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Greenpeace accusa UBS e Santander: scandalo sui green bonds

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Written by Alessandro Calvo
Diplomato in Scienze Economiche presso l'Ateneo di Torino, mi dedico alla vita di nomade digitale con un focus particolare sugli investimenti azionari. Rivesto il ruolo di gestore e analista capo per il portfolio di azioni su TradingOnline.com. Come ricordato da Peter Lynch, è importante tenere a mente che investire in azioni non equivale a giocare alla lotteria; rappresenta piuttosto la detenzione di una quota parte di un'impresa
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Aver raccolto centinaia di milioni di dollari con i “green” bonds per poi finanziare società brasiliane connesse allo sfruttamento del lavoro e alla deforestazione: questa è l’accusa che le associazioni Unearthed e O Jogo e O Trigo hanno mosso a UBS e Santander. Unearthed è un progetto di Greenpeace che si occupa di giornalismo d’indagine nel Regno Unito, motivo per cui la notizia è stata poi ripresa dal sito ufficiale e dai social del colosso mondiale della sostenibilità ecologica. Le accuse sono pesantissime: UBS ha appena acquisito una banca messa al centro di vari scandali, Credit Suisse, e ha risolto da poche settimane un altro caso eclatante di utilizzo inappropriato delle obbligazioni sostenibili legato ai “tuna bonds”.

Questa volta, però, finisce nel mirino anche la spagnola Santander. Non sembra che le due banche abbiano esplicitamente collaborato, ma sono state le principali finanziatrici di progetti ambigui in Brasile. Avrebbero raccolto capitali in Europa, attraverso l’etichetta dei green bonds, attirando capitali da parte di chi era intenzionato a investire con un impatto positivo sull’ambiente. Ma questi fondi sarebbero poi finiti verso dei veicoli d’investimento poco conosciuti e poco monitorati, che li avrebbero utilizzati per finanziare la deforestazione dell’Amazzonia a scopo di insediare nuovi progetti agropecuari.

presentazione della notizia su scandalo dei green bonds legati ai CRA brasiliani

Il misterioso caso dei “CRA”

L’indagine condotta in collaborazione tra l’unità investigativa di Greenpeace e un’associazione di volontariato brasiliana ha messo sotto il fuoco incrociato degli specifici bond chiamati CRA (Certificados de Recebíveis do Agronegócio). Sono un tipo di obbligazione che esiste esclusivamente in Brasile e che, proprio per questo, è in grado di volare sotto i radar: né Refinitiv né il terminale Bloomberg hanno dei dati su questi strumenti ed è pressoché impossibile tracciare con esattezza le transazioni. Soltando Uqbar, una equity firm brasiliana, ha dei dati approssimativi: si parla di una raccolta sestuplicata in quattro anni, passando da 1.15 miliardi di sterline nel 2018 a 7.1 miliardi di sterline nel 2022.

Queste obbligazioni danno diritto all’investitore di ricevere dei rendimenti basati su un asset agropecuario, cioè un progetto legato all’agricoltura o all’allevamento di bestiame. Trattandosi di strumenti poco liquidi e poco conosciuti, le banche commerciali che accettano di fare da sponsor possono assicurarsi delle grandi commissioni sulla sottoscrizione: si parla del 3-5%, contro meno dello 0,5% nel caso di una tradizionale emissione di obbligazioni senior da parte di una grande società quotata in Borsa. Questo potrebbe spingere le banche che sottoscrivono le emissioni a chiudere un occhio sull’effettiva destinazione dei fondi.

foto che mostra un esempio di deforestazione
Santander ha coordinato emissioni di CRA per 4 miliardi di euro tra il 2018 e il 2022

L’accusa di uso inappropriato dei fondi

Quando una banca acquista dei CRA, se questi rispecchiano determinate caratteristiche, può poi “re-impacchettarli” in altre forme di obbligazioni. Se ad esempio un CRA è legato a un progetto di agricoltura sostenibile, a basso impatto sull’ambiente e magari con l’uso di tecniche di coltivazione biologica, allora possono sussistere i presupposti per etichettare lo strumento come “sostenibile”. Il problema è che non sembra esserci stato alcun tracciamento di come questi soldi siano poi stati utilizzati dai destinatari in Brasile, che li avrebbero utilizzati per finanziare progetti di deforestazione volti all’insediamento di allevamenti e colture intensive.

Alex Wijeratna di Mighty Earth, intervistato da Unearthed, ritiene che non si possa nemmeno parlare di greenwashing, ma che in questo caso sia più appropriato parlare di abuso dei diritti umani. Questo a fronte di diverse prove raccolte dall’indagine giornalistica, in cui non si riportano soltanto casi di deforestazione: incendi dolosi, lavoro in condizioni di schiavitù e disastri socio-ambientali sono componenti centrali delle accuse di Greenpeace e alleati. Tra gli imprenditori che avrebbero ricevuto fondi ci sarebbe anche Antonio Galvan, sotto accusa dalla Corte Suprema brasiliana per aver incitato ai crimini dell’assalto al Parlamento del 8 gennaio in risposta alla vittoria elettorale di Lula. Galvan è anche accusato dalle autorità giudiziarie brasiliane di aver deforestato illegalmente 5 chilometri quadrati di Amazzonia.

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