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Bonus Natale 2024, le istruzioni per richiederlo ed ottenerlo in tempo

L’Agenzia delle Entrate ha fornito le istruzioni per richiedere il bonus Natale. È necessario presentare una domanda, perché non arriva in automatico.

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Bonus Natale 2024, le istruzioni per richiederlo ed ottenerlo in tempo

Nel corso del mese di dicembre, assieme alla Tredicesima, i lavoratori potrebbero ricevere un contributo in busta paga pari a 100 euro netti: il cosiddetto bonus Natale. L’importo definitivo che spetterà, ad ogni modo, è erogato in proporzione al periodo in cui sono stati occupati: 100 euro per quanti hanno lavorato tutto l’anno, 50 euro se l’impiego  è stato solo di sei mesi.

Il bonus Natale, però, non arriverà ai pensionati: è rivolto unicamente ai lavoratori dipendenti. Ma non spetterà a tutti. È necessario, infatti, essere in possesso di due diversi requisiti:

  • avere un reddito inferiore a 28.000 euro;
  • avere una famiglia con un figlio a carico.

Chi è intenzionato a ricevere il bonus Natale deve presentare un’autocertificazione in tempo utile al proprio datore di lavoro. La somma non verrà erogata in maniera automatica a quanti ne hanno diritto: è necessario presentare un’apposita domanda per poter ricevere il bonus Natale.

Bonus Natale, i requisiti per riceverlo

A fornire le indicazioni precise e dettagliate su come ricevere il bonus Natale ci ha pensato l’Agenzia delle Entrate con la circolare n. 19/E del 10 ottobre 2024. Al suo interno sono fornite le indicazioni precise e dettagliate su come richiedere il contributo.

Come abbiamo anticipato in precedenza il richiedente deve avere un reddito inferiore a 28.000 euro. Per calcolare il reddito devono essere esclusi la prima casa e le sue pertinenze (il garage e la cantina). È necessario, inoltre, avere sufficiente capienza fiscale: l’imposta Irpef da versare deve essere più alta delle detrazioni a cui si ha diritto.

Il richiedente, inoltre, deve avere un figlio fiscalmente a carico. Tra l’altro questo è uno dei requisiti che ha fatto più discutere e ha sollevato alcune perplessità. Ad ogni modo le categorie accettate sono due:

  • i lavoratori con coniuge e figlio a carico;
  • i lavoratori appartenenti ad un nucleo familiare monogenitoriale.

Con il termine coniuge si intende anche una persona con la quale ci si è uniti tramite unione civile e non solo in matrimonio. L’importante è non essere legalmente ed effettivamente separati.

Nella famiglia monogenitoriale il secondo genitore deve essere deceduto o non deve aver riconosciuto i figli. O devono essere stati adottati da una sola persona. Se il figlio ha effettivamente un altro genitore e i due genitori sono separati, non è possibile richiedere il bonus Natale: in questa situazione entrambi i genitori hanno potenzialmente il figlio a carico, ma non l’altro coniuge.

Bonus Natale, come fare domanda al proprio datore di lavoro

Per richiedere il bonus Natale è necessario presentare la domanda al proprio datore di lavoro. All’interno della richiestadeve essere indicato:

  • il codice fiscale del coniuge a carico, nel caso in cui ci sia;
  • il codice fiscale del figlio.

I dipendenti che dovessero avere più di un datore di lavoro (perché sono impiegati part time) sono liberi di scegliere a quale datore di lavoro consegnare la richiesta.

Laureato in materie letterarie e giornalista pubblicista iscritto all'Albo dal 2002 [Link di verifica iscrizione all'Albo]. Ho iniziato ad occuparmi di Economia fin da subito, concentrandomi dapprima sul mercato immobiliare, sul fisco e i mutui, per poi allargare i miei interessi ai mercati emergenti ed ai rapporti Usa-Russia. Scrivo di attualità, tasse, diritto, economia e finanza.

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TSMC blocca le consegne ad un cliente cinese dopo la scoperta di un suo processore in Huawei

TSMC ha deciso di stoppare le consegne ad un cliente cinese dopo aver scoperto che un suo chip era all’interno di un prodotto Huawei.

