Dopo quasi un anno di forti difficoltà per il mercato dell’energia eolica, soprattutto in Europa, ora le cose stanno andando meglio. A rivelarlo è EDP, la più grande impresa portoghese nel campo dell’energia elettrica e molto simile a Enel in Italia. Secondo le parole del CEO Miguel Stillwell D’Andrade, ormai diventato un personaggio pubblico a livello europeo per quanto riguarda la situazione sulle rinnovabili. Poche settimane fa è stato autore di uno degli interventi più chiacchierati in tema di sostenibilità al World Economic Forum, criticando fortemente l’Unione Europea per il suo sistema burocratico e lento con cui vengono concessi gli incentivi per la produzione di idrogeno verde.
Due grandi problemi hanno colpito le imprese legate all’energia eolica nel corso degli ultimi mesi: il primo è stato l’ondata di inflazione che ha alzato i costi per la realizzazione dei progetti già in cantiere; il secondo sono stati i tassi d’interesse elevati della banca centrale europea, che hanno invece aumentato i costi per finanziare i progetti da realizzare in futuro. Tutto questo ha portato aziende come Orsted a stralciare miliardi di dollari dallo stato patrimoniale e ha portato il colosso tedesco Siemens Energy a chiedere un bail-out pubblico. Nel frattempo i prezzi garantiti dalle aste pubbliche non si sono adattati in modo sufficientemente rapido al tasso d’inflazione, al punto che diverse aste sono andate deserte.
Segnali importanti di ripresa
Secondo Stillwell D’Andrade, il grande cambiamento di queste ultime settimane è il miglioramento del sistema di incentivi con cui vengono organizzate le aste pubbliche. La maggior parte dei paesi europei utilizza un sistema basato sui CFD (contracts for difference), in cui al produttore viene garantito un certo prezzo per l’energia eolica fornita; se il prezzo di mercato fosse più basso sarà il governo a saldare la differenza, mentre se fosse più alto sarà l’azienda a dover riconoscere la differenza alle casse pubbliche. Il CEO di EDP fa sapere che i prezzi visti nel corso dell’inizio del 2024 sono tornati a poter garantire un margine positivo agli investitori, riportando interesse verso la creazione di nuovi parchi eolici in Europa.
Anche i contratti privati tra produttori di energia eolica e aziende, spesso chiamati “PPAs” (power purchase agreements) vedono prezzi in aumento. D’Andrade fa anche sapere che vede una forte espansione per quanto riguarda la produzione di energia eolica offshore e che i fondamentali del mercato negli Stati Uniti continuano a essere attraenti. Negli USA si guarda con incertezza soltanto alle prossime elezioni, con Donald Trump che ha dichiarato più volte di voler ridurre le risorse a disposizione dell’Inflation Reduction Act -la riforma con cui gli States stanno investendo $370 miliardi all’anno sulla transizione energetica- nel caso in cui fosse eletto.
Il Regno Unito decide di accelerare sull’eolico
Un’altra buona notizia per i grandi produttori di pale eoliche europei è il fatto che il Regno Unito abbia deciso di accelerare verso il raggiungimento dei suoi target per il 2030. Il Ministro dell’Energia ha fatto sapere di voler aumentare la sua capacità installata dai 15 GW attuali a 50 GW entro la fine del decennio. Lo scorso anno le aste pubbliche per l’energia eolica nel Regno Unito sono andate deserte per mancanza di adattamento all’inflazione, ma il governo sembra aver imparato dai suoi errori: quest’anno l’asta ha metterà a disposizione per 1 miliardo di sterline e ha già visto dei commenti interessati da parte di grandi player importanti. A poco a poco, l’eolico europeo continua a riprendersi dalla sua crisi dello scorso anno. I tassi potrebbero essere il prossimo grande passo per il settore, con giugno che rimane considerato il mese più probabile per il primo taglio da parte della BCE.