Si torna alla normalità anche sull’oro? Dopo 3 anni di outflow dagli ETF che in cassa hanno oro fisico, negli ultimi due mesi, secondo i dati diffusi da WGC, ci sarebbero stati due mesi di inflow, ovvero di afflussi di capitali. Per il solo mese di giugno nei forzieri di questi prodotti, che rimangono l’opzione preferita da parte della maggioranza degli investitori in oro, sono finiti 1,4 miliardi di dollari. Rimaniamo comunque molto vicini ai minimi dal 2020, momento storico che ha inaugurato un trend negativo interrotto da soli due mesi.
Per avere una misura di quanto accaduto, basti pensare che da inizio anno rimaniamo in territorio estremamente negativo: -6,7 miliardi di dollari tenendo conto dei principali ETF sull’oro quotati sulle maggiori piazze finanziarie mondiali. Si tratta, sempre secondo i dati che sono stati diffusi da WCG, del peggiore semestre dal 2013 a questa parte, con una concentrazione degli outflow nei prodotti commercializzati in Europa e negli Stati Uniti. Discorso diverso invece in Asia, dove questi prodotti, per quanto molto meno importanti per capitalizzazione rispetto a quelli europei e statunitensi, hanno visto da inizio anno ingressi di capitali maggiori rispetto alle uscite.
2024 anno della svolta per l’oro?
Per gli ETF sull’oro sono stati 3 anni da dimenticare: dal 2020, ininterrottamente, ci sono stati infatti capitali in uscita da prodotti che sono storicamente molto popolari tra gli investitori e che avrebbero dovuto godere, a rigor di logica, delle complicazioni sul piano geopolitico e soprattutto delle incertezze sul piano finanziario. Non è andata esattamente così, complici tassi di interesse elevati praticamente ovunque e che hanno reso bond e prodotti fixed rate molto più interessanti sia per i piccoli che per i grandi investitori.
La situazione è, geograficamente parlando, diversa. Sulle piazze più rilevanti per questi prodotti, USA e Europa, gli outflow sono stati importanti, al punto tale da annullare completamente invece la fame per gli ETF oro fisico in Asia, dove appunto questi prodotti sono sempre più appetibili.
Un mercato però dove l’accesso a questi prodotti è limitato, dove il favore che riscontrano presso il grande pubblico è inferiore rispetto a USA e Europa e dove i movimenti non sono in grado di controbilanciare comunque il pesante trend negativo nei due continenti principali per questo tipo di prodotti.
Che tipo di segnale è?
Si tratta di un segnale per ora modesto e da interpretare, dato che soltanto da due mesi si è tornati in territorio positivo, dopo un 2024 che si era aperto nel peggiore dei modi per questo tipo di veicoli finanziari. Serviranno segnali più decisi, che durino più a lungo e che abbiano delle quantità più rilevanti per parlare di inversione del trend.
Nonostante l’ottima performance dell’oro, europei e americani hanno continuato a preferire fondi money market e più in generale prodotti con rendimento fisso, rendimento che si è fatto elevato proprio grazie alle politiche monetarie restrittive delle due economie di cui sopra.
Ad aiutare l’oro, almeno secondo quello che tutti si aspettano, sarà il ritorno verso tassi di interesse più bassi, percorso già avviato in Europa e che il prossimo settembre dovrebbe essere avviato anche negli Stati Uniti, a meno di clamorose sorprese che arriveranno dai dati sull’inflazione e sul mercato del lavoro.