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General Motors, gli utili, tra i 12 e i 14 miliardi di dollari, superano le aspettative di Wall Street

Gli utili di General Motors superano le aspettative di Wall Street: il trimestre si chiude meglio di quanto analisti e investitori avessero previsto.

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General Motors, gli utili, tra i 12 e i 14 miliardi di dollari, superano le aspettative di Wall Street

General Motors sfida le aspettative di Wall Street e pubblica i risultati del terzo trimestre in anticipo rispetto alle previsioni degli analisti. I dati resi noti da GM mettono in luce vendite stabili di camion e Suv con motore tradizionale. Ma soprattutto viene messa in evidenza l’attenzione al contenimento degli inventari.

General Motors punta a raggiungere degli utili annuali rimanendo nella fascia alta delle precedenti previsioni. Paul Jacobson, direttore finanziario GM, ha sostanzialmente liquidato le preoccupazioni economiche per i clienti, spiegando che per l’azienda il consumatore ha retto in maniera straordinaria. Secondo Jacobson ulteriori tagli dei tassi potrebbero migliorare la domanda nel 2025.

Ma entriamo nel dettaglio e scopriamo quali sono le aspettative per General Motors.

General Motors, gli utili 2024

Ad inizio 2024 General Motors ha previsto di realizzare tra 12 e 14 miliardi di dollari di utili ante imposte. Le previsioni a metà anno sono state portate a 13-15 miliardi di dollari: a sostenerle sono i forti prezzi e la spesa dei consumatori. Oggi, 22 ottobre 2024, GM ha dichiarato di essere sulla buona strada per riuscire a realizzare tra i 14 ed i 15 miliardi di dollari di utile ante imposte.

Le azioni, quest’oggi, nelle contrattazioni pre-mercato, sono aumentate del 4%.

Gli utili rettificati per azione di General Motors sono stati pari a 2,996 dollari per il trimestre. Sono state superate le previsioni degli analisti che si fermavano a 2,43 dollari per azione. Nel corso dello stesso trimestre i ricavi sono stati pari a 48,9 miliardi di dollari, superando, anche in questo caso, le aspettative di Wall Street, che si fermavano a 44,6 miliardi di dollari.

Mary Barra, amministratore di GM, ha voluto dare un messaggio di stabilità: ad inizio di questo mese è stato previsto che i profitti di General Motors nel 2025 possano essere simili a quelli di quest’anno. L’informazione, senza dubbio, è un sollievo per gli investitori, che sono preoccupati per un potenziale calo degli utili dell’industria automobilistica.

General Motors ritiene che i prezzi potrebbero essere più bassi l’anno prossimo, ma si aspetta che i risultati siano supportati dai tagli ai costi sui SUV e sui veicoli elettrici e dal miglioramento in Cina.

Un punto debole in guadagni è stata la Cina, dove le operazioni sono passate da un andamento sostanzialmente positivo ad una perdita di 210 milioni di dollari nella prima metà di quest’anno. GM ha perso altri 137 milioni di dollari nella regione durante il terzo trimestre e sta pianificando una ristrutturazione delle operazioni.

Jacobson ha spiegato che, ad ogni modo, non è stata avviata nessuna vera ristrutturazione. Le vendite nella regione sono aumentate e le scorte sono calate.

GM, le preoccupazioni degli investitori

Ad ogni modo continuano a persistere alcune preoccupazioni da parte degli investitori, soprattutto relative ai tassi d’interesse troppo elevati. I timori sull’andamento dell’economia, inoltre, secondo gli osservatori potrebbero raggiungere i consumatori e frenare le vendite di auto nuove, nonostante la resilienza registrata nella maggior parte dell’anno.

Gli azionisti sono preoccupati per le perdite nel segmento dei veicoli elettrici della maggior parte  delle case automobilistiche, in un momento in cui i rivali cinesi ne sfornano di nuovi a prezzi accessibili all’estero e Tesla continua a dominare le vendite di veicoli alimentati a batteria negli Stati Uniti.

