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Germania: produzione industriale ancora giù. È il sesto mese consecutivo

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Written by Gianluca Grossi
Attivo come analista economico dal 2009, collaboro con TradingOnline.com dove fornisco approfondimenti sul Forex, sulla macroeconomia e sul mercato azionario, prestando particolare attenzione alle economie in ascesa quali quelle di Turchia, Brasile, Indonesia e Cina. Ricopro inoltre il ruolo di caporedattore per il rinomato giornale online Criptovaluta.it, una risorsa chiave per chi è interessato al settore delle criptovalute e del Bitcoin. Il mio interesse si estende al mercato degli ETF, soprattutto quelli negoziati a New York, mantenendo sempre un'attenta osservazione sulle dinamiche di mercato.
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Dalla Germania continuano a piovere segnali di recessione e – per uscire dal tecnico – di problemi di carattere produttivo. Per il sesto mese consecutivo la produzione industriale ha riportato crescita negativa, questa volta contro quello che era il consenso che si era formato tra analisti e grandi banche d’affari. Un dato che si aggiunge a quello altrettanto pessimo sugli ordini e che segnala come la ormai ex locomotiva d’Europa stia affrontando un periodo molto poco felice.

La manifattura, che è poi al centro dell’economia del gigante tedesco – continua ad avere problemi che non può risolvere per conto proprio: dai costi energetici fino ad una debolezza intrinseca della domanda globale, che sta punendo proprio quelle economie maggiormente votate all’export e appunto alla manifattura, come anche quella cinese. A preoccupare ulteriormente è l’entità del calo: nonostante il consenso fosse in positivo tra lo 0,2% e lo 0,3% per i principali analisti, dalla Germania è arrivato il dato definitivo di un calo dello 0,7%.

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Ancora giù la produzione industriale tedesca

Preoccupazioni tedesche e preoccupazioni per l’Europa

Manca il dato, che avremo tra pochi giorni, per certificare l’entrata in recessione dell’economia tedesca, economia centrale per tutta l’area euro e che sta vivendo ormai da qualche mese delle grosse difficoltà. Segnale ulteriore delle difficoltà di cui sopra è appunto il dato sulla produzione industriale, che ha fatto registrare un ulteriore ribasso, per quanto relativamente contenuto, che però completa una serie di ribassi che dura ormai da 6 mesi e che è stato preceduto da crescite assai modeste e praticamente prossime allo zero. Una fotografia, quella che viene fuori dall’economia di Berlino, assai preoccupante non solo per la Germania, ma anche per l’Europa, che dalla locomotiva tedesca dipende tanto per il settore industriale che per quello dei servizi.

Tutto questo mentre la recente manovra del governo federale ha scontentato tutti e ha portato in strada migliaia di agricoltori che hanno di fatto paralizzato il paese, complici tagli ai sussidi per l’acquisto di diesel agricolo che gli addetti al settore non hanno mandato giù.

Quando l’economia rallenta però la coperta si fa sempre troppo corta, ed è proprio in virtù delle dimensioni ridotte di questa coperta che è difficile vedere un rimbalzo possibile per l’economia tedesca. I grandi investimenti del settore pubblico sono di fatto frenati – e con la domanda privata che langue, c’è da chiedersi per quanto ancora si sarà in territorio non solo recessivo, ma anche con una produzione industriale calante.

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Energia e domanda globale fiacca i principali problemi

Una situazione complessa e senza soluzioni di breve periodo

Un gigante industriale e energy intensive come quello tedesco ha bisogno di energia a basso costo che, dall’inizio del conflitto in Ucraina, è diventata sempre di più un miraggio. Una situazione che non ha soluzioni né di breve, né di medio e lungo periodo. Così come sembra difficile per ora aspettarsi, per quanto siamo nell’anno che vedrà ampi tagli ai tassi in tutto il mondo o quasi, un ritorno ad una domanda globale più sostenuta, nonostante uno dei principali partner commerciali diBerlino, la Cina, potrebbe avere in serbo per i mercati piani di stimolo concreti.

È un momento preoccupante per tutte le economie dell’area euro, compresa quella italiana, che in termini di manifattura dipende in modo importante da quella tedesca. E mentre tutti sono alla ricerca di una nuova locomotiva, sono sempre meno quelli disposti a credere che sarà appunto la Francia, che pur sta crescendo più della Germania.

Tempi duri, che forse potrebbero far riconsiderare certe politiche monetarie alla Banca Centrale Europea, per quanto non sia ancora il tempo delle colombe.

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