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TSMC blocca le consegne ad un cliente cinese dopo la scoperta di un suo processore in Huawei

TSMC ha deciso di sospendere le spedizioni di chip alla società cinese Sophgo dopo che ne è stato trovato uno prodotto dall’azienda di Taiwan in un processore firmato Huawei. Il blocco delle consegne è stato predisposto perché in passato Sophgo aveva ordinato a TSMC dei chip uguali a quello che è stato trovato sull’Ascend 910B di Huawei. Ricordiamo che quest’ultima non può muoversi liberamente quando acquista della tecnologia, perché è stata sottoposta ad un serie di limitazioni per proteggere la sicurezza nazionale degli Stati Uniti. Al momento, ad ogni modo, non è stato possibile stabilire in quale modo il chi sia finito proprio su un prodotto dell’azienda cinese.

Il Dipartimento del Commercio degli Stati Uniti ha affermato di essere a conoscenza di segnalazioni di potenziali violazioni dei controlli sulle esportazioni degli Stati Uniti, ma non ha potuto commentare se siano in corso indagini.

Prosegue il giallo del chip TSMC finito in un prodotto Huawei

TechInsights, una società di ricerca tecnologica, ha scoperto la presenza di un chip TSMC sull’Ascend 910B di Huawei quando ha smontato il processore multi-chip. Avvertita della scoperta circa due settimane fa, la società di Taiwan ha immediatamente informato gli Stati Uniti.

Più o meno nello stesso periodo, TSMC ha anche sospeso le spedizioni a un cliente: lo stop è avvenuto dopo che l’azienda ha scoperto che un chip fornito al cliente era finito in un prodotto Huawei.

TSMC, il più grande produttore di chip su contratto al mondo, ha dichiarato di non aver più fornito Huawei da metà settembre 2020 e di aver avvertito dell’accaduto il Dipartimento del Commercio Usa in merito alla questione. In una nota dell’azienda si legge che al momento TSMC non è a conoscenza del fatto di essere oggetto di alcuna indagine.

Huawei, da parte sua, ha dichiarato in una nota di non aver prodotto alcun chip tramite TSMC dopo che gli Stati Uniti hanno imposto all’azienda nuove norme sulle esportazioni nel 2020.

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Danone non acquisterà più la soia brasiliana, allineandosi a Nestlé ed Unilever

Danone ha deciso di fare a meno della soia brasiliana. Inizierà ad importare la materia prima unicamente dall’Asia.

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Danone non acquisterà più la soia brasiliana, allineandosi a Nestlé ed Unilever

Danone mette al bando la soia brasiliana e inizia ad acquistare dai paesi asiatici. A comunicarlo è Jurgen Esser, il responsabile finanziario dell’azienda: il cambio di passo serve ad allineare l’azienda ad una norma introdotta dall’Unione europea, che impone di dimostrare che non si stiano rifornendo da dei terreni deforestati.

Sulla stessa lunghezza d’onda si sono inserite anche Nestlé e Unilever, che nel corso degli ultimi anni si sono attrezzate per adeguarsi alla normativa onde evitare di incorrere in potenziali sanzioni che potrebbero arrivare fino al 20% del fatturato.

Danone si allinea al nuovo regolamento europeo

Sostanzialmente, come già le altre aziende europee, Danone si sta allineando al regolamento dell’Unione europea sulla deforestazione, che impatta sull’importazione di materie prime come cacao, caffè e soia. La normativa sarebbe dovuta entrare in vigore il 12 dicembre 2024, ma la Commissione europea ha optato per un rinvio di dodici mesi.

Nel 2023 Danone aveva reso noto di aver utilizzato qualcosa come 262.000 tonnellate di prodotti a base di soia per nutrire le mucche dei suoi allevamenti. Ha, inoltre, utilizzato 53.000 tonnellate di semi di soia direttamente nella produzione dei suoi prodotti di latte di soia Alpro e Silk e yogurt di soia. Per I mangimi degli animali, il principale fornitore di soia di Danone era proprio il Brasile.

Jurgen Esser spiega che Danone non si rifornisce più di soia dal Brasile, che verrà importata unicamente dall’Asia. L’azienda, al momento, ha un monitoraggio sulle materie prime completo: si assicura, quindi, di utilizzare unicamente degli ingredienti sostenibili.

