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Falde acquifere: calo preoccupante negli ultimi 40 anni

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Written by Alessandro Calvo
Diplomato in Scienze Economiche presso l'Ateneo di Torino, mi dedico alla vita di nomade digitale con un focus particolare sugli investimenti azionari. Rivesto il ruolo di gestore e analista capo per il portfolio di azioni su TradingOnline.com. Come ricordato da Peter Lynch, è importante tenere a mente che investire in azioni non equivale a giocare alla lotteria; rappresenta piuttosto la detenzione di una quota parte di un'impresa
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Un nuovo studio pubblicato su Nature mostra un trend preoccupante per una delle risorse più importanti per la vita umana e per l’economia: l’acqua. Lo studio ha esaminato l’andamento dei livelli delle falde acquifere nel corso di 40 anni, concludendo che il calo sta avvenendo a un ritmo nettamente più veloce rispetto a quanto si pensasse in precedenza. Non soltanto il calo sta accelerando, ma alla base ci sarebbero dei fenomeni climatici che probabilmente tenderanno a peggiorare nel corso dei prossimi anni. Secondo lo studio, specialmente le aree costali sarebbero a rischio e ancor di più quelle che si trovano vicine ad aree intensamente coltivate.

Le falde acquifere sono essenziali per garantire un adeguato approvvigionamento idrico, specialmente nelle aree più distanti dagli specchi d’acqua. In un contesto normale, il ritmo a cui l’acqua viene utilizzata dovrebbe essere bilanciato dalle piogge. Questo equilibrio sembra però essersi rotto in tantissime regioni del mondo, causando problemi seri sia sociali che economici. Intere regioni, sia in occidente che in altre parti del mondo, potrebbero rischiare di non avere abbastanza acqua per sostentare la vita e l’economia nel corso dei prossimi decenni.

presentazione della notizia su studio che mostra cali preoccupanti dei livelli delle falde acquifere
I livelli delle falde acquifere sono stati monitorati con immagini satellitari, sensori e dati delle amministrazioni locali

I dati dello studio

Lo studio ha analizzato 117.000 falde acquifere in oltre 40 paesi del mondo, per 4 decenni. In questo modo ha raccolto una quantità senza precedenti di dati per poter studiare la loro evoluzione nel corso del tempo. Stando a quanto riportato nel testo, oltre un terzo delle falde acquifere analizzate ha riportato un calo di almeno 10 centimetri all’anno dei livelli d’acqua, cioè 4 metri durante il tempo complessivo della ricerca. Addirittura il 12% delle falde acquifere analizzate ha avuto un calo superiore a mezzo metro all’anno. Guardando nello specifico ai dati che vanno dal 2000 al 2022, ci sono molte regioni negli Stati Uniti, in Iran e nella parte nord della Cina dove si sono registrati cali di oltre 2 metri all’anno del livello delle falde.

In Europa, una situazione particolarmente allarmante riguarda la Spagna. In Italia non si segnalano, fortunatamente, dei cali preoccupanti. Gli autori dello studio fanno notare che sono pochissime le falde acquifere dove il livello dell’acqua è aumentato nel corso dello studio. Dove ciò si è verificato, normalmente è avvenuto in concomitanza a nuovi regolamenti locali per uno sfruttamento inferiore (o migliore) dell’irrigazione nell’agricoltura.

foto di un fiume quasi prosciugato
L’aumento dei casi di siccità prolungata pesa sul trend analizzato dallo studio

Tra cambiamento climatico e agricoltura

Secondo Scott Jasechko, uno dei co-autori dello studio, ci sarebbero due cause principali dietro all’accelerazione nella perdita di acqua nelle falde acquifere. Il primo sarebbe l’azione dell’uomo, soprattutto dovuta al crescente bisogno di irrigazione per l’agricoltura. Dai dati raccolti è stato possibile notare chiaramente come le aree più densamente coltivate siano quelle in cui le falde acquifere sono state colpite di più. Inoltre sarebbe anche un fenomeno dovuto al cambiamento climatico, che sta modificando anche nel nostro paese le dinamiche dell’agricoltura e dell’allevamento. Le siccità sempre più forti e prolungate aumentano il bisogno di irrigazione dei campi, spingendo gli agricoltori ad attingere a più acqua a parità di superficie irrigata.

Considerando che le fonti d’acqua coperte dallo studio riguardano il 75% delle falde mondiali attualmente sfruttate per l’estrazione di risorse idriche, non si possono attribuire questi risultati al fatto di aver scelto delle aree particolarmente esposte al cambiamento climatico. Un tema che probabilmente entrerà sempre di più all’interno delle politiche climatiche, considerando quanto profondo sia l’impatto delle risorse idriche sull’economia e sulla società in cui tutti viviamo.

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