Sebbene le case automobilistiche cinesi non siano ancora entrate nel mercato statunitense, grandi case automobilistiche come General Motors vedono una minaccia nei veicoli low-cost e ad alta tecnologia.

Le azioni della GM sono aumentate del 36% da inizio anno, superando i rivali Stellantis e Ford Motor, i cui prezzi delle azioni sono entrambi scesi nello stesso periodo. Ford ha lottato con vistosi problemi di qualità e Stellantis con vendite e ricavi in ​​calo in Nord America dopo aver aumentato i prezzi e frenato gli incentivi.

Laureato in materie letterarie e giornalista pubblicista iscritto all'Albo dal 2002 [Link di verifica iscrizione all'Albo]. Ho iniziato ad occuparmi di Economia fin da subito, concentrandomi dapprima sul mercato immobiliare, sul fisco e i mutui, per poi allargare i miei interessi ai mercati emergenti ed ai rapporti Usa-Russia. Scrivo di attualità, tasse, diritto, economia e finanza.

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Il Fondo Monetario Internazionale (FMI) alza le stime degli Stati Uniti e abbassa quelle della Cina

Il Fondo Monetario Internazionale (FMI) ha alzato le stime per gli Stati Uniti e abbassato quelle della Cina. Vediamo cosa dice nel suo rapporto semestrale.

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Il Fondo Monetario Internazionale (FMI) alza le stime degli Stati Uniti e abbassa quelle della Cina

Dal rapporto semestrale del Fondo Monetario Internazionale (FMI) emerge che i rischi finanziari globali, almeno nel breve termine, sono contenuti. Deve essere tenuto sotto controllo, però, l’allentamento della politica monetaria, che potrebbe alimentare una vera e propria bolla speculativa. Ma non solo: i mercati potrebbero sottovalutare i rischi posti dai conflitti militari e dalle imminenti elezioni.

Nel suo consueto rapporto il Fondo Monetario Internazionale (FMI) ha segnalato che la crescente scollatura tra l’incertezza geopolitica crescente e la bassa volatilità concorrono ad aumentare la possibilità di uno shock di mercato simile alle oscillazioni che sono state registrate nel corso del mese di agosto, proprio quando una massiccia riduzione della leva finanziaria era stata innescata da un aumento dei tassi di interesse della Banca del Giappone.

Fondo Monetario Internazionale, il rapporto sull’economia

Stando a quanto si legge nel rapporto Fondo Monetario Internazionale (FMI) anche i mercati azionari e del credito non sembrano essere stati scoraggiati dal rallentamento della crescita degli utili e dal continuo deterioramento nei segmenti più fragili del settore immobiliare aziendale e commerciale.

Nel documento viene, inoltre, messo in evidenza che, mentre l’allentamento monetario da parte della maggior parte delle altre principali banche centrali stava creando condizioni finanziarie accomodanti, i tagli dei tassi di interesse potrebbero alimentare valutazioni elevate degli asset, un aumento globale del debito privato e pubblico e della leva finanziaria non bancaria.

Secondo il Fondo Monetario Internazionale (FMI) queste crescenti vulnerabilità potrebbero amplificare gli shock negativi, diventati più probabili a causa dell’elevata incertezza economica e geopolitica, dei conflitti militari in corso e delle incerte politiche future dei governi appena eletti

Il rapporto è stato pubblicato mentre i responsabili della finanza mondiale si incontrano a Washington per le riunioni annuali del Fondo Monetario Internazionale (FMI) e della Banca Mondiale, in uno dei periodi più incerti a livello geopolitico ed economico degli ultimi decenni.

Oltre alla guerra in Ucraina e a un conflitto in escalation in Medio Oriente, metà della popolazione mondiale ha eletto o eleggerà nuovi governi nel 2024, compresi gli Stati Uniti. In molti casi i piani politici di quei nuovi leader non sono chiari, ma avranno conseguenze economiche significative.

