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Fotovoltaico, Italia in ritardo: mancano i grandi progetti

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Written by Alessandro Calvo
Diplomato in Scienze Economiche presso l'Ateneo di Torino, mi dedico alla vita di nomade digitale con un focus particolare sugli investimenti azionari. Rivesto il ruolo di gestore e analista capo per il portfolio di azioni su TradingOnline.com. Come ricordato da Peter Lynch, è importante tenere a mente che investire in azioni non equivale a giocare alla lotteria; rappresenta piuttosto la detenzione di una quota parte di un'impresa
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Quando si parla dello sviluppo dell’energia fotovoltaica in un paese ci sono essenzialmente due direzioni in cui si può lavorare: quella di favorire le installazioni domestiche e quella di favorire le grandi opere centralizzate. L’Italia si trova a fare i conti con un forte ritardo nello sviluppo del fotovoltaico: appena 6 GW installati dal 2016 a oggi, contro gli oltre 20 GW installati da nazioni come Germania e Spagna. Per arrivare a raggiungere gli obiettivi europei fissati per il 2030 sarebbe necessario installare 12 GW di pannelli fotovoltaici all’anno, un obiettivo irrealistico che la premier Giorgia Meloni ha già anticipato di non poter raggiungere. Di fronte alla pubblicazione di nuovi dati visionati da Reuters, emerge come il ritardo sia in gran parte dovuto a un lavoro nella direzione sbagliata.

I dati provengono da SolarPower Europe, un’associazione del settore che raccoglie quasi tutte le grandi aziende nel mondo del fotovoltaico a livello europeo. Secondo questi dati, la gran parte del successo dell’avanzata del fotovoltaico in Spagna e in Germania deriva dall’aver investito in progetti con capacità superiore a 1 MW. Invece in Italia si è puntato soprattutto sulle politiche di incentivi per le famiglie, favorendo piuttosto l’installazione di piccoli impianti che risultano meno efficienti dal punto di vista della strategia complessiva nazionale.

presentazione della notizia su ritardo italiano negli obiettivi europei sul fotovoltaico
Il fotovoltaico è particolarmente importante per il nostro paese, che non è battuto dai forti venti dei partner europei con coste oceaniche

Un’eredità del Superbonus

Il defunto “Superbonus 110%” è stato il principale investimento pubblico nell’energia solare in Italia, in tutta la storia del nostro Paese. L’UE ha messo a disposizione delle risorse per la sostenibilità e la transizione energetica, aiutando ogni stato membro a uscire dalle difficoltà causate dalla pandemia, e i governi precedenti hanno insistito per investirli soprattutto su efficientamento termico e pannelli installati sui tetti. Infatti era previsto che gli investimenti in pannelli solari, in presenza di alcuni requisiti specifici, potessero essere approvati per ricevere il bonus del 110%. Nello stesso tempo, però, non sono state allocate risorse per aiutare lo sviluppo di grandi progetti centralizzati da utilizzare come vere e proprie centrali fotovoltaiche.

Il risultato è che il nostro paese si trova ad avere una grandissima quota di fotovoltaico proveniente da piccole installazioni domestiche, al punto che il numero di pannelli installati sui tetti italiani supera quello installato in Francia e Spagna. Questi due paesi risultano però molto più avanti nel raggiungimento dei target 2030, proprio grazie al fatto di aver dirottato una quantità maggiore di risorse verso grandi progetti. La posizione geografica favorevole dell’Italia dovrebbe favorire questo tipo di energia nel nostro paese, ma evidentemente le cose non sono andate come i governi precedenti avrebbero sperato.

Durante il 2022, in Italia sono stati 137.000 gli impianti solari a usufruire del superbonus

Pannelli sui tetti: valgono un investimento pubblico?

Come spiega Agostino Re Rebaudengo, presidente dell’associazione Elettricità Futura, c’è una grande differenza di efficienza tra le installazioni domestiche e quelle presso grandi centrali. Con lo stesso investimento, un grande progetto centralizzato è in grado di produrre il doppio dell’energia rispetto a tante piccole installazioni. Considerando che il governo attuale ha da poco investito sul centro produttivo di Enel, però, sembra che la direzione stia cambiando: la bacchettata europea è servita a spingere l’Italia verso un orizzonte diverso, in cui si prevede un numero maggiore di grandi impianti. Detto questo, come fa notare il Ministro dell’Energia Gilberto Pichetto Fratin, la natura fortemente collinare e montuosa del nostro paese rende difficile identificare dei buoni spazi dove realizzare progetti di grandi dimensioni -specie considerando che molte delle regioni più soleggiate sono anche le meno pianeggianti-.

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