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Gli azionisti di J-Power contro la sua politica climatica

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Written by Chiara Ricciato
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Tre grandi gestori di fondi di investimento hanno presentato congiuntamente, per il secondo anno consecutivo, una risoluzione degli azionisti del generatore di energia elettrica giapponese Electric Power Development Co Ltd, noto come J-Power, secondo quanto è stato dichiarato in un comunicato stampa martedì 9 maggio.

La risoluzione è stata presentata all’Australasian Centre for Corporate Responsibility (ACCR), un gruppo climatico no-profit, ed è sostenuta da Amundi, una società francese di gestione dei patrimoni, HSBC Asset Management, la divisione globale per i servizi di investimento del Gruppo HSBC, una delle più importanti istituzioni finanziarie e bancarie al mondo, e Man Group, il più grande hedge fund al mondo, quotato alla borsa valori di Londra, ha riportato ACCR.

Insieme, Amundi, Man Group e HSBC Asset Management gestiscono quasi 3 trilioni di dollari di attività. Gli investitori chiedono al proprietario della centrale elettrica giapponese di stabilire e divulgare obiettivi credibili di riduzione delle emissioni a breve e medio termine in linea con gli obiettivi dell’Accordo di Parigi sul cambiamento climatico e di divulgare come le politiche di remunerazione si relazionano agli obiettivi di riduzione delle emissioni dell’azienda.

immagine di presentazione della notizia sulla risoluzione congiunta degli azionisti di J-Power per la riduzione delle emissioni dell'azienda
Gli azionisti di J-Power cercano di costringere l’azienda a ridurre le emissioni in linea con l’Accordo di Parigi

La pressione degli investitori per il ritiro delle centrali a carbone

J-Power è il più grande operatore giapponese di centrali elettriche a carbone. Secondo il comunicato di ACCR, l’azienda non ha pianificato in modo credibile il ritiro dei suoi impianti di produzione di energia a carbone, anzi sta spendendo denaro per tecnologie per prolungare la vita delle centrali, che coinvolgono quella che definiscono come tecnologia “speculativa”, come l’utilizzo di ammoniaca per la combustione.

Gli azionisti hanno anche in programma di votare contro il direttore responsabile della strategia di decarbonizzazione attuale di J-Power, la cosiddetta Blue Mission 2050, che prevede lo sviluppo di 15.000 MW di energia rinnovabile, una centrale nucleare, l’eliminazione graduale delle centrali a carbone o il passaggio alla co-combustione di biomassa e ammoniaca e l’utilizzo dell’idrogeno nella generazione di energia e per la produzione di carburante.

Già lo scorso anno, Man, Amundi e HSBC hanno presentato una proposta simile, che affermano essere stata la prima proposta legata al clima da parte di un gruppo di investitori istituzionali a una società giapponese. Nonostante la proposta abbia ricevuto il sostegno del 26% degli azionisti, i tre grandi gestori di fondi credono che J-Power non abbia risposto adeguatamente alla risoluzione e sostengono che l’azienda non sta facendo abbastanza per decarbonizzare.

Jason Mitchell, il responsabile della ricerca sugli investimenti responsabili presso Man Group, ha affermato in una dichiarazione che gli azionisti sono preoccupati che la continua dipendenza di J-Power dall’ammoniaca come combustibile complementare nella soluzione del suo piano climatico non sia compatibile con gli obiettivi globali di decarbonizzazione e che continuare su questa strada avrà un impatto sul valore azionario a lungo termine.

La responsabile della ricerca ESG (Environmental, Social and Corporate Governance, governance ambientale, sociale e aziendale) di Amundi, Caroline le Meaux, ha ribadito che la strategia di J-Power scommette contro il successo dell’Accordo di Parigi e rischia il valore degli azionisti nel processo; ha, inoltre, sottolineato che i Paesi membri dell’OCSE (l’organizzazione internazionale di studi economici per i Paesi sviluppati aventi in comune un’economia di mercato) prevedono di eliminare la generazione a carbone entro il 2030.

Il tema della lotta ai cambiamenti climatici sta diventando sempre più importante anche per i grandi investitori e le società di asset management. In particolare, le società che investono in aziende che utilizzano combustibili fossili sono sempre più soggette a pressioni da parte degli investitori, in quanto queste attività contribuiscono all’emissione di gas a effetto serra e al cambiamento climatico.

I fondi di investimento di Amundi e HSBC Asset Management hanno messo in atto diversi meccanismi per aumentare la propria responsabilità sociale in merito alla lotta ai cambiamenti climatici. Per esempio, Amundi ha deciso di escludere le società di combustibili fossili dai suoi fondi, mentre HSBC Asset Management ha lanciato un nuovo fondo di investimento con l’obiettivo di accelerare la transizione verso un’economia a bassa emissione di carbonio.

immagine di cubo tridimensionale son tredicesimo obiettivo dell'agenda 2030 dell'ONU "azione climatica"
Negli ultimi tempi le società che investono in aziende che utilizzano combustibili fossili sono sempre più soggette a pressioni da parte degli investitori

Inoltre, il coinvolgimento di grandi società di investimento come Amundi e HSBC Asset Management in proposte di questo tipo può essere un primo passo importante per incoraggiare altre società in tutto il mondo ad assumersi la responsabilità di ridurre le loro emissioni di gas a effetto serra e contribuire alla lotta ai cambiamenti climatici.

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