Si parla tanto – per qualcuno troppo – delle prossime mosse di Federal Reserve in termini di tagli ai tassi di interesse. È il quando, a interessare, ma anche il quanto. E il caso dei tre tagli durante il 2024, che è stato messo nero su bianco negli ultimi dot plot diffusi dal FOMC, rimane il caso sul quale sviluppare ogni tipo di nuovo ragionamento. Questo è quanto è stato confermato anche dall’ex presidente della Federal Reserve di St. Louis, James Bullard, in una recente intervista su Bloomberg TV.
L’incertezza regna sovrana nelle anticipazioni sulla politica monetaria futura, e di breve periodo, degli Stati Uniti d’America, incertezza che sta avendo le sue importanti ripercussioni anche sulle aspettative del mercato, mai volubili come in questo inizio di 2024. E con le sirene di Francoforte che vorrebbero tagli prima di Washington, cresce anche tra gli analisti e tra gli operatori la convinzione che la parità tra euro e dollaro USA potrebbe essere un evento non così remoto nel prossimo futuro. Tutto questo mentre i mercati vivono un’ulteriore fase di tensione in attesa dei dati sull’inflazione che saranno diffusi nella giornata di domani e che prevedono un rimbalzo della CPI classica e una moderata discesa della Core, che però interesserebbe molto di più Fed.
Parla James Bullard: tre tagli rimane il caso base per la politica monetaria USA
Dopo un profluvio di dichiarazioni pubbliche negli scorsi giorni, con i più falchi all’interno di Federal Reserve che hanno avanzato anche l’ipotesi nessun taglio nel caso di inflazione persistente e di economia resiliente, arriva a fare chiarezza – per quanto possibile – James Bullard, un tempo in forza, fino allo scorso agosto in forza alla Federal Reserve Bank di St. Louis. In un’intervista di poche ore fa per Bloomberg TV, Bullard ha reiterato quanto in realtà affermato nell’ultima rilevante apparizione pubblica di Jerome Powell, governatore di Fed.
Il caso base, quello sul quale conviene costruire ogni tipo di analisi, rimane quello di tre tagli nel corso del 2024, probabilmente aggiungiamo noi concentrati verso la fine dell’anno a meno di dati preoccupanti che dovessero arrivare dall’economia.
Dati che però per il momento non sono arrivati e che dunque non sembrerebbero inficiare questa prospettiva, che lentamente sta diventando propria anche dei principali operatori sui mercati.
Una situazione che appare certamente diversa da quella che si sta invece sviluppando in Europa, dove BCE seppur non tagliando già dal prossimo appuntamento previsto per questa settimana, difficilmente sarà in grado di temporeggiare tanto quanto stanno temporeggiando gli omologhi di Washington.
Cominciano le analisi che tengono conto di un’eventuale parità raggiunta tra USD e EUR
Secondo quanto è stato riportato da Bloomberg, i principali operatori di mercato starebbero iniziando a computare nell’alveo delle possibilità un ritorno in parità della coppia EURUSD. A corroborare tali analisi lo split, la divisione delle politiche monetarie, l’anticipazione da parte di BCE di tagli che con ogni probabilità da Fed arriveranno invece con un certo ritardo. Per il momento l’ipotesi di un movimento così importante sul breve e medio periodo è ancora molto remota, ma il fatto che sia presa in considerazione nelle analisi di rischio più articolate, segnala come in realtà lo scenario sia già radicalmente diverso da quello che gli esperti di mercati avevano disegnato a fine 2023.
Parleranno però ancora di nuovo i dati, in una situazione di massima incertezza per l’intero settore finanziario economico, esacerbato anche da situazioni non troppo chiare sia a Pechino che a Tokyo. Nervi tesi, in attesa di una settimana ricca di dati che potrebbero, ancora una volta, cambiare tutto. EURUSD nel momento della pubblicazione di questo approfondimento, scambia a 1,085, in calo dello 0,08% rispetto alla seduta di ieri.