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Macron favorevole a bond europei per industria e difesa
Il presidente francese Emmanuel Macron apre alla possibilità di appoggiare dei bond europei, strumenti che vede utili soprattutto per finanziare in modo mirato alcuni settori dell’industria e la difesa. La dichiarazione di Macron è arrivata al World Economic Forum di Davos, dove in questo momento i leader mondiali del settore pubblico e privato si stanno incontrando per discutere dei temi più importanti per l’economia globale. La questione dei bond europei è tornata in voga da quando la premier estone Kaja Kallas ha proposto, a ottobre scorso, la possibilità di usarli per raccogliere liquidità con cui finanziare lo sforzo bellico ucraino.
Storicamente il dibattito sui bond europei è sempre stato fermato dai paesi che hanno un rischio creditizio più basso, come la Germania e i Paesi Bassi, che sono incentivati a raccogliere capitali autonomamente. Al contrario i paesi più indebitati, come Italia e Spagna, hanno sempre appoggiato questi strumenti. La Francia ha quasi sempre scartato questa ipotesi, ma la possibilità di creare strumenti specifici per finanziare alcune aree dell’economia sembra piacere a Macron.
Il bisogno di investire di più
Secondo Macron, l’economia europea si trova in una situazione simile a quella della pandemia in quanto avrebbe bisogno di investire di più. Un bisogno di liquidità che va in due direzioni: da una parte nel settore della difesa per aiutare gli alleati ucraini, dall’altra parte le industrie sensibili nel settore tecnologico e della sostenibilità. Questa proposta arriva pochi giorni dopo il discorso di Thierry Breton a Bruxelles, in cui il vertice dei mercati interni europei ha proposto di creare un fondo per la difesa da €100 miliardi con cui finanziare sia gli aiuti all’Ucraina che il rimodernamento degli eserciti degli Stati Membri. A poco a poco, l’idea di uno sforzo comune per la difesa -quantomeno dal punto di vista finanziario- sembra prendere piede.
La Francia è in prima linea con Macron nel dire che l’Unione Europea avrebbe bisogno di una nuova iniezione di liquidità, con cui rispondere agli incentivi che la Cina e gli Stati Uniti stanno dando ad alcune specifiche industrie. Si guarda ad esempio alla produzione di pale eoliche, pannelli fotovoltaici, batterie al litio e tecnologie legate all’intelligenza artificiale: tutti settori in cui l’UE è ancora molto indietro rispetto al colosso economico americano e quello asiatico. Ursula von der Leyen rimane estremamente contraria a un nuovo round di stimolo economico da parte delle istituzioni europee, proponendo invece degli interventi molto più piccoli a sostegno delle industrie in questione.
La volta buona per l’Europa?
Si parla di bond europei da quando è nata l’Unione, ma c’è sempre stato un grande ostacolo: il veto assoluto di Angela Merkel, che non ha mai appoggiato l’idea. Ma ora che lo scenario politico tedesco ha voltato pagina, è interessante osservare come la Francia stia trovando appoggio in diverse nazioni che vorrebbero lavorare nella stessa direzione. Solo a gennaio i governi europei dovrebbero emettere 150 miliardi di euro di bond, in un sistema in cui ogni nazione mantiene il pieno controllo sulle sue emissioni e ha un suo credit rating. Sta avanzando sempre di più l’idea che, se questa offerta venisse unificata, si arriverebbe a un mercato più competitivo a livello mondiale con condizioni favorevoli per l’Unione nel suo complesso.