Bloomberg ha analizzato più di 100 trimestrali pubblicate nelle ultime settimane e ha ravvisato il ritorno di preoccupazioni importanti da parte delle grandi aziende per quanto riguarda i rischi geopolitici. Dopo un 2023 che è stato chiuso sulle ali dell’entusiasmo e che ha fatto segnare nuovi record per il settore azionario, tornano dunque a affacciarsi nubi legate a interessi e geopolitica che potrebbero, nel caso in cui dovessero materializzarsi, spingere verso una correzione dei mercati. Questo è il peggiore scenario attualmente sul tavolo per i mercati borsistici, che potrebbero presto pagare – almeno secondo le cassandre – previsioni eccessivamente ottimistiche maturate nelle scorse settimane.
A pesare principalmente sull’outlook tornato non così positivo sono la situazione di Gaza, che sembra essere molto lontana da una possibile soluzione di breve periodo, così come le tensioni che continuano a maturare sul Mar Rosso e che continuano a rendere il transito in quell’importante tratto di mare più costoso, più rischioso e spesso impossibile.
Lo scenario peggiore per le borse
Le borse, parlano i prezzi, continuano a essere guidate e animate principalmente da un sentiment positivo che è maturato nel corso dell’ultima parte del 2023. Un finale di 2023 che, nonostante l’esplosione di nuovi problemi sul fronte geopolitico sono stati tutto sommato di carattere estremamente positivo. La cosa si è riflessa tanto sulle performance presenti dei mercati tanto sull’outlook che in molti hanno maturato per il futuro. Ora però, almeno secondo le analisi di Bloomberg e che si basano su più di 100 comunicazioni trimestrali di grandi gruppi, i CEO e le dirigenze dei più grandi gruppi mondiali sembrerebbero essere tornate a… preoccuparsi.
La situazione più importante da tenere sotto controllo rimane quella tra Gaza e Israele. Nonostante le rimostranze che arrivano ormai da quasi tutti i paesi del mondo, la situazione sembra essere lontana da una possibile soluzione di lungo periodo e – cosa che preoccupa di più i mercati – da un’eventuale soluzione/tregua di breve periodo. Da questa situazione ne dipendono altre che stanno avendo degli impatti più immediati sulle supply chain, a partire dalle difficoltà e impossibilità di transito nel Mar Rosso, con gli attacchi degli Houthi che sono ripartiti da poco.
Fonti di preoccupazione importanti che potrebbero avere delle ripercussioni negative su mercati che invece continuano a prezzare un’evoluzione complessivamente positiva dell’economia e che dipende anche da un altro fattore, questo di carattere macro, che dopo gli ultimi dati sull’inflazione è diventato anch’esso fonte di preoccupazione importante.
Tagli ai tassi: i mercati hanno già scontato un ritorno… alla normalità
Dove per normalità si intende quanto aveva preannunciato il FOMC: per il 2024 è difficile che ci siano tagli superiori agli 85 punti base di media, tagli che sono ora quelli che i mercati prezzano tramite swap e altri tipi di contratti. Si è passati nel giro di poco da aspettative di tagli da 150 punti base a una riduzione quasi del 50%, che però almeno per ora non ha prodotto grandi correzioni sul mercato, fatta salva la settimana che si è appena conclusa che comunque è stata lontana dal disastro che qualcuno preannuncia.
Sono queste le preoccupazioni con le quali si apriranno i mercati di lunedì, giorno che vedrà anche la riapertura delle piazze cinesi dopo la pausa per il capodanno lunare. L’ottimismo, almeno a Pechino, sembra palpabile dopo un 2023 da incubo. Per ora l’unica lezione che i mercati hanno fornito in questa apertura di 2024 è che il sentiment, come nell’anno precedente, può cambiare rapidamente e che in realtà le previsioni cambiano forse non alla velocità della luce, ma comunque a ritmo sostenuto.
Serviranno, per tornare a un sentiment autenticamente positivo, evoluzioni sia sul fronte geopolitico che su quello dell’inflazione.