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Country Garden rinvia voto degli obbligazionisti su default

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Continuiamo a seguire il possibile default più discusso del momento, quello del più grande costruttore cinese, Country Garden. L’ultima novità è che l’azienda ha ieri rinviato il termine ultimo per chiudere la votazione dei suoi obbligazionisti. Questi sono chiamati a votare sulla proposta di rimandare di tre anni il pagamento del capitale preso in prestito con il bond 16 Bi Yuan 05. Si tratta di un pagamento da $535 milioni, che l’azienda dovrebbe effettuare la settimana prossima: salvo che il rinvio venga approvato dagli obbligazionisti, Country Garden sarebbe tenuta a ripagare questo bond il 2 settembre prossimo. Considerando che la società sta già affrontando il rischio di default su un’altra emissione di obbligazioni di entità nettamente più moderata, è pressoché impossibile che riesca a onorare il debito del 2 settembre.

La votazione sul rinvio avrebbe dovuto chiudersi con la fine della giornata di Borsa di venerdì. All’ultima ora disponibile per farlo, Country Garden ha però presentato la richiesta di rinvio. Adesso ci sarà tempo fino al 31 agosto per il voto dei detentori del bond, che saranno tenuti a decidere sul futuro dell’azienda più grande nel settore immobiliare cinese. Country Garden gestisce quattro volte più progetti immobiliari rispetto a Evergrande, il costruttore più indebitato al mondo che aveva già iniziato a far tremare il mercato immobiliare cinese nel 2021.

Adesso la domanda è se Country Garden riuscirà a uscire da questa situazione, o se la Cina si troverà di fronte al caso di bancarotta più grande della usa storia. Attualmente Country Garden impiega 300.000 dipendenti, senza considerare l’indotto della supply chain: anche per un’economia grande come quella cinese, un default di queste proporzioni avrebbe conseguenze importanti.

presentazione della notizia sul voto rimandato sulla scadenza dei bond di country garden
Il mercato immobiliare cinese rischia forti ripercussioni a cascata nel caso di default di Country Garden

Il termine spostato all’ultimo momento disponibile

Il management di Country Garden sta organizzando riunioni con i principali detentori della serie di obbligazioni 16 Bi Yuan 05 da mercoledì. Si tratta di un bond non quotato in Borsa, offerto direttamente a investitori istituzionali al momento dell’emissione. A questi è stato proposto di ricevere il pagamento della quota di capitale investita nei bond di Country Garden in rate dilazionate, cominciando da ottobre e arrivando fino al 2026. Nello specifico, gli obbligazionisti riceverebbero un pagamento del 2% del capitale investito a ottobre, novembre e dicembre di quest’anno. I restanti pagamenti sarebbero divisi in tranche: il 10% a settembre 2024, un altro 15% a settembre 2025, il 25% a marzo 2026 e infine il 44% restante a settembre del 2026.

Se gli obbligazionisti decidessero di approvare questa mozione, la società potrebbe tirare un sospiro di sollievo. Un sospiro comunque molto relativo, dal momento che i conti continuano ad andare male e che c’è già un’emissione di obbligazioni con pagamenti in ritardo. Il tutto unito al fatto che entro la fine del 2024, la società si troverà ad affrontare altri debiti da ripagare per oltre 1 miliardo di dollari. Non ci sono grandi prospettive, a meno che la situazione del mercato immobiliare cinese non cambi drasticamente nel corso dei prossimi mesi. Gli obbligazionisti potrebbero decidere di lasciare che la società affronti il default, cercando poi di rivalersi sugli asset che verrebbero lasciati disponibili per la vendita. Teoricamente alla data dell’ultimo bilancio disponibile Country Garden aveva più asset che debiti, per cui la bancarotta potrebbe essere l’unica scelta per gli obbligazionisti per rivedere il proprio capitale.

foto di un cantiere di Country Garden
Molti dei cantieri di Country Garden giacciono abbandonati per mancanza di fondi con cui completare i lavori

Cosa succederebbe in caso di default?

