lunedì, Ottobre 7, 2024

New York denuncia Pepsi per l’inquinamento da plastica

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Lo Stato di New York ha denunciato PepsiCo, accusando la multinazionale delle bevande analcoliche di star contribuendo in modo eccessivo all’inquinamento dovuto alla plastica monouso. Sono al centro dell’attenzione soprattutto le bottiglie, i tappi e le etichette che la società utilizza per il packaging dei suoi prodotti. Si tratta di una battaglia legale che potrebbe avere grandi conseguenze su altri attori del mercato e in altri Stati USA, dove si continua a fare una grande campagna contro l’inquinamento dovuto ai rifiuti plastici. La denuncia è stata registrata nella Contea di Erie e vede coinvolta direttamente la Procuratrice Generale dello Stato di New York, Letitia James. Il tutto proprio mentre il mondo cerca un accordo globale sulla plastica.

Stando alla procuratrice, la base della causa legale è lo studio dei rifiuti incontrati nel fiume Buffalo. Secondo i riscontri dell’amministrazione locale, i prodotti di Pepsi rappresentano il 17% dei rifiuti plastici immediatamente riconducibili a un brand. Questa è la prima volta in cui un singolo Stato dell’amministrazione federale decide di portare in giudizio una grande multinazionale coinvolta nella produzione di plastica monouso. La questione si spinge anche oltre ai rifiuti incontrati nel fiume Buffalo, e riguarda i rischi per la salute dei consumatori e i rischi ambientali corsi dai consumatori che si affidano agli oltre 100 brands che compongono l’attuale portafoglio di PepsiCo.

presentazione della notizia su Stato di New York  che denuncia Pepsi per via della plastica monouso

La Procuratrice Generale spiega le accuse

Letitia James ha prontamente commentato con la stampa l’origine e i dettagli della sua battaglia legale. Ha cominciato spiegando che, a suo avviso, Pepsi non ha informato correttamente i consumatori riguardo ai rischi ambientali e per la salute connessi all’acquisto di plastica monouso. La Procuratrice Generale ha accusato Pepsi di utilizzare delle strategie di marketing che spingono i consumatori a sottovalutare l’impatto dei loro acquisti. Questo starebbe diventando un problema critico per il fiume Buffalo, da cui deriva gran parte dell’acqua potabile che finisce nel sistema idrico newyorkese. Di conseguenza, la causa fa leva sul diritto dei cittadini ad avere fonti d’acqua non inquinate dalla microplastiche che i packaging di Pepsi stanno rilasciando nelle falde acquifere.

Nei documenti allegati alla denuncia si legge che queste microplastiche sono state dimostratamente associate a insorgenze tumorali e calo della fertilità. Inoltre Pepsi avrebbe cercato di trarre in inganno i consumatori annunciando grandi obiettivi per la riduzione della dipendenza dalla plastica nella propria offerta; non solo questi obiettivi non stanno venendo raggiunti, ma la società sta in realtà utilizzando più plastica oggi di quanta ne abbia mai utilizzata in passato. Ora lo Stato di New York chiede che sia riconosciuta a PepsiCo la responsabilità per l’inquinamento delle falde acquifere e che la società sia costretta a risarcire lo Stato per i danni causati. Se l’azione legale andasse a buon fine, potrebbe essere rapidamente seguita da molte altre in altri Stati.

foto di un fiume inquinato

La risposta di Pepsi

Pepsi ha risposto attraverso uno dei suoi legali. La società, che ha sede proprio nello Stato di New York, ha fatto sapere che prende molto seriamente la riduzione dell’uso della plastica nella propria offerta e gli sforzi connessi al riciclaggio della stessa. Inoltre Pepsi si difende dicendo di avere già creato una rete di connessioni con comunità sparse su tutto il territorio americano, aiutando a finanziare nuovi impianti di riciclaggio e una migliore consapevolezza da parte dei consumatori.

Il business di Pepsi si basa ancora molto sulla plastica monouso. Brand come Lay’s, Lipton, Quaker, Doritos e la celebre Pepsi fanno affidamento a packaging plastici da decenni. Passare ad altri tipi di packaging sarebbe possibile, ma richiederebbe indubbiamente degli aggiustamenti alla supply chain che richiederebbero sforzi su scala mondiale. Questo significa tempi lunghi, costi elevati e molto probabilmente redditività in calo. Ecco perché quasi sicuramente Pepsi deciderà di affrontare e vincere la battaglia legale, in modo da difendere la reputazione del brand e al tempo stesso evitare di cambiare un modo di operare che, a opinione di molti, resta pur sempre non sostenibile.

Alessandro Calvo
Alessandro Calvo
Laureato in Economia Aziendale all'Università degli Studi di Torino, digital nomad e investitore esclusivamente in azioni. Gestore e chief-analyst del portafoglio azionario di TradingOnline.com. "Anche se difficile da ricordare a volte, un'azione in realtà non è un biglietto della lotteria...è la proprietà parziale di un'azienda" - Peter Lynch

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