Jerome Powell parla e DXY torna a volare. È un capo della FED hawkish?

FED POWELL DISCORSO
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Written by Gianluca Grossi
Attivo come analista economico dal 2009, collaboro con TradingOnline.com dove fornisco approfondimenti sul Forex, sulla macroeconomia e sul mercato azionario, prestando particolare attenzione alle economie in ascesa quali quelle di Turchia, Brasile, Indonesia e Cina. Ricopro inoltre il ruolo di caporedattore per il rinomato giornale online Criptovaluta.it, una risorsa chiave per chi è interessato al settore delle criptovalute e del Bitcoin. Il mio interesse si estende al mercato degli ETF, soprattutto quelli negoziati a New York, mantenendo sempre un'attenta osservazione sulle dinamiche di mercato.
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È un Jerome Powell piuttosto moderato quello che è intervenuto, come da programma, al NABE, la National Association for Business Economics. Un intervento atteso, che però contribuisce poco a chiarire quali saranno i prossimi passi di Federal Reserve. Nonché un intervento che cambia davvero poco il quadro che Powell stesso aveva delineato lo scorso 18 settembre, a margine della decisione del FOMC di iniziare il ciclo di tagli con 50 punti base.

Federal Reserve non ha un percorso definito: deciderà tenendo conto dei dati che arrivano dal mercato del lavoro, dalla disoccupazione, dall’inflazione e dal livello di attività economica, con diversi data point che saranno disponibili prima del prossimo incontro del FOMC, previsto per il 7 novembre 2024. I mercati hanno iniziato a scontare da oggi con maggiore convinzione un taglio di soli 25 punti base, mentre fino a venerdì ritenevano più probabile un taglio di 50 punti base. Situazione cambiata e che si è riflessa già sull’andamento degli asset risk on. Il discorso di Powell ha anche dato una mano a DXY, l’indice di forza relativa del dollaro USA contro le principali valute mondiali.

Due tagli da qui a fine anno. Nessuna intenzione di accelerare, per ora

È il Jerome Powell che conosciamo ormai dalle numerose apparizioni in TV, conferenze stampa e anche convegni. È il Jerome Powell che manda messaggi soft e che cerca di esporsi il meno possibile sul futuro delle decisioni di Federal Reserve. È il Jerome Powell, aggiungiamo, che si è portato dietro gli stessi appunti che aveva preparato per il 18 settembre. Lo stesso Jerome Powell che però questa volta i mercati hanno interpretato come hawkish. Ma cosa c’è nel discorso che tutti aspettavano e che ha aiutato il dollaro e che al tempo stesso ha spinto il NASDAQ 100 e gli altri indici delle borse USA verso il basso, salvo poi aprire per un leggero recupero.

  • Nessun piano precostituito

Federal Reserve non ha alcun tipo di piano precostituito. Non ha deciso ancora la velocità alla quale si muoverà per il taglio dei tassi e deciderà, come d’altronde ha sempre fatto fino a oggi, meeting per meeting.

  • Due tagli da qui a fine anno

Chi si aspettava di più sarà deluso, a patto che le previsioni economiche di Fed siano confermate. Due tagli da qui a fine anno, da 25 punti base, che farebbero rimanere i tassi negli USA ancora in territorio restrittivo, ma meno restrittivo di un paio di mesi fa.

  • Nessuna fretta da parte di Federal Reserve

Nessuna fretta da parte di Federal Reserve, che ha come obiettivo quello di non vanificare gli sforzi fatti per contenere l’inflazione. Il soft landing è ancora sul tavolo? Powell non commenta, ma si dice molto soddisfatto del lavoro svolto da FOMC e Fed.

Incertezza continuerà a dominare

Il movimento sui futures su Fed Funds conferma che gli intendimenti dei mercati sono tutto fuorché solidi. Mentre ieri si scommetteva su tagli da 50 punti base con una certa vivacità, oggi torna a prevalere l’ipotesi 25 punti base.

È il segnale del quale parliamo da tempo su queste pagine e che conferma che se non sa Jerome Powell che direzione verrà presa, non lo sanno neanche i mercati.

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