Un default di Country Garden avrebbe diverse conseguenze. A livello societario, gli asset sarebbero liquidati e i proventi delle vendite dei cantieri e degli appartamenti sarebbero utilizzati per ripagare gli investitori che hanno obbligazioni in portafoglio, oltre agli altri debiti con le banche e con i fornitori. Ovviamente, però, le ricadute sull’economia sarebbero decisamente più macroscopiche. Liquidare il portafoglio di Country Garden in un unico momento vorrebbe dire penalizzare in un modo estremamente significativo tutto il comparto immobiliare cinese. Visto l’immediato aumento dell’offerta che comporterebbe la decisione di liquidare il portafoglio di immobili, i prezzi finirebbero per scendere rapidamente. Il tutto nel quadro di un mercato che è già in fase ribassista dal 2021, quando Evergrande ha sfiorato il default.

Inoltre ci sarebbero 300.000 dipendenti da riallocare, molti dei quali non stanno già ricevendo lo stipendio da gennaio. Per chi compra immobili sarebbe un segnale di forte sfiducia, dunque la domanda si abbasserebbe molto probabilmente fin dal primo momento. La diminuzione della domanda sarebbe un altro contributo alla diminuzione dei prezzi degli immobili. Come conseguenza, non è assolutamente detto che Country Garden riuscirebbe realmente a ottenere dalle vendite una liquidità sufficiente a ripagare tutti i suoi debitori. Ci potrebbe essere infine un effetto domino sugli altri grandi costruttori, che avrebbero difficoltà a far fronte ai loro stessi debiti considerando le ripercussioni sui prezzi degli immobili e sulla domanda di mercato. Insomma un default di Country Garden potrebbe provocare un effetto-valanga che andrebbe molto oltre la singola società, ed è per questo probabile che sia nel migliore interesse di tutti provare a evitare questo default.

Laureato in Economia Aziendale all'Università degli Studi di Torino, digital nomad e investitore esclusivamente in azioni. Gestore e chief-analyst del portafoglio azionario di TradingOnline.com. "Anche se difficile da ricordare a volte, un'azione in realtà non è un biglietto della lotteria...è la proprietà parziale di un'azienda" - Peter Lynch

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Petrolio, il prezzo si è stabilizzato. Riflettori puntati sul Medio Oriente

Il prezzo del petrolio si è stabilizzato. I riflettori sono puntati al Medio Oriente e agli Stati Uniti, dove il greggio è più leggero.

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Petrolio, il prezzo si è stabilizzato. Riflettori puntati sul Medio Oriente

In mattinata il prezzo del petrolio si è stabilizzato intorno ai 74 dollari al barile. A condizionare le quotazioni, oggi, sono gli sforzi del principale diplomatico statunitense che sta nuovamente cercando di ottenere un cessate il fuoco in Medio Oriente. Nel frattempo la crescita della domanda in Cina rallenta: l’economia debole del principale importatore al mondo di petrolio continua a pesare sulle sue quotazioni.

Intorno alle 9, i futures sul greggio Brent sono scesi dello 0,27% attestandosi a 74,09 dollari al barile, mentre i futures sul greggio US West Texas si sono attestati su 70,36 dollari al barile. I futures WTI più attivamente scambiati con consegna a dicembre, che presto diventerà il mese di punta, sono scesi di 22 centesimi, ovvero dello 0,3%, a 69,82 dollari al barile.

Hanno registrato un rialzo pari a quasi un 2% la giornata di lunedì sia il Brent che il WTI, riuscendo a recuperare almeno in parte il calo del 7% registrato la scorsa settimana. Nel frattempo i combattimenti in Medio Oriente non si fermano e il mercato sembra registrare un po’ di nervosismo per la prevista rappresaglia di Israele nei confronti dell’Iran, che potrebbe portare ad un’interruzione della fornitura di petrolio.

Petrolio, cosa condiziona le quotazioni

Antony Blinken, Segretario di Stato statunitense, è arrivato oggi 22 ottobre in Israele, per quella che dovrebbe essere la prima tappa del suo tour in Medio Oriente. Qui cercherà di riprendere i colloqui per mettere la parola fine alla guerra di Gaza e disinnescare il conflitto che si è aperto in Libano.

