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Macron favorevole a bond europei per industria e difesa

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Written by Alessandro Calvo
Diplomato in Scienze Economiche presso l'Ateneo di Torino, mi dedico alla vita di nomade digitale con un focus particolare sugli investimenti azionari. Rivesto il ruolo di gestore e analista capo per il portfolio di azioni su TradingOnline.com. Come ricordato da Peter Lynch, è importante tenere a mente che investire in azioni non equivale a giocare alla lotteria; rappresenta piuttosto la detenzione di una quota parte di un'impresa
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Il presidente francese Emmanuel Macron apre alla possibilità di appoggiare dei bond europei, strumenti che vede utili soprattutto per finanziare in modo mirato alcuni settori dell’industria e la difesa. La dichiarazione di Macron è arrivata al World Economic Forum di Davos, dove in questo momento i leader mondiali del settore pubblico e privato si stanno incontrando per discutere dei temi più importanti per l’economia globale. La questione dei bond europei è tornata in voga da quando la premier estone Kaja Kallas ha proposto, a ottobre scorso, la possibilità di usarli per raccogliere liquidità con cui finanziare lo sforzo bellico ucraino.

Storicamente il dibattito sui bond europei è sempre stato fermato dai paesi che hanno un rischio creditizio più basso, come la Germania e i Paesi Bassi, che sono incentivati a raccogliere capitali autonomamente. Al contrario i paesi più indebitati, come Italia e Spagna, hanno sempre appoggiato questi strumenti. La Francia ha quasi sempre scartato questa ipotesi, ma la possibilità di creare strumenti specifici per finanziare alcune aree dell’economia sembra piacere a Macron.

presentazione della notizia su Macron che apre a Eurobonds
Il 2024 potrebbe vedere finalmente i primi bond unificati europei

Il bisogno di investire di più

Secondo Macron, l’economia europea si trova in una situazione simile a quella della pandemia in quanto avrebbe bisogno di investire di più. Un bisogno di liquidità che va in due direzioni: da una parte nel settore della difesa per aiutare gli alleati ucraini, dall’altra parte le industrie sensibili nel settore tecnologico e della sostenibilità. Questa proposta arriva pochi giorni dopo il discorso di Thierry Breton a Bruxelles, in cui il vertice dei mercati interni europei ha proposto di creare un fondo per la difesa da €100 miliardi con cui finanziare sia gli aiuti all’Ucraina che il rimodernamento degli eserciti degli Stati Membri. A poco a poco, l’idea di uno sforzo comune per la difesa -quantomeno dal punto di vista finanziario- sembra prendere piede.

La Francia è in prima linea con Macron nel dire che l’Unione Europea avrebbe bisogno di una nuova iniezione di liquidità, con cui rispondere agli incentivi che la Cina e gli Stati Uniti stanno dando ad alcune specifiche industrie. Si guarda ad esempio alla produzione di pale eoliche, pannelli fotovoltaici, batterie al litio e tecnologie legate all’intelligenza artificiale: tutti settori in cui l’UE è ancora molto indietro rispetto al colosso economico americano e quello asiatico. Ursula von der Leyen rimane estremamente contraria a un nuovo round di stimolo economico da parte delle istituzioni europee, proponendo invece degli interventi molto più piccoli a sostegno delle industrie in questione.

foto di una bandiera europea
Per l’Europa si prospetta una collaborazione più serrata per la difesa, non solo sul fronte dei finanziamenti

La volta buona per l’Europa?

Si parla di bond europei da quando è nata l’Unione, ma c’è sempre stato un grande ostacolo: il veto assoluto di Angela Merkel, che non ha mai appoggiato l’idea. Ma ora che lo scenario politico tedesco ha voltato pagina, è interessante osservare come la Francia stia trovando appoggio in diverse nazioni che vorrebbero lavorare nella stessa direzione. Solo a gennaio i governi europei dovrebbero emettere 150 miliardi di euro di bond, in un sistema in cui ogni nazione mantiene il pieno controllo sulle sue emissioni e ha un suo credit rating. Sta avanzando sempre di più l’idea che, se questa offerta venisse unificata, si arriverebbe a un mercato più competitivo a livello mondiale con condizioni favorevoli per l’Unione nel suo complesso.

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