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Cina: continua percorso di apertura. Parla il primo ministro

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Written by Gianluca Grossi
Attivo come analista economico dal 2009, collaboro con TradingOnline.com dove fornisco approfondimenti sul Forex, sulla macroeconomia e sul mercato azionario, prestando particolare attenzione alle economie in ascesa quali quelle di Turchia, Brasile, Indonesia e Cina. Ricopro inoltre il ruolo di caporedattore per il rinomato giornale online Criptovaluta.it, una risorsa chiave per chi è interessato al settore delle criptovalute e del Bitcoin. Il mio interesse si estende al mercato degli ETF, soprattutto quelli negoziati a New York, mantenendo sempre un'attenta osservazione sulle dinamiche di mercato.
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La Cina continuerà nel suo percorso di apertura graduale verso le economie esterne, con il più recente dei piani quinquennali siglato da Pechino che integra anche interessanti aumenti del monte di import previsti nella Repubblica Popolare. È questo il messaggio di Li Qiang, che così si è espresso in apertura per il China International Import Expo, kermesse annuale che raccoglie i più importanti operatori dell’economia cinese. Il messaggio di distensione è tanto per Washington quanto per l’Europa, i due blocchi contro i quali Pechino sta affrontando una dura battaglia commerciale.

La Cina però, almeno stando alle parole pronunciate pubblicamente dal suo primo ministro, non avrebbe alcuna intenzione di fare passi indietro nel suo programma di apertura progressiva della sua economia al mondo, un programma che arriva da lontano ma che deve ancora andare lontano e che non ha sempre potuto procedere nella stessa direzione.

Per la Cina tempo di ri-aperture

Segnali di distensione dopo la tensione massima dell’ultimo decennio

I rapporti tra Pechino e Bruxelles e Pechino e Washington sono forse ai minimi storici, almeno sul fronte commerciale. La Casa Bianca continua a condurre una guerra commerciale senza esclusione di colpi e l’Europa si sta mettendo in scia con la punizione diretta, sul territorio europeo, di diversi gruppi cinesi colpevoli di ricevere aiuti di stato, in particolare nei settori del fotovoltaico e dell’automotive.

Tensioni che sono di carattere economico ma anche l’espressione di una guerra fredda che vede impegnati i diversi blocchi su questioni di fondamentale importanza anche per gli equilibri geopolitici. Una situazione che complessivamente però ha costretto anche diverse aziende occidentali a pagare un prezzo relativamente alto per la presenza in Cina, con diverse che hanno deciso di cedere quanto rimasto ai partner cinesi per poi non mettere più piede sul territorio della Repubblica, almeno sul breve e medio periodo.

Un contesto che, visto da questi angoli, è anche fonte di preoccupazione per l’andamento dell’economia cinese – e deve essere stato anche in virtù di tali preoccupazioni, che tanto i partner europei quanto gli investitori hanno comunicato ai massimi vertici dell’economia cinese, che Li Qiang ha deciso di intervenire con un messaggio di apertura per il futuro più prossimo.

Il primo ministro cinese – carica che certamente non sarà quella suprema in Cina, ma che è comunque di primissima fascia – è intervenuto a confermare una maggiore integrazione dell’economia cinese a livello globale e una maggiore partecipazione della Repubblica Popolare al commercio internazionale, non solo in termini di export ma anche di import.

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Non è tempo di tornare indietro, dice il Primo Ministro

Il messaggio mentre la Cina ha poco da offrire

L’altro angolo dal quale si può guardare alla questione è quanto in realtà abbia da offrire la Cina alle aziende estere in termini di import. La domanda dei consumatori cinesi ha smesso di crescere sugli impressionanti ritmi di qualche anno fa e diversi dei top player dei mercati occidentali hanno imputato proprio alla fiacca performance cinese i problemi delle ultime trimestrali.

È stato il caso di Apple qualche giorno fa e prima di LVMH, gruppo del lusso che ha indicato anch’esso un calo importante di domanda per i suoi prodotti dal Lontano Oriente, mercato che invece era stato il motore della grande crescita di diversi gruppi di questo comparto.

Per la Cina, per quanto in molti commentatori sui principali giornali italiani ritengano il paese onnipotente e onnisciente, si trova a affrontare uno dei momenti più duri degli ultimi anni, con gli stimoli partiti dal governo centrale che fino a oggi hanno fallito nel sostenere domanda e attività economica interna.

Chissà se sarà l’ulteriore integrazione con il resto del mondo economico a poter salvare Pechino e a farla tornare la tigre della crescita economica mondiale.

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