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Evian in causa a NY per l’etichetta “carbon neutral”

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Written by Alessandro Calvo
Diplomato in Scienze Economiche presso l'Ateneo di Torino, mi dedico alla vita di nomade digitale con un focus particolare sugli investimenti azionari. Rivesto il ruolo di gestore e analista capo per il portfolio di azioni su TradingOnline.com. Come ricordato da Peter Lynch, è importante tenere a mente che investire in azioni non equivale a giocare alla lotteria; rappresenta piuttosto la detenzione di una quota parte di un'impresa
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Evian, il marchio di punta di Danone per quanto riguarda l’acqua in bottiglia, dovrà affrontare una causa legale a New York. Il giudice ha deciso di accettare un reclamo da parte dei consumatori, che in una class action hanno denunciato il celebre marchio per aver riportato sulle proprie bottiglie la scritta “carbon neutral”. Teoricamente questo significa che il processo con cui l’acqua viene prodotta, se considerato nel suo complesso e includendo tutta la supply chain, non aggiunge CO2 all’atmosfera. Secondo i consumatori e le loro indagini, però, questo non sarebbe vero e il marchio avrebbe indotto i consumatori a pagare un prezzo premium per le sue bottiglie in quanto neutrali dal punto di vista climatico.

In un primo momento Evian aveva definito questa battaglia legale come un processo infondato e basato su attese irrealistiche. Il giudice, però, non la pensa così: anche se ci vorrà tempo per arrivare a un verdetto ed è probabile che Evian deciderà di patteggiare, rimane il fatto che la giustizia abbia deciso che la causa debba proseguire. Lo Stato di New York è uno dei più attenti alle battaglie legali sull’acqua in bottiglia e sulla plastica monouso, al punto che già da diversi mesi è in corso un’inchiesta per le migliaia di bottiglie di Pepsi incontrate nei fiumi del territorio. Non sarà facile per Danone provare di avere ragione di fronte alla corte di uno Stato notoriamente molto attento all’ambiente.

1-0 per i consumatori: la causa va avanti

Il giudice distrettuale Nelson Roman ha accompagnato la sua decisione con un report di 30 pagine, nella quale il punto centrale è la definizione del termine “carbon neutral“. Questo è il punto su cui i consumatori e la società non sono d’accordo. Danone non discute sul fatto che la propria acqua sia realizzata attraverso un processo che libera CO2 nell’ambiente; lo stesso uso della plastica per il packaging è molto difficilmente compatibile con l’obiettivo di totale neutralità climatica. La società, però, si riferisce al fatto di aver ottenuto la certificazione indipendente Carbon Trust e sostiene che la scritta “carbon neutral” sarebbe in realtà sinonimo di avere ottenuto questa certificazione.

Né i consumatori né il giudice ritengono di poter accettare questa scusa. Citando il dizionario Merriam-Webster, i due principali avvocati dell’accusa sottolineano come carbon neutral si riferisca alla totale neutralità di un prodotto rispetto alle emissioni di CO2 nell’atmosfera. Trattandosi di un termine tecnico, il giudice ritiene che l’etichetta avrebbe difficilmente permesso ai consumatori di pensare a una certificazione indipendente; piuttosto, è legittimo che costoro si aspettassero di pagare il prezzo extra dell’acqua Evian in virtù della sua reale neutralità climatica. Anche se la corte non ha ancora preso una decisione e plausibilmente ci vorranno mesi per arrivarci, la prima vittoria di questa battaglia legale va ai consumatori.

Le certificazioni dietro al greenwashing

La difesa di Danone, incentrata sul fatto che la società avrebbe ottenuto una certificazione indipendente, non è affatto una novità nel mondo delle battaglie legali sui temi ambientali. Sono tante le aziende che contrattano dei fornitori esterni per certificare i loro prodotti, e i certificatori sono in aperto conflitto d’interesse dal momento che ottengono il loro compenso dall’azienda che devono esaminare. I consumatori non hanno idea, in molti casi, del significato di una specifica certificazione o di quanto serio sia l’iter per ottenerla.

Questo contribuisce a una confusione in cui talvolta le aziende si concedono delle uscite troppo forti, come sembra essere nel caso di Evian, rispetto alla loro effettiva sostenibilità ambientale. Questa causa non è interessante solo perché riguarda uno dei più grandi brand di acqua in bottiglia al mondo, ma perché colpisce la dicotomia tra la realtà e ciò che può essere certificato da società esterne non riconosciute a livello governativo.

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