Danone non è esposta alla deforestazione come molti dei suoi rivali.

Si prevede che il Brasile produrrà un record di 170 milioni di tonnellate di soia nel suo prossimo raccolto, rispetto ai 125 milioni di tonnellate coltivati ​​negli Stati Uniti, che ha superato nel 2020. Il Paese Sudamericano è il principale produttore di soia al mondo e, mentre l’Europa taglia le sue importazioni, le spedizioni in Cina sono aumentate fino a una media di oltre un milione di tonnellate a settimana.

Il Brasile è al primo posto al mondo per distruzione della foresta pluviale, anche dopo l’insediamento del presidente Luiz Inacio Lula da Silva nel 2023 e la riduzione di oltre la metà dei tassi di deforestazione nella parte di foresta amazzonica del paese.

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Canone Rai, addio al taglio in bolletta. Dal 2025 si pagheranno 90 euro all’anno

Il canone Rai torna a 90 euro dopo il taglio di venti euro effettuato nel 2024. Sempre che non ci sia un ripensamento all’ultimo minuto si dovrà pagare di più.

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Canone Rai, addio al taglio in bolletta. Dal 2025 si pagheranno 90 euro all'anno

Addio al taglio del canone Rai. Gli italiani dovranno mettersi in cuore in pace, dal 2025 si tornerà a pagare 90 euro. Per il momento la sforbiciata ad una delle tasse più odiate dalle famiglie salta e i contribuenti si troveranno addebitati venti euro in più sulle utenze dell’elettricità (nel 2024 il canone Rai è stato pari a 70 euro).

Se per gli utenti questa è una pessima notizia, la novità è positiva per la Rai, anche se a viale Mazzini c’è ancora molta preoccupazione per le misure previste dalla Legge di Bilancio, che potrebbero non far arrivare nelle casse della televisione pubblica le risorse necessarie. Oltre tutto c’è ancora il timore che il taglio del canone Rai possa essere inserito durante il percorso parlamentare che porterà all’approvazione della Manovra 2025 e perché, soprattutto, si stanno attendendo con trepidazione le eventuali conferme o smentite su una sforbiciata delle voci di spesa su personale e consulenti, che dovrebbero essere effettuate nel corso dei prossimi anni.

Addio al taglio del canone Rai

Salvo ripensamenti dell’ultimo momento il canone Rai tornerà a 90 euro, garantendo una boccata d’ossigeno alla televisione pubblica.

Viale Mazzini, per il momento, è preoccupata per i provvedimenti che il Governo potrebbe prendere sui tagli al personale e alle consulenze, tanto che Giampaolo Rossi – il nuovo amministratore della Rai e uomo di fiducia della premier Giorgia Meloni – ha deciso di prendere immediatamente una posizione netta ed unitaria, sottolineando la propria apprensione per i provvedimenti che, sia pure nell’ottica di un doveroso contenimento dei costi, rischierebbero – secondo Rossi – di limitare l’autonomia del servizio pubblico e di condizionarne le scelte e le attività con possibili impatti sull’occupazione, nonché sull’indotto.

Nel 2025 la Rai – è quanto si apprende dal testo della Manovra – per ridurre gli oneri di esercizio non potrà aumentare le spese per il personale e per gli incarichi di consulenza: i costi non potranno superare quelli del 2023.

Ma non solo: nel 2026 dovrà essere ridotta la spesa del 2% rispetto alla media delel spese sostenute nel periodo compreso tra il 2021 ed il 2023. Sale al 4%, invece, la riduzione di spesa per il 2027. I risparmi dovranno essere impiegati per finanziare gli obblighi di viluppo e ammodernamento dell’azienda.

Ad ogni modo per i contribuenti, salvo ripensamenti dell’ultimo minuto, il canone Rai tornerà a 90 euro, come si pagava nel 2023. Verrà spalmato su nove mensilità: ogni mese si pagheranno 10 euro (chi riceve la bolletta bimestrale, avrà quattro addebiti da 20 euro e uno da 10 euro).