Satoru Yoshida, analista delle materie prime presso Rakuten Securities, spiega che le quotazioni del petrolio hanno oscillato in risposta alle notizie contrastanti provenienti dal Medio Oriente, mentre la situazione alternava momenti di escalation e momenti di de-escalation. Yoshida aggiunge che al momento il mercato starebbe valutando l’impatto delle misure di stimolo di Pechino e il miglioramento dell’attività economica degli Stati Uniti, ma i guadagni rimarranno probabilmente limitati dalla persistente incertezza sulle prospettive economiche globali complessive.

I dati di venerdì hanno mostrato che l’economia cinese è cresciuta al ritmo più lento dall’inizio del 2023 nel terzo trimestre, alimentando crescenti preoccupazioni sulla domanda di petrolio.

Gli esperti prevedono che la crescita della domanda di petrolio in Cina possa rimanere debole nel 2025 nonostante le recenti misure di stimolo di Pechino: la seconda economia mondiale sta elettrificando il suo parco auto e cresce.

Ad ogni modo Saudi Aramco si è detta abbastanza ottimista sulla domanda di petrolio della Cina, soprattutto alla luce del pacchetto di misure di stimolo del governo che mira a stimolare la crescita.

Priyanka Sachdeva, analista senior della società di brokeraggio Phillip Nova, spiega che un ulteriore contributo alla pressione al ribasso sul mercato del petrolio è stato dato dalla forza del dollaro statunitense, trainata dal graduale allentamento dell’inflazione globale. Un dollaro più forte incide solitamente sui prezzi del petrolio, poiché rende la materia prima valutata in dollari più costosa da acquistare per i non detentori di questa valuta.

Il petrolio estratto negli Usa sta diventando più leggero

Le aziende che trivellano per estrarre il petrolio negli Usa si trovano ad affrontare un dilemma inaspettato: il greggio West Texas Midland sta diventando più leggero, il che potrebbe renderlo meno attraente per alcune raffinerie.

I greggi superleggeri dovrebbero essere miscelati con gradi più pesanti per la trasformazione in benzina, gasolio e carburante per aerei. Una minore offerta di greggio pesante e i prezzi elevati potrebbero ridurre la domanda di WTI Midland. Ciò potrebbe comportare prezzi più bassi per il benchmark Brent datato utilizzato a livello globale, di cui il WTI è diventato parte integrante.

Il volume e la qualità del greggio statunitense di punta lo hanno reso popolare tra le raffinerie in Asia e in Europa, grazie alla sua somiglianza con altri tipi di riferimento e al basso contenuto di zolfo che lo rende relativamente facile da rimuovere durante la lavorazione.

È diventato un elemento centrale del Brent, un gruppo di qualità del Mare del Nord utilizzato per stabilire il prezzo di oltre il 75% del greggio mondiale.

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Giappone, l’esito delle elezioni potrebbe bloccare gli aumenti dei tassi d’interesse

L’esito delle prossime elezioni in Giappone potrebbero scombinare completamente i progetti della BOJ di aumentare i tassi d’interesse.

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Giappone, l'esito delle elezioni potrebbe bloccare gli aumenti dei tassi d'interesse

Riflettori puntati sul Giappone e sui rischi che, dopo le prossime elezioni, possa esserci un governo guidato da una coalizione di minoranza. Un’eventualità che potrebbe comportare non poche complicazioni per la banca centrale, che sta tentando di liberale gradualmente il Paese dagli stimoli monetari che durano da decenni.

Sono diversi i sondaggi mostrano la possibilità che in parlamento la coalizione al potere possa perdere la maggioranza. Un evento che potrebbe costare il posto al premier Shigeru Ishiba o, in alternativa, portare il Partito Liberal Democratico a cercare un altro partner di coalizione per rimanere al potere.

Ma vediamo cosa potrebbe accadere in Giappone e le aspettative degli esperti.

Giappone, il nodo delle elezioni

Il nodo più difficile da sciogliere, in Giappone, è quello delle prossime elezione, il cui esito potrebbe causare incertezza sui mercati: l’attenzione è rivolta, infatti, alla posizione dei partiti di opposizione, che potrebbero diventare dei potenziali partner della coalizione. Molti di questi sono favorevoli al mantenimento dei bassi tassi di interesse.

Naoya Hasegawa, responsabile della strategia obbligazionaria di Okasan Securities, spiega che molti partiti di opposizione e di governo chiedono misure per aumentare i salari, il che potrebbe rendere difficile per la BOJ aumentare i tassi finché non ci sarà maggiore chiarezza sull’andamento dei salari del prossimo anno. Naoya Hasegawa spiega che se la coalizione al governo perde, i mercati inizieranno a mettere in conto la possibilità di una spesa fiscale aggressiva e di un rinvio di ulteriori aumenti dei tassi di interesse.

Gli analisti ritengono che un rinvio dell’aumento dei tassi potrebbe far scendere i tassi di interesse a breve termine. Ma soprattutto rendere, almeno potenzialmente, più difficile per la BOJ attuare senza intoppi i suoi piani per uscire dalla politica accomodante.

Nel momento in cui Ishiba ha deciso di sciogliere il parlamento il 9 ottobre e indire le elezioni anticipate per il 27 ottobre, erano molti gli analisti che si aspettavano che la coalizione al governo potesse ottenere senza problemi la maggioranza. E che il nuovo premier sarebbe riuscito ad avere una maggiore libertà di scelta politica. Una situazione che avrebbe permesso a Ishiba di rispettare la promessa fatta all’interno di un libro pubblicato ad agosto, quando aveva anticipato l’intenzione di revocare le misure di stimolo radicali Abenomics dell’ex premier Shinzo Abe, tra cui figurava la politica ultra-elastica della BOJ.

La politica dei tassi della Banca Centrale del Giappone

La BOJ ha posto fine ai tassi di interesse negativi a marzo e ha aumentato i tassi a breve termine allo 0,25% a luglio, ritenendo che il Giappone stesse compiendo progressi verso il raggiungimento duraturo dell’obiettivo di inflazione del 2%.

Kazuo Ueda, governatore della Banca del Giappone, ha dichiarato di essere pronto ad aumentare ulteriormente i tassi se l’economia si muoverà in linea con le sue proiezioni. 

Alcuni sondaggi pubblicati recentemente sui media hanno infranto le speranze che Ishiba consolidasse la sua posizione nel partito al governo dopo le elezioni, e sostenesse l’uscita graduale della banca centrale dai tassi di interesse ultra bassi.

Mentre i sondaggi precedenti prevedevano che il LDP e il suo partner di coalizione Komeito avrebbero mantenuto la maggioranza, un sondaggio condotto nel fine settimana dal quotidiano Asahi ha mostrato che potrebbero avere difficoltà, con il LDP che potrebbe perdere 50 dei 247 seggi attuali.

Una perdita così ingente potrebbe rendere Ishiba vulnerabile agli attacchi dei sostenitori di un allentamento monetario aggressivo, come Sanae Takaichi, che Ishiba ha battuto di misura nella corsa alla leadership del partito.

Se il PLD fosse costretto a corteggiare i partiti di opposizione per restare al potere, ciò aumenterebbe le difficoltà per ulteriori aumenti dei tassi, accrescendo l’incertezza sulla posizione di politica monetaria della nuova amministrazione.

Il più grande partito di opposizione, il Partito Democratico Costituzionale del Giappone, ha chiesto di modificare l’obiettivo di inflazione della BOJ dall’attuale 2% a uno superiore allo zero, una mossa che lascerà margine per aumenti dei tassi anche quando l’inflazione scenderà sotto il 2%.

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HSBC nomina la prima donna nel ruolo di direttore finanziario

In HSBC arriva la prima nomina di una donna al ruolo di direttore finanziario. È il primo passo di un cambio radicale di strategia.

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HSBC nomina la prima donna nel ruolo di direttore finanziario

Importanti cambiamenti in vista per HSBC Holdings, che ha annunciato l’intenzione di unire alcune attività di banca commerciale e di investimento. In altre parole l’istituto ha allo studio un’ampia revisione sono la guida di Georges Elhedery, nuovo Ceo, che dovrebbe riuscire a ridurre i costi e, contemporaneamente, a migliorare i rendimenti.

La nuova struttura dirigenziale di HSBC include anche la nomina di Pam Kayr, la prima donna ad assumere il ruolo di direttore finanziario dell’istituto, che, in questo modo, permetterà al gruppo di liberare tutto il potenziale e guidare i successi del futuro.

Ma entriamo nel dettaglio e cerchiamo di capire quali siano le novità di HSBC.

La rivoluzione di HSBC

A grazie a questa profonda revisione, Elhedery ha intenzione di affrontare e risolvere uno dei più importanti problemi relativi a HSBC. La banca commerciale serve qualcosa come 1,2 milioni di clienti aziendali, tra i quali ci sono sia le startup che le grandi aziende. Da tempo il management ritiene che ci siano le potenzialità per aumentare vertiginosamente i profitti, nel caso in cui questi clienti fossero convinti ad acquistare più prodotti.

I dirigenti della divisione commerciale, però, hanno sempre cercato di proteggere i clienti dai tentativi di vendite incrociare da parte degli investment banker della divisione Global Banking. Con la fusione dei due diversi rami – operazione che avverrebbe a livello globale, con la sola eccezione di Hong Kong e del Regno Unito – Elhedery spera di riuscire a promuovere una più stretta cooperazione. Ma soprattutto di riuscire a concretizzare l’obiettivo che si è fissata HSBC di effettuare delle vendite incrociate di più prodotti a clienti orientati a livello internazionale.

Per il momento HSBC non ha ancora reso note quali potrebbero essere i risparmi sui costi previsti, né quanti posti di lavoro sono interessati dalle novità. Maggiori dettagli potrebbero emergere nel momento in cui la HSBC pubblicherà i dati relativi al terzo trimestre il prossimo 29 ottobre 2024.

La nuova unità bancaria aziendale e istituzionale ospiterà una nuova divisione combinata di banca commerciale e di banca e mercati globali, nonché attività di banca all’ingrosso occidentali, tra cui Europa e Americhe.

Le azioni di HSBC sono rimaste pressoché invariate sulla piazza di Hong Kong, in calo solo dello 0,1%. La reazione a Londra è stata altrettanto moderata, con il titolo in calo dello 0,4% in linea con l’indice FTSE 100.

Ben Toms, analista di RBC Capital Markets, ha spiegato che l’annuncio riguarda solo le diverse parti del gruppo, senza cambiare il quadro generale. La vera domanda da porsi in questo momento – e che il mercato si aspetta di sentire, dato che la banca sta cercando di tagliare i costi per compensare la pressione sui ricavi – è quali parti di HSBC potrebbero essere le prossime a essere tagliate e quanto costerà questa ristrutturazione alla banca.

HSBC cambia il management

Oltre alla revisione strutturale, HSBC ha annunciato una serie di cambiamenti al vertice aziendale.

Pam Kayr, 60 anni, assume il ruolo di CFO dopo aver ricoperto il ruolo di Chief Risk and Compliance Officer di HSBC. È entrata a far parte della banca nell’aprile 2013 come Group Head of Internal Audit. Tra gli altri cambiamenti chiave nella gestione, Greg Guyett, CEO Global Banking and Markets, assumerà il ruolo di nuova creazione di Presidente dello Strategic Clients Group.

Secondo quanto riportato da una nota interna, Colin Bell, responsabile per l’Europa della banca e un tempo considerato un potenziale candidato per il ruolo di CEO, lascerà la banca, così come Stephen Moss, responsabile per il Medio Oriente.

HSBC, che impiega circa 214.000 persone in tutto il mondo, da anni sta eliminando i ruoli duplicati e riducendo le sue attività nei mercati occidentali come Stati Uniti, Francia e Canada, concentrandosi sull’Asia e sui mercati in cui ha una dimensione maggiore.

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Borse a corrente alternata negli USA: Nvidia fa +4,14% e punta ai massimi. Settimana tesa per le trimestrali

Borse indecise negli USA. Spiccano Boeing, Nvidia e Apple, per una settimana che sarà dominata dalle trimestrali.

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STOCKS ANALISI

Giornata molto particolare quella che si avvia alla chiusura negli Stati Uniti. Oltre all’ottima performance di Boeing, volano anche Nvidia e Apple, che quasi da sole tengono a galla un NASDAQ 100 che fa molto meglio di Dow, che perde quasi 300 punti base. Una giornata particolare in apertura di una settimana che sarà avida di novità sul fronte macro, ma che sarà al tempo stesso scandita dalla presentazione di importanti trimestrali per il mercato USA. Trimestrali che saranno l’anima della festa – e per i più pessimisti del funerale – che potrebbe apparecchiarsi per il breve periodo.

Su anche i rendimenti dei bond decennali USA, mai così in alto da luglio 2024, segno di una sessione piuttosto confusa, con i mercati che cercano di prendere una direzione difficile da anticipare, almeno per ora. Male anche S&P 500, con il più rappresentativo degli indici della borsa USA che viaggia leggermente in negativo e intorno a 5.850.

Una giornata per stomaci forti

È stata una giornata ricca di sorprese. Bene i due titoli più rappresentativi del mondo tech, con Nvidia che cresce più del 4% verso nuovi massimi che sembrerebbero essere confermati anche della trattative after hours. Segnale forte questo, per un mercato che continua a fare affidamento sulla capacità del mercato AI di tenere a galla tutto il resto dell’economia, a partire dagli investimenti.

La settimana sarà comunque costellata di trimestrali importanti, da quelle di Coca Cola a quelle di American Airlines, passando per quelle di UPS, che avranno doppia valenza per teorie, neanche troppo bizzarre, che guardano alla logistica per capire come si sta muovendo l’economia nella sua interezza.

Il settore tech rimane lo snodo fondamentale di una giornata altrimenti tiepida per il settore azionario, che ha seguito in scia gli entusiasmi relativamente scarsi che sono arrivati dall’Europa. Una pausa prima di riprendere a correre o i primi segnali di chiara stanchezza?

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Boeing: titolo sfiora +4% in vista di accordo con lavoratori e sindacati, che costerà però più di 1 miliardo di dollari in 4 anni

Boeing torna a volare… anche in borsa. Accordo con sindacati in vista spinge il titolo.

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boeing recupero

Boeing $BA è tra le migliori della seduta di borsa odierna, avvicinandosi al +4% rispetto ai valori in apertura di sessione USA. A spingere i titoli del gruppo verso l’alto è la possibilità che si arrivi al termine dello sciopero dopo una buona offerta salariale inviata ai sindacati e che starebbe raccogliendo consensi lì dove ce n’è più bisogno.

Secondo i primi calcoli che stanno circolando il gruppo potrebbe spendere più di 1 miliardo aggiuntivo in salari nei prossimi 4 anni, notizia che però non sembrerebbe aver impattato sull’andamento in borsa del titolo, con gli investitori che sono enormemente più preoccupati del proseguimento dello sciopero che ha messo in ginocchio il gigante della produzione di velivoli. Il voto è comunque previsto per mercoledì e vedrà impegnati oltre 33.000 lavoratori, che andranno alle urne interne dopo scioperi che si protraggono da più di un mese.

Per Boeing la luce in fondo al tunnel?

Miliardo sia. Nonostante si tratti di una cifra importante – che riguarda esclusivamente gli aumenti salariali contenuti nella proposta inviata ai sindacati – le borse festeggiano con una seduta più che positiva per il produttore di velivoli. Sfiorato più volte un +4% molto solido e che riporta il gruppo in carreggiata, per quanto lontano dai prezzi di inizio anno.

Le azioni $BA sono sotto di oltre il 35% rispetto i prezzi di gennaio 2024, per un anno da incubo che ha incluso problemi di produzione e manutenzione che sono poi diventati problemi di sicurezza e che hanno imposto lo stop ad una linea particolare di velivoli dell’azienda.

Mercoledì ne sapremo di più sul voto, che per ora sembrerebbe essere però in accordo con la proposta e dunque in grado di riportare l’azienda alla piena capacità produttiva già da questa settimana. Lo stop aveva preoccupato ulteriormente i mercati, con ripercussioni anche sul prezzo dell’azione.

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