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Turkmenistan e Turchia insieme per gasdotti verso l’Europa

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Written by Alessandro Calvo
Diplomato in Scienze Economiche presso l'Ateneo di Torino, mi dedico alla vita di nomade digitale con un focus particolare sugli investimenti azionari. Rivesto il ruolo di gestore e analista capo per il portfolio di azioni su TradingOnline.com. Come ricordato da Peter Lynch, è importante tenere a mente che investire in azioni non equivale a giocare alla lotteria; rappresenta piuttosto la detenzione di una quota parte di un'impresa
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Un nuovo accordo tra Turkmenistan e Turchia dovrebbe aiutare ad alleviare i problemi europei legati alle importazioni di gas naturale. Il Turkmenistan produrrà il gas e la Turchia concederà il passaggio di un gasdotto diretto in Europa, in modo tale da avere un vantaggio competitivo sui prezzi rispetto agli esportatori di gas liquefatto. Le due nazioni hanno stretto un accordo e firmato un memorandum, di fronte alla presenza del Ministro dell’Energia turco e al Presidente del Consiglio Gurbanguly Berdimuhamedov. Curiosamente il progetto era già stato pensato nel 1990, ma non era mai stato effettivamente realizzato. Questa volta, con il cambio degli equilibri del mercato del gas in Europa, è molto probabile che invece si andrà avanti.

Il tema è particolarmente caldo in questo momento, per una questione soprattutto legata agli accordi di trasporto tra Russia e Ucraina. In questo momento è ancora valido l’accordo con cui Mosca esporta gas naturale verso l’Europa attraverso i gasdotti ucraini, riconoscendo a Kiev il pagamento dei diritti di passaggio malgrado le due nazioni siano in guerra tra loro. Sembra però molto difficile che questo accordo possa essere rinnovato: Putin si è detto favorevole, ma l’UE vorrebbe tagliare i ponti con il gas russo e non è detto che l’Ucraina sia favorevole a un rinnovo. Un gasdotto che proviene dal Turkmenistan avrebbe il favore politico e al tempo stesso aiuterebbe a ridurre i problemi di approvvigionamento dell’Europa.

Il Turkmenistan si afferma come potenza del gas

Fino a pochi anni fa, il Turkmenistan non era mai stato al centro di grandi accordi internazionali sulle forniture di gas naturale. Questo soprattutto perché gli interessi turkmeni venivano subordinati a quelli russi, con Mosca che più volte ha cercato di dettare le linee del paese in termini di export. Vista la nuova situazione geopolitica, però, il Turkmenistan ha iniziato ad affrancarsi dal Cremlino ed estendere la sua rete di influenza. Per farlo ha bisogno di un’infrastruttura critica: i gasdotti. Fino a questo momento, proprio l’assenza di gasdotti di proprietà è ciò che ha reso difficile per il Turkmenistan imporsi come grande esportatore di gas naturale.

La nazione ha già avviato un progetto molto ambizioso per connettere le sue regioni di esportazione all’Asia: attualmente il più grande acquirente del gas turkmeno è la Cina. Il governo turkmeno ha anche approvato la costruzione di un gasdotto enorme che attraverserà Afghanistan, Pakistan e India, connettendosi così a importanti economie emergenti della regione. L’obiettivo di vendere in Europa sarebbe il prossimo step, e sarebbe effettivamente possibile realizzarlo costruendo un gasdotto. Probabilmente dalla Turchia il gas sarebbe poi diretto verso le regioni meridionali dell’UE, con l’Italia che molto probabilmente potrebbe avere un ruolo in tutto questo.

Si cerca l’affrancamento dal gas russo

Nel frattempo, in Europa si continua a parlare di cosa succederà una volta che la Russia si siederà al tavolo delle negoziazioni con l’Ucraina per deliberare sul rinnovo dell’accordo di trasporto del gas. I rapporti tra Kiev e Mosca non potrebbero essere più tesi, e le aperture della Russia potrebbero trovare l’opposizione ucraina. Nel frattempo in Ucraina si terranno anche le nuove elezioni, cosa che potrebbe portare a un nuovo governo al tavolo dei negoziati. Per l’Unione Europea, un mancato rinnovo dell’accordo implicherebbe un calo del 5% delle importazioni totali di gas naturale; una percentuale che fino a due anni fa era decisamente più alta, ma che grazie a un intenso lavoro di diversificazione delle forniture è scesa in fretta. Per l’UE, in ogni caso, l’obiettivo sarebbe quello di arrivare direttamente a zero.

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