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Governatore New York: inondazioni sono la nuova normalità

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Written by Alessandro Calvo
Diplomato in Scienze Economiche presso l'Ateneo di Torino, mi dedico alla vita di nomade digitale con un focus particolare sugli investimenti azionari. Rivesto il ruolo di gestore e analista capo per il portfolio di azioni su TradingOnline.com. Come ricordato da Peter Lynch, è importante tenere a mente che investire in azioni non equivale a giocare alla lotteria; rappresenta piuttosto la detenzione di una quota parte di un'impresa
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Un’otaria nuota fuori dalla sua piscina, in mezzo all’acqua di cui ora dispone al di fuori di dov’era stata confinata dai guardiano dello zoo. Nel frattempo, 120 pazienti dell’ospedale di Woodhull vengono trasferiti verso altre strutture: l’ospedale è senza elettricità e presto finirà quella fornita dai generatori di emergenza. Questa è la situazione di New York in questo fine settimana, segnato da oltre 20 centimetri d’acqua caduti nel corso di poche ore. Ci sono grandi problemi legati alla situazione attuale, di cui si cercano le cause: la più accreditata è quella del cambiamento climatico, alla quale si attribuisce questo aumento notevole di inondazioni a New York nel corso degli ultimi anni.

Si tratta della città più popolosa degli Stati Uniti, nonché della capitale finanziaria mondiale. Un giorno in cui cade troppa acqua per poter svolgere le normali funzioni dell’economia significa miliardi di dollari persi in produttività mancata. Senza considerare quanto costi intervenire per sistemare la situazione, considerando che l’intera metropolitana newyorkese in questo momento è completamente allagata. Il governatore dello Stato di New York fa presente che non si tratta né di una situazione isolata, né di una situazione anomala: la definisce una “nuova normalità”, fatta di effetti del cambiamento climatico sempre più visibili e ricorrenti.

presentazione della notizia su inondazioni a new york
La capitale finanziaria mondiale è sott’acqua da oltre 24 ore, con problemi gravi per l’economia locale

Stato d’emergenza ancora per sei giorni

Al momento, la città di New York ha stabilito che ancora per sei giorni la città continuerà a rimanere in stato d’emergenza. Per il momento non sono state riportate vittime né dispersi, ma ci sono gravi danni economici. Persino il presidente Joe Biden è intervenuto sulla questione, ma solo per assicurare che le risorse federali saranno messe a disposizione se necessario. Chi si è espresso in modo più approfondito è invece la governatrice Kathy Hochul, che non ha dubbi nell’etichettare la situazione come frutto del cambiamento climatico. E nel definire questa situazione la “nuova normalità“, fa riferimento al fatto che ci siano stati studi specifici sul tema. Non si tratta dunque di un’opinione personale, ma del risultato di report dei climatologi e degli scienziati americani.

Ci si aspetta che la situazione tenda a migliorare nel corso del fine settimana, e che per il pomeriggio di domenica la pioggia dovrebbe fermarsi. Ma le istituzioni sono state chiare: succederà di nuovo e succederà sempre di più. Un reminder di come il cambiamento climatico possa colpire tutti, e che non si tratti soltanto di un problema di riscaldamento della temperatura media dell’aria o dei mari.

foto di una strada allagata
Oltre alle piogge torrenziali, già da anni New York fa i conti con il problema del livello dell’acqua che si sta alzando gradualmente e inesorabilmente

Nazioni lontane, problemi vicini

La pioggia di New York in questi giorni sembra più impattante per i mercati finanziari rispetto a quella che si è verificata in Libia poche settimane fa. A Derna, dove due dighe sono trasbordate per via delle piogge torrenziali, si sono già contati 2.300 morti e 10.000 dispersi secondo i dati della Croce Rossa. Due mondi estremamente lontani, quello della capitale finanziaria americana e quello della povera città libica. Ma due mondi accomunati dal fatto che il cambiamento climatico si stia manifestando sempre di più con l’alternanza di siccità e poi piogge torrenziali. Un problema serio, che danneggia tutti: la popolazione, l’economia e l’ambiente.

Tutto questo farà da scenario al COP 28, l’importante conferenza climatica in arrivo a dicembre dove le nazioni più importanti del mondo si riuniranno per discutere di piani concreti contro il cambiamento climatico. La direzione è sempre di più quella di trattare questo problema come un problema globale, con investimenti dai paesi sviluppati verso le nazioni emergenti. Già nei mesi scorsi, a Parigi si è arrivati a decisioni importanti da questo punto di vista, ma gli scienziati chiedono interventi più diretti per riuscire a contenere gli effetti del cambiamento climatico.

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