AUD: ancora trend negativo nonostante i falchi di Sydney
C’è un grosso problema per le principali banche centrali del pianeta: la credibilità. Nonostante da Washington a Sydney, passando per Francoforte, ci si affanni a ricordare che il cammino rialzista per i tassi potrebbe non essere ancora al termine, i mercati ci credono poco. Il problema sembrerebbe essere più sviluppato che altrove proprio in Australia, dove la lingua parlata dalla Reserve Bank – che svolge il ruolo di banca centrale – è stato sempre o quasi inequivocabilmente hawkish.
Nonostante ciò, AUD non solo ha sofferto fino a oggi contro USD, ma anche l’outlook che i mercati stanno comunicando non sembrerebbe essere dei migliori. Mentre diversi analisti insistono sul problema della credibilità – e sulla prossima necessità di tornare a gestioni più miti, c’è un altro fattore che riteniamo non sia stato computato dai più. Il dollaro USA rimane un’ottima valuta dove rifugiarsi quando cash torna a essere king e quando le preoccupazioni per evoluzioni anche esterne al mondo economico sono ai massimi storici.
AUD: un 2023 difficile nei confronti del dollaro USA
Il dollaro USA passerà agli annali come la vera rockstar di questo 2023. Il grosso delle valute dei paesi emergenti è in grosse difficoltà, e allo stesso modo perdono tanto rispetto alla valuta di Washington le principali delle economie più sviluppate, con la singola eccezione che è costituita dal Franco Svizzero. Sulla questione CHF torneremo tra poco, perché ci aiuterà a capire cosa sta avvenendo davvero nel mondo del Forex e quanto forse la credibilità delle prossime azioni di ciascuna banca centrale sia in realtà questione di poco conto.
Torniamo però a Sydney: nel corso del mese di ottobre i quadri di RBA sono intervenuti più volte in pubblico ricordando che il ritorno a livelli di inflazione consoni e in target rimanga la priorità principale per l’istituto, ricordando che questo obiettivo dovrà essere raggiunto costi quel che costi. E che la banca centrale interverrà anche se l’inflazione dovesse continuare a dipendere, almeno in parte, da problemi alle supply chain e da altri fattori che sono al di fuori del controllo tramite politiche monetarie.
Vox clamantis in deserto, direbbero i latini. Voci che gridano nel deserto, aggiungiamo noi. Nonostante un atteggiamento molto hawkish – e forse più hawkish che altrove, non sembra ci siano segnali di inversione per il trend di AUD, un trend che è stato terribile lungo tutto il corso del 2023.
Peserà certo il differenziale dei tassi tra Washington e Sydney, ma non può essere l’unica questione utile per spiegare cosa sta accadendo. Altrove infatti, dove i tassi sono comparabili se non più bassi di quelli praticati a Sydney, le performance sono certamente più soddisfacenti.
Verso il porto sicuro
Per quanto agli analisti tecnici piaccia poco occuparsi di questioni che esulano dai grafici, appare come evidente che sia l’incertezza – e la conseguente ricerca di porti sicuri – a orientare almeno in parte i movimenti del Forex delle ultime settimane e degli ultimi mesi. A sostegno di questa tesi rimane la performance di CHF, così come quella dello yen in frangenti però molto ridotti e soltanto al picco della paura. E rientra certamente all’interno di questo discorso la straordinaria performance del dollaro USA.
Quando il gioco si fa duro, verrebbe da dire, le valute che conservano lo status di riserva e di porto sicuro continuano a apprezzarsi oltre ogni altro fondamentale, oltre ogni altro dato tecnico e oltre ogni fantasia di sostituzione.
Sarà così ancora per molto, a meno di non vedere un ritorno a maggiore tranquillità sia a livello economico, sia a livello geopolitico. Tranquillità che per ora sembra essere soltanto un miraggio.