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Petrolio, JP Morgan prevede ancora tagli alla produzione

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Written by Alessandro Calvo
Diplomato in Scienze Economiche presso l'Ateneo di Torino, mi dedico alla vita di nomade digitale con un focus particolare sugli investimenti azionari. Rivesto il ruolo di gestore e analista capo per il portfolio di azioni su TradingOnline.com. Come ricordato da Peter Lynch, è importante tenere a mente che investire in azioni non equivale a giocare alla lotteria; rappresenta piuttosto la detenzione di una quota parte di un'impresa
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Il prezzo del petrolio, dopo un rally nel corso degli ultimi tre giorni, è tornato vicino agli 80$ al barile. Tanti i fattori che stanno influenzando i prezzi in questo momento, ma una su tutti sembra stare dando particolare slancio al prezzo del greggio: la prospettiva di nuovi tagli alla produzione da parte dei paesi OPEC. Si guarda sia alle politiche generali del cartello dell’organizzazione dei paesi esportatori di petrolio, sia ai tagli volontari alla produzione dai singoli paesi. Una nuova previsione di JP Morgan riprende proprio questo discorso: secondo la grande banca commerciale, sia l’Arabia Saudita che la Russia potrebbero mantenere livelli bassi di output anche nel 2024.

Questa preoccupazione è stata confermata da alcune fonti vicine a Reuters: ben tre persone vicine ai fatti hanno riportato che l’OPEC annuncerà probabilmente i tagli alla produzione per il prossimo anno già nella riunione del 26 novembre. La decisione potrebbe essere anche il risultato di una scarsa crescita economica in Cina e dei livelli elevati di estrazione nei paesi non-OPEC, primi fra tutti gli Stati Uniti e il Brasile. Quella del 26 novembre sarà una riunione molto importante anche perché precede il vertice COP 28 di Dubai, nel quale si prevede che le nazioni esportatrici di petrolio faranno fronte comune per frenare la transizione energetica.

presentazione della notizia su attese per la riunione opec

Ritorna l’effetto contango sul WTI

Uno degli eventi interessanti delle ultime settimane è che il mercato del petrolio WTI è tornato a mostrare un effetto contango. Si parla di “effetto contango” quando il prezzo delle quotazioni dei futures in scadenza nei prossimi mesi è inferiore al prezzo del mercato spot, indicando che i mercati si attendono un aumento dell’offerta nel corso del tempo. Gli analisti hanno fornito diverse spiegazioni per questo cambiamento di sentiment dei mercati.

Il primo di questi motivi è il fatto che Walmart e altre grandi catene di supermercati negli USA abbiano iniziato a indicare la possibilità di una recessione, o quantomeno di un accenno di deflazione sui generi alimentari di prima necessità. Sembra che ora i tassi alti della Fed stiano davvero pesando sull’economia, come dimostrano anche i risultati del mercato del lavoro.

In tutto ciò, sono anche ormai diminuite le preoccupazioni legate al conflitto in Israele. Quando è scoppiato il conflitto tra Israele e Hamas, molti investitori hanno iniziato a temere che questo potesse allargarsi all’Iran e causare uno stop alle esportazioni di petrolio locali. Ora questo timore sembra essere in gran parte passato, causando un ulteriore ribasso dei prezzi. Per questo ci si aspetta che l’OPEC+ ora voglia agire sull’offerta, considerando che ci sono forti dubbi sulla domanda. Se l’obiettivo è tenere alti i prezzi, allora i tagli all’estrazione saranno molto probabilmente la risposta.

foto di pozzi di petrolio in funzione

Le previsioni degli analisti

In questo momento di preparazione alla prossima riunione dell’OPEC+, ogni grande attore del mercato sta prendendo la sua posizione. SEB Venture Capital è tra le società che si aspettano un rallentamento dell’economia americana e della domanda di petrolio, con una previsione bearish sul prezzo del greggio; ING Direct, invece, ritiene che l’Arabia Saudita sarà disposta a fare tagli alla produzione fino a un milione di barili al giorno pur di lasciare i prezzi su livelli elevati. Previsione molto simile anche da parte di Barclays, che vede i membri dell’OPEC pronti a intervenire per supportare i prezzi con nuovi tagli ai livelli di estrazione.

UBS ritiene invece che i membri dell’OPEC continueranno a mantenere gli stessi livelli di output attuali, a prescindere dall’andamento dei dati recenti sull’economia, e che potrebbero confermarlo nella riunione di dicembre anziché in quella di fine novembre. Per il momento nessun analista sembra convinto che l’OPEC ritornerà a spingere verso l’alto i livelli di produzione, accettando margini più bassi in cambio di un maggior volume di vendite. Dunque è legittimo pensare che i prezzi attuali del petrolio stiano già scontando questa previsione, e che potrebbero scendere ulteriormente nel caso in cui l’OPEC decidesse di lasciare più libera la produzione.

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