

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