News, Materie prime

Regole UE su deforestazione: carne, caffè e cacao a rischio

Avatar di Alessandro Calvo
Written by Alessandro Calvo
Diplomato in Scienze Economiche presso l'Ateneo di Torino, mi dedico alla vita di nomade digitale con un focus particolare sugli investimenti azionari. Rivesto il ruolo di gestore e analista capo per il portfolio di azioni su TradingOnline.com. Come ricordato da Peter Lynch, è importante tenere a mente che investire in azioni non equivale a giocare alla lotteria; rappresenta piuttosto la detenzione di una quota parte di un'impresa
Scopri i nostri principi editoriali

A partire dal 30 dicembre 2024 entreranno in vigore le nuove normative europee EUDR per combattere la deforestazione. Si tratta di nuove regole per tracciare la provenienza dei prodotti importati nell’Unione Europea, assicurando che non provengano da aree deforestate di recente. Lo scopo è nobile, cioè quello di limitare l’incentivo che i produttori possono avere -anche a migliaia di chilometri di distanza- a disboscare terreni per aumentare la produzione di commodities agricole. Al tempo stesso, però, queste normative ambientali stanno avendo un forte impatto sociale: si teme che in molte aree del mondo siano i piccoli produttori a farne le spese.

Il problema riguarda tantissimi alimenti comuni: la carne che arriva prevalentemente dall’America Latina, la gomma estratta nel sud-est asiatico, il cacao proveniente dall’Africa e l’olio di palma che arriva dall’Indonesia. Tutti casi accomunati dal fatto che l’Unione Europea ora chiede di geolocalizzare e tracciare la provenienza di ogni singolo prodotto importato, cosa che richiede investimenti elevati e un iter burocratico complesso. Senza una soluzione, si rischia che siano i piccoli coltivatori e allevatori a farne le spese.

presentazione della notizia su supply chain a rischio per normative UE anti-deforestazione
Il nuovo regolamento è stato approvato lo scorso aprile

Cosa prevede la normativa EUPR

La normativa europea anti-deforestazione prevede che gli esportatori debbano accreditarsi presso un portale ufficiale dell’Unione Europea, appositamente creato per questo scopo, dove dovranno caricare tutti i dati a dimostrazione del loro rispetto del regolamento. Il regolamento stesso prevede che i prodotti non possano provenire da aree deforestate dopo il 2020, con l’obiettivo di non incoraggiare il disboscamento delle riserve verdi del mondo. Secondo le stime più aggiornate, la deforestazione è causa di oltre il 10% della CO2 emessa nell’atmosfera ogni anno. Oltre a questo problema, dato dal fatto che tagliare alberi libera anidride carbonica, si ha l’effetto di perdere il lavoro benefico svolto dalle piante nell’assorbire CO2 ed emettere ossigeno.

I produttori dovranno indicare chiaramente le aree da cui proviene ogni lotto di prodotto venduto, insieme a dati sulla geolocalizzazione e sullo storico di quei terreni. Il software realizzato dall’Unione Europea tuttavia non aiuta a ottenere questi dati, che devono essere ottenuti attraverso enti accreditati esterni e software di terze parti. Nel caso in cui un produttore non dovesse riuscire a dimostrare di avere tutte le carte in regola, potrebbe perdere la sua possibilità di continuare a esportare verso i paesi dell’Unione in futuro.

Cacao e caffè sono tra le materie prime più a rischio

Quali prodotti sono a rischio

Una lunga serie delle materie prime agricole menzionate nell’EUDR vengono fornite in grandi quantità da piccoli produttori. Nel caso della gomma, ad esempio, l’UE importa circa 300.000 tonnellate di prodotto dall’Indonesia ogni anno per un giro d’affari di mezzo miliardo di euro. Oltre il 90% di questa produzione è in mano a piccoli agricoltori che spesso vivono sotto la soglia di povertà, per cui difficilmente in grado di mettersi al passo con i dati richiesti dall’Unione Europea. Al tempo stesso, l’impatto ambientale di questa filiera -soprattutto in termini di deforestazione- è estremamente alto.

Lo stesso vale per le importazioni di cacao dall’Africa e dal Ghana, per la carne argentina e brasiliana, e così via. Si teme invece che i grandi gruppi industriali che hanno più risorse finiscano per riuscire ad avere le carte in regola, ad esempio dedicando solo alcuni specifici terreni alla produzione da esportare verso l’UE, ma continuando a disboscare altre aree per foraggiare la crescita in altri mercati. Un problema sospeso a metà tra l’impatto climatico e quello sociale, che continua a suscitare lo scontento di molti paesi emergenti.

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *