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Per Janet Yellen, i problemi delle banche non sono finiti

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Written by Alessandro Calvo
Diplomato in Scienze Economiche presso l'Ateneo di Torino, mi dedico alla vita di nomade digitale con un focus particolare sugli investimenti azionari. Rivesto il ruolo di gestore e analista capo per il portfolio di azioni su TradingOnline.com. Come ricordato da Peter Lynch, è importante tenere a mente che investire in azioni non equivale a giocare alla lotteria; rappresenta piuttosto la detenzione di una quota parte di un'impresa
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Secondo il Ministro del Tesoro statunitense, Janet Yellen, i problemi per le banche statunitensi non sono finiti. Il Ministro parla letteralmente di “consolidamento” del settore bancario, indicando le acquisizioni di banche più piccole da parte di istituti più grandi. Questo tipo di operazioni, però, soprattutto negli Stati Uniti tende a verificarsi quando una di queste banche più piccole si trova prossima al collasso finanziario. Le dichiarazioni di Janet Yellen sono state rese ai microfoni della CNBC e hanno destato una certa dose di preoccupazione tra gli azionisti delle banche americane, che quantomeno si aspettano che il peggio sia ormai passato.

I tassi di interesse in rialzo di questi mesi hanno portato a una serie di fallimenti che non si vedevano, così importanti e ravvicinati, dai tempi della crisi del 2008. Per quanto gli indicatori economici siano molto distanti da quelli di quel tempo, per le banche continua a essere un momento difficile. L’avviso del Ministro Yellen arriva soprattutto in virtù della situazione del settore degli immobili commerciali. Soprattutto il mercato degli uffici, valutato 1.5 triliardi di dollari negli Stati Uniti, si trova in forte difficoltà per la politica monetaria e per la situazione del lavoro da remoto. Questo desta preoccupazione per le banche che hanno una maggior esposizione al settore.

presentazione della notizia sulle dichiarazioni di Janet Yellen su banche e immobili commerciali
Per il settore delle banche potrebbero essere in arrivo altri problemi

Gli uffici mettono in difficoltà le banche

Il mercato degli uffici ha già visto un forte crollo delle quotazioni delle società che se ne occupano. Guardando al grafico dei REITs più conosciuti, le azioni si trovano al di sotto del punto più basso toccato durante il 2020. Alcuni fondi d’investimento hanno addirittura già dovuto dichiarare bancarotta, come nel caso di Brookfield DTLA. La motivazione è la domanda in continuo calo, che però diventa evidente soltanto a distanza di due anni dalla pandemia. Il motivo sarebbe duplice: la nuova cultura del lavoro da remoto e la struttura dei contratti che vengono stipulati tra le aziende e i proprietari degli immobili.

Malgrado la maggior parte delle grandi società abbia richiamato i propri lavoratori in ufficio, i contratti con i lavoratori prevedono solitamente almeno una percentuale di giorni in cui è possibile lavorare da casa. Questo fa sì che, anche a fronte dello stesso numero di dipendenti, un’azienda possa aver bisogno di meno spazio in ufficio. In un primo momento, l’impatto è stato contenuto perché i contratti tra imprese e proprietari degli immobili hanno durata pluriennale nella quasi totalità dei casi. Dunque solo con il tempo, cumulativamente, si è notata la vera entità del calo della domanda. Questo ora pesa sui bilanci delle società che li possiedono, spesso dopo averli acquistati con mutui e prestiti.

grafico confronto andamento reits di uffici
L’andamento di alcuni dei principali REITs di uffici negli ultimi 5 anni

L’effetto a cascata sulle banche

Solitamente i grandi uffici statunitensi sono di proprietà di aziende o fondi che gestiscono tante proprietà. Queste grandi aziende prendono in prestito soldi dalle banche e li raccolgono presso gli investitori, per poi acquistare gli uffici da concedere in leasing o in affitto ad altre imprese. Se gli inquilini decidono di non rinnovare i contratti, non soltanto i proprietari degli uffici avranno meno entrate; per le banche che hanno stipulato mutui con queste società, significa rate non incassate e pressione sui profitti. Questo spaventa i correntisti, ed è proprio l’atteggiamento dei correntisti che causa situazioni come quella di Silicon Valley Bank o First Republic Bank.

Nel momento in cui gli investitori temono che la propria banca stia andando incontro a perdite e che potrebbe non essere in grado di onorare i prelievi, corrono a prelevare il loro denaro. Il risultato è una crisi di liquidità, come quella che ha già fatto collassare quattro banche statunitensi in meno di sei mesi. Janet Yellen ritiene che il settore degli immobili commerciali sia sufficientemente grande da poter avere questo tipo di ricaduta sul comparto bancario. Sottolinea anche che gli alti tassi di interesse di oggi, che rendono difficile rifinanziare i mutui, peggiorano la situazione. Detto ciò, invita gli investitori a non spaventarsi di fronte a questa situazione e assicura che la solvibilità delle banche americane è elevata.

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