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Eni intenzionata a vendere la sua partecipazione nell’industria della bioplastica e dei biocarburanti

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Written by Alessandro Calvo
Diplomato in Scienze Economiche presso l'Ateneo di Torino, mi dedico alla vita di nomade digitale con un focus particolare sugli investimenti azionari. Rivesto il ruolo di gestore e analista capo per il portfolio di azioni su TradingOnline.com. Come ricordato da Peter Lynch, è importante tenere a mente che investire in azioni non equivale a giocare alla lotteria; rappresenta piuttosto la detenzione di una quota parte di un'impresa
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Eni sarebbe pronta a fare un passo indietro per quanto riguarda il suo coinvolgimento nell’industria dei biocarburanti e delle bioplastiche. La società sarebbe intenzionata a ottenere fino a €10 miliardi per vendere le sue partecipazioni, che nella maggior parte dei casi riguardano quote non controllanti in aziende che Eni sta aiutando a crescere. Indubbiamente questa unità ha aiutato molto Eni nel suo percorso verso un’operatività più sostenibile, ma dall’altra parte si è anche dimostrato un business che richiede risorse e attenzioni uniche. Con il gruppo molto indaffarato nella gestione delle nuove supply chain per il gas naturale liquefatto e i timori che un conflitto allargato in Medio Oriente possano rendere difficili le forniture di petrolio in Europa, Eni sente che sia arrivato il momento di cedere le unità dedicate alla petrolchimica sostenibile.

Attualmente il management non ha ancora confermato le intenzioni del gruppo. A riportare la notizia alla stampa sono state le controparti, tra cui manager di fondi a cui Eni avrebbe inviato delle richieste esplorative per le vendite delle sue quote. Sembra che i dialoghi siano già stati intavolati con HitecVision, uno dei fondi di private equity più grandi d’Europa, e addirittura con il colosso americano Blackstone. Per quanto Eni potrebbe esclusivamente star vagliando le opzioni a sua disposizione, è probabile che il gruppo abbia già effettivamente deciso che direzione prendere.

presentazione della notizia su Eni pronta a vendere unità di biocarburanti e bioplastiche
Eni stava progettando una nuova grande bioraffineria a Livorno, su cui ora c’è un clima di incertezza

Pronti a cedere la quota in Novamont

Una delle partecipazioni più strategiche di Eni è quella nella piemontese Novamont, la società più grande e più avanzata al mondo nel settore della produzione di bioplastiche. Con questo termine si intende la plastica formata a partire da fonti rinnovabili come oli vegetali, fibre e biomasse di altro genere. Eni ha investito in Novamont alla fine dell’anno scorso, comprando il 64% dell’azienda per una cifra non divulgata pubblicamente. Stando a quanto descritto dalle prime voci sulle possibile vendite, Eni starebbe cercando una valutazione da 1,1 miliardi di euro sulla vendita di questa partecipazione. A essere interessati sarebbero Investitori Associati e NB Renaissance, ma potrebbero esserci altri fondi intenzionati a fare un’offerta.

Con oltre 1.400 brevetti, Novamont e la sua produzione di bioplastiche sono il fiore all’occhiello delle operazioni di petrolchimica sostenibile di ENI. Ma la società ha anche altre attività interessanti, ad esempio nel settore della produzione dei biocarburanti. I biocarburanti, come il diesel prodotto dalla colza, vengono regolarmente mischiati con il diesel e con la benzina tradizionali in percentuali minime stabilite dall’Unione Europea. Lo scorso anno è addirittura esploso un caso su un cartello di prezzi del biodiesel in Europa, proprio dovuto al fatto che si tratta di una commodity molto richiesta dal mercato -e per la quale l’economia europea dipende ancora molto dalle importazioni-.

foto di un campo di colza
Eni ha operazioni di petrolchimica sostenibile anche in Asia e negli Stati Uniti

Dubbi sui progetti per le aziende controllate

La notizia della possibile vendita delle unità di business legate a bioplatiche e biocarburanti arriva in un modo piuttosto improvviso. Lo scorso anno, ad esempio, Eni aveva annunciato che avrebbe aperto una bioraffineria a Livorno ed era già pronta a studiare il progetto di altre due raffinerie in Malesia e in Corea del Sud. L’azienda ha anche costruito una rete di oltre 700 stazioni di rifornimento per la distribuzione del biodiesel, che vengono operate con il marchio HVOlution. Il fulcro di queste operazioni è la tecnologia Ecofining sviluppata e brevettata da Eni, che la rende una delle aziende più avanzate al mondo nella capacità di trasformazione degli oli vegetali in combustibili sostenibili. Ora rimane il dubbio su cosa potrebbe accadere a tutti questi progetti, ai fornitori e ai lavoratori, nel caso in cui effettivamente il gruppo decidesse di vendere l’unità legata a bioplatiche e biocarburanti.

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