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L’Egitto si prepara a emettere bond in yuan per $500 milioni

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Written by Alessandro Calvo
Diplomato in Scienze Economiche presso l'Ateneo di Torino, mi dedico alla vita di nomade digitale con un focus particolare sugli investimenti azionari. Rivesto il ruolo di gestore e analista capo per il portfolio di azioni su TradingOnline.com. Come ricordato da Peter Lynch, è importante tenere a mente che investire in azioni non equivale a giocare alla lotteria; rappresenta piuttosto la detenzione di una quota parte di un'impresa
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L’Egitto cerca di raccogliere capitali per rilanciare l’economia nazionale, preda di una crisi di inflazione che sembra continuare ad aggravarsi. Di recente la banca centrale ha anche annunciato di voler mantenere invariati i tassi, facendo pensare che la pressione sui prezzi potrebbe continuare ad aumentare. Il governo pensa però alla crescita e allo sviluppo, con un nuovo progetto legato all’energia rinnovabile che dovrebbe essere finanziato con la raccolta di capitali dall’estero. Il piano prevede l’emissione di nuove obbligazioni green per un valore di $500 milioni, ma non sembra che la raccolta sia destinata ad avvenire in dollari americani.

Il piano è quello di emettere le nuove obbligazioni sul Panda Bond Market, un mercato pensato per le emissioni internazionali di bond che avvengono da parte di istituzioni pubbliche non cinesi. Questa è una decisione interessante, soprattutto in un momento in cui si continua a parlare di de-dollarizzazione e di aumento dell’importanza dello yuan come valuta riserva per le banche centrali. L’emissione sembra ormai destinata ad avvenire, dopo che l’Egitto è riuscito ad assicurarsi una parziale garanzia da parte dell’African Development Bank.

presentazione della notizia sulla nuova emissione di panda bonds egiziana
I Panda bonds spesso permettono di finanziarsi a tassi di interesse più bassi per i paesi emergenti

Nuovi piani per la sostenibilità

Il piano del governo egiziano è quello di utilizzare i fondi provenienti dalla raccolta di nuove obbligazioni per finanziare nuovi progetti sostenibili. Si parla soprattutto di energia rinnovabile, trasporti non inquinanti e gestione delle acque reflue. Questi sono i settori a cui viene data la priorità dal Sovereign Sustainable Financing Network, il progetto egiziano che si occupa di pianificare la transizione ecologica nazionale a lungo termine. L’emissione richiede però di trovare capitali, una missione non facile per un’economia in seria difficoltà tra inflazione e crescita stagnante.

La soluzione pensata dal governo egiziano è quella di ottenere, prima di tutto, una garanzia sull’emissione delle nuove obbligazioni. Questo risultato è stato ottenuto da poche ore, con l’approvazione di una garanzia da $345 milioni da parte dell’African Development Bank. La garanzia non copre dunque tutta l’emissione, ma dovrebbe essere abbastanza per convincere gli investitori cinesi a comprare le nuove obbligazioni. L’Egitto intende finanziarsi sul Panda Market, il mercato dove si vendono in yuan cinesi i bond emessi da istituzioni che si trovano al di fuori della Cina.

foto della zona portuale di Il Cairo
Lo sviluppo economico egiziano è in panne per via dell’iperinflazione

I Panda bonds come soluzione per la raccolta di capitali

I Panda bonds sono una soluzione sempre più comune tra le nazioni in via di sviluppo che vogliono raccogliere capitali sui mercati internazionali. Le emissioni in dollari americani o in euro sono più complesse da gestire, perché solitamente gli investitori comandano un premio per il rischio più alto per investire i propri fondi. Nel caso dei Panda bonds, la convenienza economica non è l’unico motivo per cui vengono emessi questi titoli. Da tempo la Cina cerca di estendere la sua influenza sul continente africano, soprattutto con investimenti e prestiti.

Molto spesso le condizioni di questi prestiti prevedono di far costruire un’infrastruttura da parte delle aziende cinesi, favorendo l’ulteriore sviluppo dell’economia cinese. E nel caso in cui il prestito non venga ripagato, altrettanto spesso, le condizioni prevedono che sia direttamente la Cina a prendere controllo delle infrastrutture che sono state finanziate con la raccolta di capitali. In questo modo il rischio di insolvenza dell’emittente diventa un rischio meno importante per gli investitori, che vedono dietro all’operazione un fine più ampio rispetto al solito ottenimento delle cedole.

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