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Parla il ministro delle finanze tedesco: ritorsioni se dal 2025 dazi aggiuntivi negli USA per prodotti europei

Parole dure del ministro delle finanze tedesco in direzione di Washington. No alla guerra commerciale, altrimenti…

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Usa germania guerra

Il ministro delle finanze tedesco Christian Lindner ha avvisato gli Stati Uniti sulla potenziale introduzione di dazi e più in generale sull’avvio di una guerra commerciale da parte di Washington. Ci saranno, ha affermato, ritorsioni, nel caso in cui – come sta emergendo da alcune proposte in campagna elettorale per le presidenziali USA – si dovessero effettivamente implementare dazi aggiuntivi su merci e servizi made in UE. Il ministro delle finanze tedesco lo ha affermato in un’intervista per CNBC, a margine dell’incontro annuale del Fondo Monetario Internazionale a Washington.

Un invito – per quanto aggressivo – a evitare una guerra commerciale che secondo il ministro delle finanze della Repubblica Federal Tedesca non pò vedere vincitori. Il riferimento sembrerebbe essere a diverse delle proposte di Donald Trump durante la campagna elettorale per la Casa Bianca, proposte che prevedono dazi aggiuntivi per le merci prodotte fuori dagli USA, anche se con condizioni che per il momento non sembrerebbero ancora chiare.

Il problema è la Cina

O almeno questo sarebbe il problema secondo Lindner, motivo per il quale l’Unione Europea dovrebbe essere tenuta fuori da un’eventuale guerra commerciale (che in verità già esiste) tra i due blocchi. Guerra commerciale che – ricordano i più cinici – è in realtà già a pieno regime anche tra l’UE e la Repubblica Popolare Cinese, almeno su certe categorie merceologiche.

Lindner ha anche aggiunto che sarà disposto a interloquire, trattare con chiunque occuperà la Casa Bianca dal 2025 – segnale che dunque di porte aperte, almeno in Europa, ce ne sarebbero. Un messaggio comunque chiaro in direzione di Washington, che con ogni probabilità troverà il favore del grosso dei paesi UE e dei loro ministri delle finanze, che hanno tutto l’interesse a non arrivare ad una guerra commerciale con Washington, che aggiungendosi a quella con la Cina causerebbe tensioni importanti ad un’economia europea che già deve fare i conti con un importante rallentamento.

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Boeing: tentativo di vendita della divisione spaziale. Scoop porta il titolo a +2%

Boeing a caccia di compratori per la divisione aerospaziale, secondo uno scoop di WSJ.

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Boeing divisione spazio vendita

Altre grandi manovre da Boeing. Secondo quanto è stato riportato da The Wall Street Journal il gruppo starebbe esplorando la possibilità di vendere la sua divisione spaziale. Dietro la decisione – o meglio il tentativo – ci sarebbe la volontà di raccogliere capitale per mettere riparo ad una situazione per il gruppo che si è aggravata dopo una serie di scandali che hanno costellato il 2024. Già dalla giornata di ieri avevano preso a girare rumors sulla possibilità di disimpegno da parte del gruppo, dopo che Kelly Ortberg, per la prima volta alla guida del gruppo durante i report trimestrali, aveva ribadito che Boeing è una società che produce aeroplani.

Sempre Ortberg aveva individuato come strada futura per il gruppo la riduzione dei settori, con un laconico staremo meglio quando faremo meno e meglio, rispetto al fare di più e non farlo bene. Rimarranno dunque, nel caso in cui l’esplorazione dovesse andare a buon fine, i business legati appunto alla produzione di velivoli civili e della difesa.

Il pacchetto “NASA”

A fare gola più che la divisione del gruppo in termini produttivi saranno contratti e collaborazioni con NASA. Non è chiaro per il momento se il gruppo abbia già individuato dei potenziali acquirenti e – nel caso – a che punto siano le trattative.

Il titolo ha reagito in modo positivo alla diffusione della notizia, invertendo un trend negativo dopo metà mattinata a New York. Nel momento in cui scriviamo le azioni $BA vengono scambiate ampiamente sopra i 156$. Seguiranno aggiornamenti nel caso di smentite o conferme da parte del gruppo, e anche nel caso in cui dovessero essere individuati potenziali acquirenti per un business che con ogni probabilità non sarà più parte del gruppo Boeing nel 2025. E con ogni probabilità il gruppo sarà costretto a scelte dure ma strategiche per recuperare un 2024 da incubo.

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