Apple, l’India abbassa i dazi per favorire le importazioni degli iPhone

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Written by Pierpaolo Molinengo
Attivo come autore dal 1989, si è iscritto all'albo nel 2002, quando ha iniziato ad occuparsi di economia, concentrando dapprima i suoi studi sul mercato immobiliare, fisco e mutui per poi allargare il suo focus sui mercati emergenti e sui rapporti Usa-Russia.
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Per Apple un importante mercato asiatico diventerà più conveniente e lucroso. L’India, infatti, ha annunciato la decisione di togliere i dazi all’importazione di telefoni cellulari e su alcune parti chiave dal 20% al 15%. A beneficiarne, ovviamente, saranno i più importanti produttori di smartphone con i loro prodotti di alta gamma come l’iPhone, che continuano ad essere importanti nel paese anche se la produzione locale è aumentata.

Nirmala Sitharaman, ministro delle finanze indiano, nel corso della presentazione al Parlamento del bilancio annuale per il 2024/25 ha anticipato che la tassa per l’importazione sui telefoni cellulari, l’assemblaggio di circuiti stampati (PCBA) e caricabatterie è nell’interesse diretto dei consumatori.

Ma entriamo un po’ più nel dettaglio e cerchiamo di capire quale impatto possa avere la novità sull’iPhone dell’Apple e sugli altri produttori.

Apple, le importazioni di iPhone in India

L’Apple ogni anno importa il 10/12% degli iPhone in India. Secondo Neil Shah, co-fondatore di Counterpoint Research, la riduzione del 5% delle tasse sui dispositivi si può tradurre in un beneficio annuale di 35-50 milioni dollari.

L’Apple ha incrementato la sua produzione locale in India appoggiandosi a società come Foxconn e il gruppo indiano Tata. Ma continua ad importare ancora nel paese alcuni dei suoi modelli di fascia alta di iPhone Pro e Pro Max.

Dell’abbassamento dei dazi d’importazione Apple ne trarrà beneficio, perché secondo Shah per alcuni modelli i PCBA vengonno ancora importati.

La decisione dell’India, ad ogni modo, contribuirà ad alleviare i dazi doganali per i nuovi attori che entrano nel mercato. Per questi produttori sarà un vero e proprio punto di svolta per loro.

Altri produttori come Samsung ne trarrebbero vantaggio, ma in misura minore, poiché la maggior parte dei loro smartphone è prodotta localmente.

Non solo Apple, India hub per esportare gli smartphone

A gennaio, il vice ministro indiano dell’Informatica ha sostenuto che senza una riduzione delle tasse di importazione sui telefoni cellulari, il paese rischia di perdere terreno rispetto a Cina e Vietnam nella corsa per diventare un importante hub di esportazione di smartphone. Ma soprattutto deve agire in fretta per attirare le aziende globali con tariffe più basse.

Negli ultimi anni il primo ministro Narendra Modi ha voluto far diventare l’India un polo di produzione di smartphone. Il programma di produzione locale da 24 miliardi di dollari del paese riguarda i telefoni cellulari ed ha spinto aziende come Apple, Xiaomi, Samsung e Vivo ad espandere le operazioni locali.

In passato anche la cinese Xiaomi ha chiesto riduzioni tariffarie sui sottocomponenti utilizzati nelle batterie, nei cavi USB e nelle cover dei telefoni.

L’India si prepara a diventare la nuova Cina per l’Apple

Benché i due mercati continuino ad essere ancora molto distanti, l’India sembrerebbe diventare la nuova Cina per l’Apple. Secondo i dati messi in evidenza da Bloomberg, l’ex colonia britannica si starebbe preparando a diventare uno dei paesi nel quale il produttore dell’iPhone riuscirà ad aumentare massicciamente il proprio fatturato.

Nei dodici mesi compresi tra marzo 2023 e marzo 2024, Apple ha registrato una crescita del 33% delle vendite in India, passando da 6 ad 8 miliardi. Più della metà delle vendite è costituita da smartphone di alta gamma. In india è stato registrato un importante cambio di rotta dato che fino a poco tempo fa dominavano gli android cinesi a basso costo.

Il fatturato in India dell’Apple ha iniziato a brillare beneficiando di due situazioni diverse:

  • i problemi registrati in Cina;
  • l’appetibilità del mercato indiano.

La Cina sta abbassando il proprio appeal, perché si sta avvicinando alla saturazione, ma anche perché stanno aumentando le tensioni politiche tra Usa e Cina, che potrebbe deflagrare se si verificasse un conflitto con Taiwan o più semplicemente se Trump tornasse alla Casa Bianca e dovesse dare il via a delle politiche daziarie più sfavorevoli.

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