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USA finalmente pronti a annunciare sussidi su idrogeno verde

Dopo una battaglia di lobby durata oltre un anno, al COP 28 arriva la notizia che l’industria dell’idrogeno verde stava aspettando: gli Stati Uniti saranno pronti a lanciare la nuova regolamentazione in materia di sussidi già entro la fine dell’anno. I più ottimisti si aspettavano che gli USA sarebbero riusciti a definire le linee guida e dare l’annuncio già alla conferenza sul clima delle Nazioni Unite, ma in media l’industria si attendeva che sarebbe stato necessario aspettare fino all’inizio del 2024 per vedere annunciate le nuove regolamentazioni. Il tema è scottante: ci sono decine di miliardi di dollari in ballo e le società interessate continuano a essere divise su quali iniziative siano effettivamente meritevoli dei sussidi.

Ora John Podesta, il consigliere a cui la Casa Bianca si è rivolta lungo tutti questi mesi per studiare a fondo la materia, ha confermato proprio al COP 28 che ormai ci sono i presupposti per lanciare la nuova regolamentazione. Sembra solo questione di redigere il testo della nuova normativa, i cui fondi sono già stati stanziati oltre due anni fa con l’Inflation Reduction Act. Nella grande riforma del 2021 era previsto anche che gli USA intervenissero fortemente sulle forme sostenibili per produrre idrogeno, ma da quel momento non si è mai definito in modo chiaro quali progetti avrebbero potuto ricevere i fondi.

Una battaglia lunga oltre un anno

Gli Stati Uniti sono pronti a rilasciare una grande ondata di sussidi legati alla produzione di idrogeno verde. Il più importante è quello legato al prezzo fisso di 3$ al chilo: ogni chilo di idrogeno verde prodotto in impianti aperti dopo il 2023 avrà diritto a ricevere questa somma. Nel caso in cui una società si accordasse con i clienti per venderlo a una somma inferiore, sarà direttamente il governo federale a pagare la differenza. Questo sussidio è seriamente in grado di aiutare l’idrogeno verde a sostituire il gas naturale in decine di industrie e processi: quasi certamente nel mondo della produzione di cemento, vetro e alluminio, ma potrebbe arrivare persino a essere un metodo comune per riscaldare le case.

Al centro delle discussioni fino a questo momento è sempre rimasto lo stesso tema: la definizione di idrogeno verde. Le grandi società che si occupano di combustibili fossili hanno chiesto che i sussidi fossero concessi in modo meno stringente: si chiede che durante il giorno o quando soffia il vento, le aziende siano tenute ad alimentare gli elettrolizzatori con energia rinnovabile. Quando però è notte o il vento non è sufficiente, si chiede di poter colmare la differenza con il gas naturale per non lasciare fermi e improduttivi gli impianti. Le aziende che invece si specializzano in rinnovabili sono contrarie a questa definizione, che accusano di essere una pura speculazione sul greenwashing.

Verso la linea più purista

Anche se Podesta non ha voluto sbilanciarsi sulla linea che verrà presentata nella regolamentazione finale, sembra che gli Stati Uniti siano diretti verso la scelta più “purista”. Un nuovo studio dell’Università di Princeton ha dimostrato che, nel caso in cui i sussidi fossero concessi per la produzione di idrogeno anche con fonti non rinnovabili, quasi certamente il risultato sarebbe un aumento delle emissioni inquinanti. Si teme anche che le società vogliano approfittarne appositamente per operare gli impianti con il minimo necessario di energia rinnovabile, e invece sfruttare al massimo le ore del giorno in cui le verrebbe concesso di utilizzare combustibili fossili per massimizzare i profitti. Rimane ancora una situazione in divenire, ma le parole di Podesta al COP 28 fanno pensare che sarà favorita la linea proposta dalle società che si occupano di rinnovabiili.

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