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UK verso l’esportazione di energia pulita in Europa

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Written by Chiara Ricciato
Animata da un vivo interesse per l'analisi fondamentale delle aziende e le dinamiche interne, questo individuo si distingue per la sua curiosità e versatilità. È costantemente alla ricerca di nuove informazioni per arricchire il proprio sapere, dedicandosi alla lettura di report finanziari trimestrali per mantenere un'aggiornata comprensione del mercato.
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Il Regno Unito potrebbe sbloccare 70 miliardi di sterline (pari a più di 87 miliardi di dollari) ogni anno nel settore delle energie rinnovabili, secondo Chris Walker, un ex economista del governo britannico. È quanto è stato riportato lunedì 15 maggio dal noto quotidiano britannico The Guardian.

Il Paese potrebbe diventare una superpotenza delle energie pulite a livello globale se gli investimenti venissero incrementati. Un nuovo rapporto ha, infatti, rilevato che aumentando la produzione di energia elettrica pulita del Regno Unito del 50% rispetto alle previsioni attuali per il 2050, il Paese potrebbe diventare un esportatore di energia verde verso l’Europa continentale, generando un valore di 17 miliardi di sterline (circa 21 miliardi di dollari) ogni anno.

immagine di presentazione della notizia su un nuovo rapporto secondo cui il Regno Unito potrebbe diventare un esportatore di energia pulita
Secondo un nuovo rapporto, il Regno Unito potrebbe diventare uno dei mercati più attraenti per le aziende che affrontano i cambiamenti climatici

Opportunità di investimenti green

Secondo il rapporto per il Business Council for Sustainable Development del Regno Unito, che fa parte del Consiglio Mondiale delle Imprese per lo Sviluppo Sostenibile (World Business Council for Sustainable Development, WBCSD), un’organizzazione globale di oltre 200 aziende leader che lavorano insieme per accelerare la transizione verso un mondo sostenibile, l’ambizione del Regno Unito di generare più energia verde di quanto necessario per raggiungere i suoi obiettivi climatici potrebbe creare anche 279.000 posti di lavoro nel settore delle energie pulite nazionali e sostenere complessivamente 654.000 posti di lavoro nel Paese.

L’analisi di Walker ha concluso che sarebbe plausibile per il Regno Unito trasformarsi da un importatore netto di energia in un esportatore di energia verde, prendendo il comando nella corsa globale verso l’obiettivo di emissioni nette zero. Andando oltre lo zero netto, infatti, l’economia britannica attirerebbe trilioni di sterline di investimenti privati globali e raddoppierebbe il beneficio economico atteso di 35 miliardi di sterline (pari a 43,70 miliardi di dollari) ogni anno per il percorso attuale.

Le forti competenze del Regno Unito nella generazione di energia pulita lo pongono in una posizione unica nella corsa verso lo zero netto, che può portare a una crescita economica significativa e sostenuta, un aumento della produttività e un incremento delle esportazioni, si legge nel rapporto.

Tuttavia, la Gran Bretagna potrebbe perdere questa occasione unica, a meno che i responsabili delle politiche governative non rimuovano gli ostacoli che frenano le ambizioni del Paese nel settore dell’energia verde, è stato aggiunto.

Di fatto, l’analisi di Walker sostiene anche che altre economie avanzate intraprenderanno percorsi simili contemporaneamente al Regno Unito. Per consolidare la leadership del Paese nell’affrontare questa sfida, è necessario prendere decisioni cruciali in materia di politiche pubbliche, sostenute dagli investimenti di organizzazioni del settore privato, per garantire che il Regno Unito realizzi e sfrutti gli investimenti necessari per trarre vantaggio dai propri punti di forza.

Inoltre, il rapporto ha avvertito che la National Grid, una multinazionale britannica di servizi di elettricità e gas che attraverso le sue unità National Grid Ventures e National Grid Partners lavora anche ad innovazioni per aiutare a rivoluzionare e decarbonizzare il futuro dell’energia, sta faticando ad affrontare il numero crescente di nuovi progetti di energia pulita che richiedono il collegamento alla rete, che sono passati da 50 all’anno a 50 al mese nell’ultimo decennio, lasciando dunque molti progetti con un tempo di attesa di 10-15 anni per fornire al sistema energetico del Regno Unito energia pulita.

Il governo dovrebbe, quindi, anche intervenire per garantire che il Paese disponga di abbastanza batterie per immagazzinare la sua elettricità rinnovabile e creare un mercato per la produzione di idrogeno verde. Inoltre, il patrimonio abitativo e gli edifici commerciali del Regno Unito devono essere adattati per migliorare l’efficienza energetica della nazione.

Il presidente del Business Council for Sustainable Development del Regno Unito, Jason Longhurst, in linea con l’analisi di Walker, ha dichiarato che la Gran Bretagna ha il potenziale per generare enormi quantità di energia pulita che trasformerebbero il Paese da un importatore netto di energia a una nazione che esporta grandi quantità di energia pulita, per un valore di 17 miliardi di sterline ogni anno, verso l’Europa continentale.

immagine di batteria aperta di energia verde
La Gran Bretagna deve investire in batterie e idrogeno verde per sostenere la sua transizione energetica

La società ritiene che questo documento fornisca una base di prove per consentire al governo britannico di promuovere nuovi incentivi alla transizione energetica, sfruttare ulteriori investimenti del settore privato e posizionare il Regno Unito come uno dei mercati più investibili al mondo per le aziende che affrontano le sfide create dal cambiamento climatico, ha concluso Longhurst.

Già nei mesi scorsi il Climate Change Committee (CCC) del Regno Unito, un ente pubblico indipendente non dipartimentale fondato per consigliare il Paese nell’affrontare e prepararsi per il cambiamento climatico, aveva pubblicato un rapporto simile che prevedeva una trasformazione del sistema energetico della nazione entro il 2035 (attraverso un aumento della produzione eolica offshore e onshore, una maggiore produzione di energia nucleare e solare, una riduzione dell’uso del gas naturale e un focus sull’uso di idrogeno a basse emissioni) al fine di raggiungere i suoi obiettivi climatici.

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