In particolare, economisti e dirigenti di Wall Street hanno espresso preoccupazione per il fatto che gli aumenti dei dazi sulle importazioni pianificati dal candidato repubblicano alla presidenza Donald Trump potrebbero riaccendere l’inflazione, mentre i tagli fiscali da lui promessi potrebbero ampliare il deficit degli Stati Uniti.

Le esortazioni Fondo Monetario Internazionale (FMI)

Il Fondo Monetario Internazionale (FMI) ha esortato le banche centrali a comunicare in modo chiaro e a tagliare gradualmente i tassi. Ma soprattutto ha sottolineato che i regolatori dovrebbero monitorare attentamente il debito aziendale e il settore immobiliare commerciale, e garantire una solida supervisione bancaria. 

Il Fondo Monetario Internazionale (FMI) ritiene, inoltre, che le autorità dovrebbero migliorare i requisiti di segnalazione per le istituzioni finanziarie non bancarie come gli hedge fund e le società di private equity, che stanno svolgendo un ruolo più importante nei mercati finanziari. Le autorità, tuttavia, hanno generalmente meno visibilità sulle attività di tali società e sui livelli di leva finanziaria rispetto ai finanziatori tradizionali.

Anche l’ascesa dell’intelligenza artificiale è stata evidenziata nel rapporto. Il Fondo Monetario Internazionale (FMI) ha osservato che una maggiore adozione dell’IA da parte delle società finanziarie potrebbe aumentare la velocità e l’efficienza, ma anche la volatilità.

Inoltre, secondo il rapporto, la crescente dipendenza da un pugno di fornitori di servizi di intelligenza artificiale comporta altri rischi operativi e potrebbe rappresentare una sfida per gli enti di regolamentazione che cercano di controllare quella che è generalmente considerata una tecnologia poco trasparente.

Bene gli Stati Uniti, male la Cina

Il Fondo monetario internazionale ha aumentato le sue previsioni di crescita economica per il 2024 per Stati Uniti, Brasile e Gran Bretagna, ma le ha ridotte per Cina, Giappone e Zona Euro, aggiungendo che abbondano i rischi derivanti da conflitti armati, potenziali nuove guerre commerciali e gli effetti collaterali di una politica monetaria restrittiva. Secondo l’ultimo World Economic Outlook del FMI, questi cambiamenti lasceranno la crescita del PIL globale del 2024 invariata rispetto al 3,2% previsto a luglio, creando un clima di debolezza per la crescita mentre i leader della finanza mondiale si riuniscono questa settimana a Washington per le riunioni annuali del FMI e della Banca Mondiale.

Secondo il rapporto, la crescita globale dovrebbe attestarsi al 3,2% nel 2025, un decimo di punto percentuale in meno rispetto alle previsioni di luglio, mentre la crescita a medio termine dovrebbe attestarsi a un mediocre 3,1% in cinque anni, ben al di sotto del trend pre-pandemia. Pierre-Olivier Gourinchas, l’economista capo del FMI, ha affermato che Stati Uniti, India e Brasile stanno dimostrando resilienza e che è stato raggiunto un atterraggio morbido in cui l’inflazione si è raffreddata senza ingenti perdite di posti di lavoro.

Il FMI ha rivisto al rialzo le sue previsioni di crescita degli Stati Uniti per il 2024 di due decimi di punto percentuale al 2,8%, in gran parte a causa di consumi più forti del previsto alimentati dall’aumento dei salari e dei prezzi delle attività.

La Germania non vedrà alcuna crescita quest’anno, un ribasso di due decimi di punto percentuale, poiché il suo settore manifatturiero continua a lottare, ha previsto il FMI. La riduzione ha contribuito a trascinare leggermente verso il basso le previsioni per la crescita complessiva della zona euro allo 0,8% per il 2024 e all’1,2% per il 2025, nonostante un upgrade di mezzo punto percentuale che ha spinto la crescita prevista per la Spagna al 2,9%.

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Petrolio, il prezzo si è stabilizzato. Riflettori puntati sul Medio Oriente

Il prezzo del petrolio si è stabilizzato. I riflettori sono puntati al Medio Oriente e agli Stati Uniti, dove il greggio è più leggero.

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Petrolio, il prezzo si è stabilizzato. Riflettori puntati sul Medio Oriente

In mattinata il prezzo del petrolio si è stabilizzato intorno ai 74 dollari al barile. A condizionare le quotazioni, oggi, sono gli sforzi del principale diplomatico statunitense che sta nuovamente cercando di ottenere un cessate il fuoco in Medio Oriente. Nel frattempo la crescita della domanda in Cina rallenta: l’economia debole del principale importatore al mondo di petrolio continua a pesare sulle sue quotazioni.

Intorno alle 9, i futures sul greggio Brent sono scesi dello 0,27% attestandosi a 74,09 dollari al barile, mentre i futures sul greggio US West Texas si sono attestati su 70,36 dollari al barile. I futures WTI più attivamente scambiati con consegna a dicembre, che presto diventerà il mese di punta, sono scesi di 22 centesimi, ovvero dello 0,3%, a 69,82 dollari al barile.

Hanno registrato un rialzo pari a quasi un 2% la giornata di lunedì sia il Brent che il WTI, riuscendo a recuperare almeno in parte il calo del 7% registrato la scorsa settimana. Nel frattempo i combattimenti in Medio Oriente non si fermano e il mercato sembra registrare un po’ di nervosismo per la prevista rappresaglia di Israele nei confronti dell’Iran, che potrebbe portare ad un’interruzione della fornitura di petrolio.

Petrolio, cosa condiziona le quotazioni

Antony Blinken, Segretario di Stato statunitense, è arrivato oggi 22 ottobre in Israele, per quella che dovrebbe essere la prima tappa del suo tour in Medio Oriente. Qui cercherà di riprendere i colloqui per mettere la parola fine alla guerra di Gaza e disinnescare il conflitto che si è aperto in Libano.

Satoru Yoshida, analista delle materie prime presso Rakuten Securities, spiega che le quotazioni del petrolio hanno oscillato in risposta alle notizie contrastanti provenienti dal Medio Oriente, mentre la situazione alternava momenti di escalation e momenti di de-escalation. Yoshida aggiunge che al momento il mercato starebbe valutando l’impatto delle misure di stimolo di Pechino e il miglioramento dell’attività economica degli Stati Uniti, ma i guadagni rimarranno probabilmente limitati dalla persistente incertezza sulle prospettive economiche globali complessive.

I dati di venerdì hanno mostrato che l’economia cinese è cresciuta al ritmo più lento dall’inizio del 2023 nel terzo trimestre, alimentando crescenti preoccupazioni sulla domanda di petrolio.

Gli esperti prevedono che la crescita della domanda di petrolio in Cina possa rimanere debole nel 2025 nonostante le recenti misure di stimolo di Pechino: la seconda economia mondiale sta elettrificando il suo parco auto e cresce.

Ad ogni modo Saudi Aramco si è detta abbastanza ottimista sulla domanda di petrolio della Cina, soprattutto alla luce del pacchetto di misure di stimolo del governo che mira a stimolare la crescita.

Priyanka Sachdeva, analista senior della società di brokeraggio Phillip Nova, spiega che un ulteriore contributo alla pressione al ribasso sul mercato del petrolio è stato dato dalla forza del dollaro statunitense, trainata dal graduale allentamento dell’inflazione globale. Un dollaro più forte incide solitamente sui prezzi del petrolio, poiché rende la materia prima valutata in dollari più costosa da acquistare per i non detentori di questa valuta.

Il petrolio estratto negli Usa sta diventando più leggero

Le aziende che trivellano per estrarre il petrolio negli Usa si trovano ad affrontare un dilemma inaspettato: il greggio West Texas Midland sta diventando più leggero, il che potrebbe renderlo meno attraente per alcune raffinerie.

I greggi superleggeri dovrebbero essere miscelati con gradi più pesanti per la trasformazione in benzina, gasolio e carburante per aerei. Una minore offerta di greggio pesante e i prezzi elevati potrebbero ridurre la domanda di WTI Midland. Ciò potrebbe comportare prezzi più bassi per il benchmark Brent datato utilizzato a livello globale, di cui il WTI è diventato parte integrante.

Il volume e la qualità del greggio statunitense di punta lo hanno reso popolare tra le raffinerie in Asia e in Europa, grazie alla sua somiglianza con altri tipi di riferimento e al basso contenuto di zolfo che lo rende relativamente facile da rimuovere durante la lavorazione.

È diventato un elemento centrale del Brent, un gruppo di qualità del Mare del Nord utilizzato per stabilire il prezzo di oltre il 75% del greggio mondiale.

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Giappone, l’esito delle elezioni potrebbe bloccare gli aumenti dei tassi d’interesse

L’esito delle prossime elezioni in Giappone potrebbero scombinare completamente i progetti della BOJ di aumentare i tassi d’interesse.

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Giappone, l'esito delle elezioni potrebbe bloccare gli aumenti dei tassi d'interesse

Riflettori puntati sul Giappone e sui rischi che, dopo le prossime elezioni, possa esserci un governo guidato da una coalizione di minoranza. Un’eventualità che potrebbe comportare non poche complicazioni per la banca centrale, che sta tentando di liberale gradualmente il Paese dagli stimoli monetari che durano da decenni.

Sono diversi i sondaggi mostrano la possibilità che in parlamento la coalizione al potere possa perdere la maggioranza. Un evento che potrebbe costare il posto al premier Shigeru Ishiba o, in alternativa, portare il Partito Liberal Democratico a cercare un altro partner di coalizione per rimanere al potere.

Ma vediamo cosa potrebbe accadere in Giappone e le aspettative degli esperti.

Giappone, il nodo delle elezioni

Il nodo più difficile da sciogliere, in Giappone, è quello delle prossime elezione, il cui esito potrebbe causare incertezza sui mercati: l’attenzione è rivolta, infatti, alla posizione dei partiti di opposizione, che potrebbero diventare dei potenziali partner della coalizione. Molti di questi sono favorevoli al mantenimento dei bassi tassi di interesse.

Naoya Hasegawa, responsabile della strategia obbligazionaria di Okasan Securities, spiega che molti partiti di opposizione e di governo chiedono misure per aumentare i salari, il che potrebbe rendere difficile per la BOJ aumentare i tassi finché non ci sarà maggiore chiarezza sull’andamento dei salari del prossimo anno. Naoya Hasegawa spiega che se la coalizione al governo perde, i mercati inizieranno a mettere in conto la possibilità di una spesa fiscale aggressiva e di un rinvio di ulteriori aumenti dei tassi di interesse.

Gli analisti ritengono che un rinvio dell’aumento dei tassi potrebbe far scendere i tassi di interesse a breve termine. Ma soprattutto rendere, almeno potenzialmente, più difficile per la BOJ attuare senza intoppi i suoi piani per uscire dalla politica accomodante.

Nel momento in cui Ishiba ha deciso di sciogliere il parlamento il 9 ottobre e indire le elezioni anticipate per il 27 ottobre, erano molti gli analisti che si aspettavano che la coalizione al governo potesse ottenere senza problemi la maggioranza. E che il nuovo premier sarebbe riuscito ad avere una maggiore libertà di scelta politica. Una situazione che avrebbe permesso a Ishiba di rispettare la promessa fatta all’interno di un libro pubblicato ad agosto, quando aveva anticipato l’intenzione di revocare le misure di stimolo radicali Abenomics dell’ex premier Shinzo Abe, tra cui figurava la politica ultra-elastica della BOJ.

La politica dei tassi della Banca Centrale del Giappone

La BOJ ha posto fine ai tassi di interesse negativi a marzo e ha aumentato i tassi a breve termine allo 0,25% a luglio, ritenendo che il Giappone stesse compiendo progressi verso il raggiungimento duraturo dell’obiettivo di inflazione del 2%.

Kazuo Ueda, governatore della Banca del Giappone, ha dichiarato di essere pronto ad aumentare ulteriormente i tassi se l’economia si muoverà in linea con le sue proiezioni. 

Alcuni sondaggi pubblicati recentemente sui media hanno infranto le speranze che Ishiba consolidasse la sua posizione nel partito al governo dopo le elezioni, e sostenesse l’uscita graduale della banca centrale dai tassi di interesse ultra bassi.

Mentre i sondaggi precedenti prevedevano che il LDP e il suo partner di coalizione Komeito avrebbero mantenuto la maggioranza, un sondaggio condotto nel fine settimana dal quotidiano Asahi ha mostrato che potrebbero avere difficoltà, con il LDP che potrebbe perdere 50 dei 247 seggi attuali.

Una perdita così ingente potrebbe rendere Ishiba vulnerabile agli attacchi dei sostenitori di un allentamento monetario aggressivo, come Sanae Takaichi, che Ishiba ha battuto di misura nella corsa alla leadership del partito.

Se il PLD fosse costretto a corteggiare i partiti di opposizione per restare al potere, ciò aumenterebbe le difficoltà per ulteriori aumenti dei tassi, accrescendo l’incertezza sulla posizione di politica monetaria della nuova amministrazione.

Il più grande partito di opposizione, il Partito Democratico Costituzionale del Giappone, ha chiesto di modificare l’obiettivo di inflazione della BOJ dall’attuale 2% a uno superiore allo zero, una mossa che lascerà margine per aumenti dei tassi anche quando l’inflazione scenderà sotto il 2%.

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HSBC nomina la prima donna nel ruolo di direttore finanziario

In HSBC arriva la prima nomina di una donna al ruolo di direttore finanziario. È il primo passo di un cambio radicale di strategia.

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HSBC nomina la prima donna nel ruolo di direttore finanziario

Importanti cambiamenti in vista per HSBC Holdings, che ha annunciato l’intenzione di unire alcune attività di banca commerciale e di investimento. In altre parole l’istituto ha allo studio un’ampia revisione sono la guida di Georges Elhedery, nuovo Ceo, che dovrebbe riuscire a ridurre i costi e, contemporaneamente, a migliorare i rendimenti.

La nuova struttura dirigenziale di HSBC include anche la nomina di Pam Kayr, la prima donna ad assumere il ruolo di direttore finanziario dell’istituto, che, in questo modo, permetterà al gruppo di liberare tutto il potenziale e guidare i successi del futuro.

Ma entriamo nel dettaglio e cerchiamo di capire quali siano le novità di HSBC.

La rivoluzione di HSBC

A grazie a questa profonda revisione, Elhedery ha intenzione di affrontare e risolvere uno dei più importanti problemi relativi a HSBC. La banca commerciale serve qualcosa come 1,2 milioni di clienti aziendali, tra i quali ci sono sia le startup che le grandi aziende. Da tempo il management ritiene che ci siano le potenzialità per aumentare vertiginosamente i profitti, nel caso in cui questi clienti fossero convinti ad acquistare più prodotti.

I dirigenti della divisione commerciale, però, hanno sempre cercato di proteggere i clienti dai tentativi di vendite incrociare da parte degli investment banker della divisione Global Banking. Con la fusione dei due diversi rami – operazione che avverrebbe a livello globale, con la sola eccezione di Hong Kong e del Regno Unito – Elhedery spera di riuscire a promuovere una più stretta cooperazione. Ma soprattutto di riuscire a concretizzare l’obiettivo che si è fissata HSBC di effettuare delle vendite incrociate di più prodotti a clienti orientati a livello internazionale.

Per il momento HSBC non ha ancora reso note quali potrebbero essere i risparmi sui costi previsti, né quanti posti di lavoro sono interessati dalle novità. Maggiori dettagli potrebbero emergere nel momento in cui la HSBC pubblicherà i dati relativi al terzo trimestre il prossimo 29 ottobre 2024.

La nuova unità bancaria aziendale e istituzionale ospiterà una nuova divisione combinata di banca commerciale e di banca e mercati globali, nonché attività di banca all’ingrosso occidentali, tra cui Europa e Americhe.

Le azioni di HSBC sono rimaste pressoché invariate sulla piazza di Hong Kong, in calo solo dello 0,1%. La reazione a Londra è stata altrettanto moderata, con il titolo in calo dello 0,4% in linea con l’indice FTSE 100.

Ben Toms, analista di RBC Capital Markets, ha spiegato che l’annuncio riguarda solo le diverse parti del gruppo, senza cambiare il quadro generale. La vera domanda da porsi in questo momento – e che il mercato si aspetta di sentire, dato che la banca sta cercando di tagliare i costi per compensare la pressione sui ricavi – è quali parti di HSBC potrebbero essere le prossime a essere tagliate e quanto costerà questa ristrutturazione alla banca.

HSBC cambia il management

Oltre alla revisione strutturale, HSBC ha annunciato una serie di cambiamenti al vertice aziendale.

Pam Kayr, 60 anni, assume il ruolo di CFO dopo aver ricoperto il ruolo di Chief Risk and Compliance Officer di HSBC. È entrata a far parte della banca nell’aprile 2013 come Group Head of Internal Audit. Tra gli altri cambiamenti chiave nella gestione, Greg Guyett, CEO Global Banking and Markets, assumerà il ruolo di nuova creazione di Presidente dello Strategic Clients Group.

Secondo quanto riportato da una nota interna, Colin Bell, responsabile per l’Europa della banca e un tempo considerato un potenziale candidato per il ruolo di CEO, lascerà la banca, così come Stephen Moss, responsabile per il Medio Oriente.

HSBC, che impiega circa 214.000 persone in tutto il mondo, da anni sta eliminando i ruoli duplicati e riducendo le sue attività nei mercati occidentali come Stati Uniti, Francia e Canada, concentrandosi sull’Asia e sui mercati in cui ha una dimensione maggiore.

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Borse a corrente alternata negli USA: Nvidia fa +4,14% e punta ai massimi. Settimana tesa per le trimestrali

Borse indecise negli USA. Spiccano Boeing, Nvidia e Apple, per una settimana che sarà dominata dalle trimestrali.

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STOCKS ANALISI

Giornata molto particolare quella che si avvia alla chiusura negli Stati Uniti. Oltre all’ottima performance di Boeing, volano anche Nvidia e Apple, che quasi da sole tengono a galla un NASDAQ 100 che fa molto meglio di Dow, che perde quasi 300 punti base. Una giornata particolare in apertura di una settimana che sarà avida di novità sul fronte macro, ma che sarà al tempo stesso scandita dalla presentazione di importanti trimestrali per il mercato USA. Trimestrali che saranno l’anima della festa – e per i più pessimisti del funerale – che potrebbe apparecchiarsi per il breve periodo.

Su anche i rendimenti dei bond decennali USA, mai così in alto da luglio 2024, segno di una sessione piuttosto confusa, con i mercati che cercano di prendere una direzione difficile da anticipare, almeno per ora. Male anche S&P 500, con il più rappresentativo degli indici della borsa USA che viaggia leggermente in negativo e intorno a 5.850.

Una giornata per stomaci forti

È stata una giornata ricca di sorprese. Bene i due titoli più rappresentativi del mondo tech, con Nvidia che cresce più del 4% verso nuovi massimi che sembrerebbero essere confermati anche della trattative after hours. Segnale forte questo, per un mercato che continua a fare affidamento sulla capacità del mercato AI di tenere a galla tutto il resto dell’economia, a partire dagli investimenti.

La settimana sarà comunque costellata di trimestrali importanti, da quelle di Coca Cola a quelle di American Airlines, passando per quelle di UPS, che avranno doppia valenza per teorie, neanche troppo bizzarre, che guardano alla logistica per capire come si sta muovendo l’economia nella sua interezza.

Il settore tech rimane lo snodo fondamentale di una giornata altrimenti tiepida per il settore azionario, che ha seguito in scia gli entusiasmi relativamente scarsi che sono arrivati dall’Europa. Una pausa prima di riprendere a correre o i primi segnali di chiara stanchezza?

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